Avrò una famiglia che nessuno separerà mai

17 Feb 2020 | Vita

Per festeggiare San Valentino vi raccontiamo una storia d’amore, quella di Oreste e Luisa di Busto Arstizio, in provincia di Varese che, dallo scorso settembre, fanno parte del gruppo di famiglie a supporto della scuola Loreto.

 «La prima volta che ho visto Oreste, stavamo partendo per una vacanza con le famiglie dell’oratorio. Lo vedo ancora, appoggiato ad un palo della luce, come una visione! Un ragazzo bellissimo, biondo, con gli occhi azzurri, vestito tutto di jeans, con un fisico atletico» racconta Luisa. A quei tempi, lei ha quattordici anni e i suoi genitori sono separati da tanto: «Avevo un grande desiderio di famiglia, come un vuoto d’amore da colmare. Ricordo che mi dicevo “avrò una famiglia che nessuno separerà mai”».

Durante quellla vacanza, Oreste è sempre attorniato da tante ragazze, come “uno sciame d’api intorno al miele” e per questo Luisa rinuncia da subito a conoscerlo. «Ogni mattino, quando entrava nella sala della colazione, io abbassavo lo sguardo. Non riuscivo a sostenere l’effetto che mi faceva, e non volevo mi vedesse arrossire». In realtà, Oreste, ogni giorno, prova a salutare quella ragazzina che non gli gira attorno come le altre. Sembra non curarsi di lui, e per questo lo incuriosisce. Così, un giorno, le si avvicina e prova a conoscerla. 

«Abbiamo giocato a ping-pong! È stato carino, gentile, e ho capito che era interessato a me. Questo mi ha riempito il cuore di tanta gioia. Durante quella vacanza mi chiese se volevo essere la sua ragazza e, il giorno dell’Assunta, ci siamo dati una specie di primo bacio» ricorda Luisa.

La loro storia continua anche al rientro dalle vacanze ma quando suo padre li vede insieme, li obbliga a separarsi: «Tu vai di qua, e tu vai di là… ci disse, indicandoci due strade opposte verso cui incamminarci!».

Così, Luisa e Oreste si perdono di vista per un paio di anni. Lei comincia a suonare nella banda del paese, conosce un altro ragazzo molto più grande di lei ma di nuovo suo padre la allontana, togliendola dalla banda: «Ero così triste! A quel punto, sono andata giù. Ricordo che una sera di settembre, la mamma mi propose di andare insieme alla festa in parrocchia. Accettai per corrispondere al suo amore, per farla contenta». E lì, sorprendentemente, grazie ad un amico, Luisa rincontra Oreste: «Ci siamo trovati soli a parlare, e lui, di punto in bianco, mi chiede “cosa fai domani?”, e io “vengo a messa” … Anche se era una vita che non ci andavo! Avevo 17 anni e lui 20.  Dopo tre anni ci siamo sposati!».

Passano gli anni, per la precisione, sono sette. «Come da copione, con il settimo anno, abbiamo avuto una crisi fortissima. Io mi ero attaccata a lui come una cozza. Ero priva di identità, senza un mio modo di essere, aveva abdicato alla mia volontà. Chi ero? Perché ridevo? Ho messo in crisi tutto: avevo sbagliato a sposarmi!». Oreste dal canto suo tiene duro, pur soffrendo, lascia libera Luisa. Vanno da un avvocato, lui lascia la loro casa. Sembra tutto finito.

«Ho voluto vivere slacciandomi dai legami che mi tenevano prigioniera. Colmati i vuoti, non mi rimaneva niente ed ero nella desolazione. Chiesi aiuto a Dio: “se ci sei, aiutami…”, gli dissi.  Solo Dio poteva aiutarmi. E io, che rapporto potevo tenere con questo Dio?». Da quel grido d’aiuto, Luisa riscopre la potenza della preghiera e, quel Dio lontano, in qualche modo, ora comincia a sentirlo vicino, presente nella sua vita. E c’è di nuovo spazio per Oreste, per dare al loro matrimonio la speranza.

«Quando siamo andati al consultorio, è stato per me come sposarlo di nuovo: il mio vero matrimonio, finalmente libera dai miei bisogni. Ora, mi rendo conto che dovevo passare da questa “porta stretta” perché era necessario rifondare tutto sulla roccia. All’epoca, avevamo costruito sui nostri vuoti d’amore…».

Dopo qualche tempo, conoscono il movimento Famiglie Nuove, e alle loro due bambine nasce un fratellino. La rete delle famiglie li appoggia e li sostiene, la loro storia diventa dono: «La nostra è un’esperienza forgiata nel dolore. Ci sembra che riusciamo a capire quando qualcuno ci dice che non sente più niente per l’altro… E riconosciamo questo stato come parte della nostra esperienza. Ma noi abbiamo sperimentato che si può risorgere da questo!».

E la Scuola Loreto?

«Ci siamo arrivati a settembre, dopo 37 anni di matrimonio. Negli ultimi due anni abbiamo visto come Dio ci ha aperto la strada per arrivare a Loppiano. E ora stiamo vivendo questa esperienza di apertura, che ti mette in cuore il mondo, così appagante! Davvero, come qualcuno ci ha detto: alla nostra famiglia una città non basta! ».

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