Lavoro, dove, come e con chi, nell’ottica dell’economia civile

21 Set 2021 | Vita

A Firenze, dal 24 al 26 settembre, terza edizione del Festival nazionale. Tra i promotori, la Scuola di economia civile, con sede nel Polo imprenditoriale di Loppiano.

 

Belli fuori e bravi dentro, si potrebbe dire. L’azienda Reynaldi produce alle porte di Torino un’ampia gamma di cosmetici naturali di qualità. Un’azienda in crescita per fatturato e dipendenti, gestita da un affiatato nucleo familiare.

Ma dietro ci sono scelte all’insegna della sostenibilità ambientale. L’acqua utilizzata per la produzione viene riciclata senza smaltimento nei processi di lavorazione. I rifiuti industriali sono recuperati al 97 per cento. Dal punto di vista energetico, i pannelli fotovoltaici assicurano l’autoproduzione, con emissioni di CO2 prossime allo zero. La dirigenza è sensibile anche alla sostenibilità sociale. Sono nati progetti di cooperazione e valorizzazione del lavoro in Italia, Burkina Faso e Nigeria.

Con un tale profilo, la Reynaldi è stata nominata “Azienda ambasciatrice dell’economia civile”, vincendo il bando promosso dal Festival nazionale dell’economia civile al termine dell’edizione 2020. Altri premiati, riguardano idee produttive di aspiranti imprenditori e amministrazioni comunali impegnate ad applicare i principi di solidarietà, reciprocità e bene comune. Insomma, una convergenza sul Festival di buone pratiche e progetti coraggiosi.

Palazzo dei 500

L’appuntamento, giunto alla terza edizione, si svolge a Firenze dal 24 al 26 settembre e ha per titolo “Alla ricerca di senso. Persone, lavoro, relazioni”. «La pandemia è stata una frattura profonda nella vita di tutti – analizza Elena Granata, docente di Urbanistica al Politecnico di Milano e componente del Comitato scientifico del Festival –. Adesso è il momento di ricercare con decisione un nuovo senso che tenga insieme le persone, i territori e le comunità, partendo dalle domande diffuse: come, dove e con chi vivere, lavorare, abitare, assieme ai temi ambientali».

Palazzo dei 500

La formula dei festival, adottata da tutti, sembra un po’ usurata. «Oggi c’è un problema molto grande di credibilità – spiega la professoressa Granata –. Credibilità delle aziende, del mondo del lavoro, della politica. Allora, l’obbiettivo anche di questa edizione è ridurre lo scarto tra quello che diciamo e quello che riusciamo a fare».

A tentare l’operazione sono i quattro enti promotori: la Federazione delle banche di credito cooperativo e casse rurali, con 270 istituti, da oltre 130 anni impegnati a promuovere i territori; NeXt – Nuova economia per tutti, rete di organizzazioni che promuovono un’economia più inclusiva, sostenibile e partecipata; la Confcooperative, principale associazione del movimento cooperativo e delle imprese sociali, sorta un secolo fa, a cui aderiscono 18.500 cooperative, con 525 mila occupati.

Il quarto soggetto è la Scuola di Economia Civile, nata nel 2012 da un’ispirazione dell’economista Luigino Bruni, coordinatore del progetto Economia di Comunione. La Scuola ha sede nel Polo imprenditoriale di Loppiano e costituisce una rete tra studiosi, esperti d’impresa e istituzioni.

«Il nostro specifico apporto al Festival – illustra Elena Granata, vicepresidente della Scuola – è approfondire la formazione degli insegnanti e degli educatori, che formeranno le prossime generazioni all’economia civile e alla sostenibilità». La sfida è grande e urgente. «Abbiamo aziende e mondi sociali che vanno avanti e poi – paradossalmente – un’università e una scuola ferme a programmi desueti, con una visione dell’economia fondata su business, finanza e individuo. Prima di formare l’imprenditore, occorre formare le persone che domani faranno imprese, politica, scuola».

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