21.07.1929 – 21.01.2018 – Volontario – “Tu solo hai parole di vita eterna” (Giov.6,68)

Lascia tutto e vieni a costruire la mia città”. La vita di Luigi Balduzzi si può riassumere tutta in quest’unica frase.

Erano i primi giorni di marzo del 1968, Chiara aveva appena pronunciato un infiammato discorso programmatico, considerato un atto fondante nella storia di Loppiano, e Luigi si interrogava su quale dovesse essere il suo ruolo in questo progetto e cercava di capire una chiamata che sentiva emergere sempre più prepotente dentro di sé. E che aveva origini lontane.

Avevo 14 o 15 anni e una domenica mattina ero su alla cascina del mio babbo, a ridosso della montagna; e lì, mentre pascolavo le mucche, non so se recitavo il rosario, ma guardando l’altopiano di Clusone, il mio paese, mi è venuto spontaneo dire alla Madonna: quando sarò grande ti costruirò una cattedrale. Nel pomeriggio dell’8 marzo, dopo aver sentito Chiara che ha parlato di Loppiano, di come poteva prendere forma, di come poteva avere tutte le espressioni di una città, con le autorità civili, religiose, con le famiglie, se no non è una città, con le fabbriche, insomma … ormai … io ero lì … e vedevo questa cosa straordinaria che nasceva …

Di solito andavo in cappellina a fare la visita. Dentro qualcosa mi ha scosso, mi sembrava la voce della Madonna che mi diceva: lascia tutto e vieni a costruire la mia città.

Sono tornato a casa. Ho parlato con Matteo, mio fratello, e con Maria, mia moglie, di quello che mi era successo. Abbiamo pensato un po’ come si potesse fare, abbiamo valutato come sistemare le cose del lavoro, come fare con i figli che avevano già la loro vita, gli amici, l’oratorio. Ai primi di luglio, nelle vacanze, caricando un po’ di roba su un pullmino, siamo partiti tutta la famiglia per restare stabilmente a Loppiano“.

Quarto figlio di una famiglia di contadini della Val Seriana, nato nel ’29, nel primo dopoguerra Luigi intraprende una sua attività. Dapprima come apprendista, poi in proprio, apre un’officina di riparazioni che nel giro di pochi anni diventerà una delle più avviate dell’intera vallata: Ducati, Moto Guzzi e un’infinità di motociclette passeranno sotto i suoi ferri.

Consigliere comunale, Azione Cattolica, Unitalsi, barelliere nei pellegrinaggi a Lourdes: una vita quasi frenetica e perfettamente inserita nel territorio e nella comunità locale. Nel ’63 nuovo impulso all’attività lavorativa e nuova officina da costruire. Ma l’impresario che cura i lavori, suo cognato Tino Piazza, oltre che di progetti edilizi e di cemento armato, gli parla soprattutto di una vita entusiasmante conosciuta attraverso giovani che frequenta a Milano. E’ l’incontro con il Movimento dei Focolari, la prima Mariapoli a Merano, l’inserimento totalitario nella branca dei volontari che culmina nel trasferimento a Loppiano nella prima settimana di luglio del 1968.

Loppiano è un vero spartiacque nella vita di Luigi. Con il trasferimento anche di suo fratello Matteo, avvenuto qualche anno dopo, l’attività lavorativa della bergamasca viene chiusa, l’officina venduta, e i due per più di quarantanni diventeranno gli autoriparatori della Mariapoli permanente, crocevia di incontri non soltanto di lavoro con tutti i suoi abitanti, dal Gen Rosso alle scuole di formazione, dal Centro Ave al Gen Verde, dall’Azur alla Claritas alla Fantasy. E insieme con le altre prime famiglie costituiscono il nucleo portante della nascente cittadella, i pionieri di questa avventura.

Visto che le famiglie che erano arrivate non avevano casa, con Ivan, un volontario di Arezzo, ci venne l’idea di suggerire di raccogliere dei fondi tra i volontari italiani per costruire le case per le famiglie che erano a Loppiano e per quelle che sarebbero venute dopo. Ne parlammo con Turnea e Augusto che lo scrissero a Chiara. Poi Turnea mi raccontò che … mi sembra ancora di sentire le sue parole: “Chiara lesse attentamente questa lettera … poi si è fermata un momento, e ha detto … questa è una inventiva della Madonna per costruire la sua città“.

Da qui è venuta l’idea di creare una cooperativa che acquistasse terreni e anche case.

Una vita intensa, costellata di snodi cruciali e scelte coraggiose, puntellata da una fede adamantina e da un’adesione inscalfibile all’ideale che lo aveva affascinato. “Il nonno ha realizzato i suoi sogni. Poche persone lo possono affermare” hanno detto i suoi nipoti al funerale. “Un funerale che un prete non vorrebbe mai fare: è una cosa che non mi è mai capitata. Perché Luigi è nato in paradiso, già da questa terra lo era, e quindi è qui con noi, vivo” ha detto don Mario Bodega durante l’omelia ricordando anche la sua Parola di Vita ” Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv 6,68) .

Luigi si è addormentato la notte del 21 gennaio 2018 e da quel sonno non si è più svegliato, passando in silenzio da una vita a un’altra. Com’era nel suo stile.

E il successivo annuncio della visita del Papa a Loppiano fissato per il 10 maggio, pur essendo una semplice coincidenza, ci piace considerarlo quasi come fosse un suo regalo alla città che tanto ha amato.

I figli, Barbara, Maras e Mite

Guarda video “Ricordo di Luigi Balduzzi”