Mauro: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui porta molto frutto” (Gv 15, 5):

11 Dic 2020 | Vita, Vite vissute

Mauro Nirani, focolarino di 71 anni, era venuto a Loppiano nel febbraio scorso per far parte del focolare Nuova Unità per riposo e cure quando, a giugno, si è manifestato improvvisamente un tumore non curabile. È spirato serenamente domenica  29 novembre alle ore 14,  accompagnato dalla preghiera, dall’affetto e dall’unità dei popi. Era stato in focolare a Trieste, Treviso, Padova, Trento, Milano, e nella Mariapoli romana fino alla fine del febbraio scorso.

 

Chi lo vedeva passeggiare rimaneva stupito dal suo raccoglimento, come se, dentro, proteggesse un tesoro da cui traeva la sua linfa vitale: l’unione con Dio, che gli ha permesso di affrontare con coraggio, serenità e docilità, l’ultimo tratto della sia vita terrena. Raccontano i focolarini che vivevano con lui: «Ci ha fatto impressione il giorno in cui, un mese fa, ha iniziato a passare “dall’orizzonte della possibile guarigione” a quello “dello spiccare il volo in Dio”: ne parlava apertamente con riflessiva serenità». Una serenità – come ebbe a dire Chiara in analoghe circostanze – che non si può improvvisare, ma che è il frutto di un’intera vita, è l’olio accumulato e custodito per mantenere la lampada accesa nell’ora della venuta dello Sposo.

Mauro era nato l’8 marzo 1949 sull’appennino modenese (a Prignano sulla Secchia), quarto di cinque figli, unico maschio, con Margherita (ora in cielo), Graziella, Marisa e Stella. Una famiglia cresciuta con grandi sacrifici da mamma Nanda (ancora vivente, di 94 anni) e papà Giuseppe.
Tutte le tappe di famiglia sono state raccolte con grande cura da Mauro e dalle sorelle in un dossier che in questi giorni abbiamo riletto e ci ha permesso di comprendere meglio la tempra di Mauro, la sua terra, la sua gente, i valori che gli sono stati trasmessi: il sacrificio, la capacità di rischio, la libertà, il rispetto.

A 18 anni, nel 1967, si diploma al liceo classico; nell’estate, viaggiando per l’Italia con un amico, sente parlare di Loppiano, di questa comunità di giovani… Così, arrivano quassù e si fermano per un mese, scoprendo l’Ideale dell’unità e qui, essendosi sparsa la voce che Mauro conosceva bene il greco, gli viene offerto un lavoro dall’Editrice Città Nuova, come correttore di bozze di una nuova Enciclopedia nata nel clima del Vaticano II: la Bibliotheca Sanctorum. È in questo periodo che matura in lui l’idea di fare una scelta forte di vita. Da ventenne intraprendente, avvicina personalmente Chiara, un giorno, mentre si trovavano in piazza San Pietro, e le confida il suo desiderio di tornare a Loppiano per fare la scuola. Chiara lo incoraggia. Poco dopo le scriverà:«Vorrei andare a Loppiano perché voglio sposare Gesù abbandonato ed essere pronto in ogni attimo a perdere completamente tutto il resto». E così, nel 1969, approda alla scuola di formazione per focolarini. Mauro scrive di quei giorni: «In quell’anno, Chiara aveva fatto una conversazione  in cui parlava di una quarta strada, quella della Casetta di Nazareth, e di una Schiera Bianca di anime che l’avrebbero seguita in questa via. Il nome nuovo che Chiara mi diede fu appunto: “Schiera Bianca” e come Parola di Vita una frase dal Vangelo di Giovanni (15, 5):“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui porta molto frutto”. Mi sentivo perfettamente capito… ed ero ben conscio che quei frutti che sentivo urgenza di portare, sarebbero venuti solo nello stretto rapporto con Dio. Verso la fine della scuola, fu don Foresi stesso ad indicarmi il da farsi: mi disse di andare a Trieste a studiare  Economia e Commercio». Siamo nel 1971 e Mauro scrive a Chiara: «Parto per il mio nuovo focolare di Trieste con la gioia di offrire ogni dolore, ogni distacco, perché sia sorgente di vita…». Un anno dopo, da Trieste le scrive nuovamente :«… in questi giorni chiedo una grazia a Gesù: di far crescere in fretta questo rapporto con Lui che è ancora molto piccolo ma è la cosa più preziosa».
Chiara gli risponde: «Dio accrescerà la tua unione con Lui e coi fratelli, se tu sarai fedele a Gesù Abbandonato».

Dopo Trieste, è a Trento, con Marco Tecilla. Poi, va come responsabile di focolare a Treviso, a Padova, e oltre che il servizio all’Opera, sviluppa il suo talento in campo economico ritrovandosi a ricoprire ruoli di grande responsabilità in enti e aziende. Un talento, questo dell’economia, nel quale non si risparmierà e che trafficherà per tutta la vita in mille modi: sono tante le persone che potrebbero  testimoniare il consiglio competente o l’aiuto concreto da lui ricevuto, anche capace di sogno.

Quando, nel 1991, nacque l’Economia di comunione, scrive a Chiara:«Mi sembra il ‘miracolo di Maria’ nella celebrazione dei 100 anni del pensiero sociale cristiano. Spesso ho condiviso la sofferenza di tanti nel coniugare la radicalità della vita evangelica e la durezza di consuetudini e leggi economiche (…) Offro la mia vita a Gesù perché la usi come piccola rata contro i muri dell’egoismo economico».

Ancora a Loppiano, mentre si curava, seguiva e pregava sempre per un progetto di solidarietà in Eritrea, e proprio in queste ore abbiamo ricevuto un messaggio dal vescovo di Barentù che dice fra l’altro:

“Mauro era una persona di grande cuore e di compassione verso i più deboli, i bambini orfani… con lui abbiamo realizzato diversi progetti: scuole, acquedotti, ospedali, tante, tante opere sociali. La sua preparazione culturale ci ha permesso di sensibilizzare persone, istituzioni ed enti sulle nostre iniziative”.

Ha collaborato con AMU e Famiglie Nuove,  ha seguito un progetto con le suore Vallombrosane di San Gimignano e si entusiasmava nello scoprire nella storia della Chiesa la santità di questi Ordini, le cui Regole, hanno dato frutti di nuova umanità e, di epoca in epoca, hanno rinnovato la Chiesa.

Mauro è stato poi a Milano, a Parma e, negli ultimi vent’anni, a Rocca di Papa, dove ha messo la sua competenza al servizio del Centro dei focolarini. Logicamente, a una personalità così ricca, la vita di 51 anni in focolare non ha risparmiato strettoie e periodi delicati, vissuti con grande onestà intellettuale e apertura, tornando e ritornando a quella scelta esclusiva che aveva fatto a vent’anni, decidendo di venire su queste colline di Loppiano. Nel 2003, aveva scritto  ancora Chiara: «Gesù abbandonato… Vedo come è questo su cui debbo puntare, essergli fedele ogni giorno, coprendo tutto il passato con Lui, convinto che tutto coopera al bene per chi ama Dio».

Grazie Mauro, te lo dicono i focolarini del mondo, te lo dicono le comunità che hai servito e amato, te lo dice la tua mamma, le tue sorelle e le loro famiglie.
Ci consola quanto hai scritto qualche mese fa, ed oggi ne siamo tutti testimoni: «Vorrei arrivare alla fine dei miei giorni ripetendo – fatte le dovute proporzioni – quello che dice di sé San Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho completato la corsa, ho conservato la fede».
Carissimo Mauro, non solo hai conservato la fede, ma hai nutrito anche la nostra. Ricevi il centuplo dell’Economia del Cielo, promessa a chi tutto dona. Il tuo sorriso ci accompagnerà, illuminando il distacco e riempiendolo di una dolce presenza.

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