19.12.1930 – 25.01.1988 – Focolarino
“Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre opere buone” (Mt. 5,16)

Nato a  Borgoforte vicino a Mantova, da una famiglia solidamente cristiana, Achille visse una giovinezza esemplare e cristianamente impegnata. Conobbe l’Ideale nel ’57 a Fiera di Primiero. Sentendo parlare di Dio Amore la sua risposta fu immediata: “Si, amare Dio è l’unica cosa che importa. Voglio seguirlo”. Approfondì il suo contatto con il Movimento e si fece sempre più strada in lui il desiderio di consacrare la sua vita nel focolare.

Nel ’64 era a Loppiano con i primi 5 o 6 pionieri. Dopo alcuni mesi fu chiamato a Firenze per un delicato lavoro. Per questo aveva tante occasioni di amare i prossimi. Così scrive nel suo diario:” Stamattina è venuto un ex carcerato e aveva bisogno di aiuto. Io ho cercato dapprima di sbrigarmela presto, anche perché avevo da fare, ma poi pensando all’impegno preso con Gesù di vivere ogni momento la carità e di rinnovarmi con essa, gli sono andato incontro per amarlo davvero con tutto il cuore, con tutta l’anima, come fosse Gesù in persona. Veramente non solo ho visto quel fratello tutto nuovo, ma mi sono ritrovato diverso anch’io. Mi è sembrato di sentirmi totalmente disponibile, tutto per lui in quel momento come non mai nella mia vita. Quel giovane è partito contento, ho cercato di aiutarlo come potevo, ma in realtà è stato lui che più ha donato a me. Ho avuto da lui il centuplo e una grande gioia.”

All’inizio del ’72 è stato chiamato a Grottaferrata, vicino a Roma, prima in un focolare dedicato all’accoglienza dei focolarini di passaggio al centro del Movimento, poi a causa della salute, a Villa Emilio. Ecco una sua nota di quel periodo:” Allora voi mi chiederete che cosa faccio io. Cercare di amare ognuno con tutto il cuore, vedendo in tutti il positivo, fare unità con ognuno, servire tutti. Ho visto che facendo così  si crea il vero focolare. Ci si comunica tutto, ci si consiglia a vicenda. Si prende tutto da Dio’. In quegli anni  non aveva  compiti specificii di apostolato, ma il suo amore era contagioso. Scriveva nel dicembre 1981:”L’unità è la mia vocazione! E’ qui che, con la grazia di Dio, mi santificherò giorno dopo giorno. E’ qui che il mio cuore troverà il suo ‘riposo’; sì, perché ho dentro come un fuoco che mi consuma e non mi dà pace finché tutti non potranno partecipare di questo grande dono. Intanto mi faccio un programma per i giorni che ancora mi mancano per arrivare dal Padre mio  ed é questo: guardare ogni fratello che mi passa accanto con l’occhio di Gesù, volergli bene con il suo stesso cuore; non sottrarmi mai ad un atto di amore, non dire mai di no a nessuno che mi chiederà aiuto, e se la volontà di Dio mi impedisse in quel momento di occuparmi di lui, non lo abbandonerò, ma cercherò che quell’atto di amore venga fatto da qualcun altro, così nulla andrà perduto e la carità’ non verrà mai meno nel mio cuore”. In questo stesso periodo Achille cominciò ad occuparsi di un lavoro burocratico in sé arido e portò un alito di vita; con un amore che arrivava fino ai minimi particolari e che andava dritto alle necessità della persona che gli stava di fronte.

Nel maggio del ’76 annota: “E’ la prima volta che entro in un ospedale per cura. Mi rimetto completamente nelle mani di Dio. Lui sa tutto! E poi è affare più suo che mio. La nostra consacrazione ci fa appartenere ormai solo a Lui. Sia benedetta la Sua Volontà. Sono felice e con tanta pace. Mi sento libero.” Un mese prima di morire scriveva: “Oggi è una giornata speciale. Ho ritirato gli esami clinici e sono molto alterati. Un altro passo avanti verso la meta. So che è un dono di Dio e regalo chiama regalo. Devo perdere, perdere tutto me stesso, che è il più; le piccole cose le ho lasciate da tanto tempo, ora devo fare bene questo e sento che lo devo fare con gioia e gratitudine. Quanto tempo ancora? E’ una domanda che mi viene spontanea, ma che devo cacciare come fosse una distrazione. Ho l’attimo presente in cui posso essere tutto rinnovato dall’Amore di Dio, se lo lascio vivere in me”.

Fino all’ultimo Achille rimase nella tensione a voler amare Dio e i fratelli accanto: “Quanto vale avere solo un’ora, solo un giorno ancora per amare?   Mi sembra di un valore incalcolabile. Mi pare a volte che una voce dentro di me, mi dica: “Su, Achille, svegliati, tu hai poco tempo per farti santo”.

Chiara, che l’aveva sempre seguito, negli ultimi giorni della sua vita andò a trovarlo. Dopo avergli ripetuto di stare tranquillo, di stare contento, di vivere il momento presente, volle chiedergli:”E’ vero, Achille, che stai facendo lavolontà di Dio?” E lì Achille raccolse tutte le forze che ancora aveva e riuscì a dire le sue ultime parole: “Solo quella!”.