Accogliendo le famiglie dall’Ucraina

22 Nov 2022 | Vita

Tra fine marzo e inizio aprile 2022, con lo scoppiare della guerra in Ucraina, sono state accolte a Loppiano tre famiglie di profughi. Vi raccontiamo l’esperienza vissuta dal gruppo di volontari che se ne sta prendendo cura.

 

 

24 febbraio 2022. Inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Le nostre tv mostrano le immagini di città bombardate, degli sfollati costretti a trovare rifugio nei tunnel delle metropolitane, e dei tanti che tentano di fuggire, di superare il confine per mettersi in salvo. Sono soprattutto donne e bambini. Anche a Loppiano ci si comincia a chiedere cosa poter fare.

«Quando è scoppiata la guerra, oltre a piangere guardando le immagini delle migliaia di profughi costretti a lasciare la loro patria, con alcuni della cittadella ci siamo mossi per poter accogliere qualche famiglia, come tanti in Italia stavano facendo. Era questo il nostro modo di andare incontro a chi soffre», racconta Monica Lonati, una delle volontarie del gruppo di accoglienza delle famiglie ucraine di Loppiano, costituito da persone di varie vocazioni e abitanti del territorio della cittadella. «Eravamo coscienti di non sapere a cosa andavamo incontro – spiega Marco Barlucchi, un altro volontario del gruppo – la strada si è aperta giorno dopo giorno… Ma la nostra forza è stata essere insieme!».

 

Comincia così una stretta collaborazione con altre realtà del territorio (Caritas, Nuovi Orizzonti), che già stavano facendo esperienza di accoglienza. Una dopo l’altra, da fine marzo a inizio aprile, sono tre le famiglie che vengono ospitate: alla Scuola Loreto, alla Visitazione e, con il beneplacito del vescovo di Fiesole, in un appartamento della parrocchia di San Vito. Tanti si mettono a disposizione con tempo, forze, idee e anche preghiere, supportando le famiglie per tutte le questioni sanitarie, scolastiche, burocratiche, le traduzioni, gli spostamenti, per l’insegnamento della lingua italiana. Prende vita una catena di solidarietà che coinvolge tanti amici e conoscenti nella ricerca di ciò di cui c’è bisogno. Un’esperienza condivisa anche con il comitato Ukrain-Aid, che raggruppa varie associazioni locali impegnate sullo stesso fronte.

«Scappavano dalla guerra, quindi, quando sono arrivati avevano bisogno di tutto ed erano profondamente feriti e traumatizzati, – ricorda ancora Monica che, con la sua famiglia, sta affiancando, in particolare, la famiglia più numerosa, quella che alloggia a San Vito –, ma il bisogno più grande era quello di uscire dall’incubo delle bombe, della paura e dell’angoscia di aver perso tutto. Così, abbiamo raccolto le loro lacrime, le loro paure e la loro rabbia. All’inizio, c’è stata tanta diffidenza. Lungo e paziente è stato il lavoro per conquistare un po’ della loro fiducia, e grande è stato l’ostacolo della lingua». Ma la loro perseveranza viene premiata dal vedere apparire sui volti di queste persone i primi sorrisi, la crescente fiducia che si manifestava anche attraverso doni confezionati con le loro mani. Tanti i momenti gioiosi che vengono condivisi: pranzi, feste di compleanno, alcune occasioni di svago nella cittadella, i campi estivi per i bimbi, alcune gite e incontri con altre famiglie ucraine ospitate nel Valdarno.

 

«Speciale l’esperienza di una delle ragazzine, tredicenne – ricorda un’altra volontaria, Aurelia Nembrini –, che ha potuto inserirsi, grazie alla società sportiva di Figline che si è fatta carico di tutte le spese, in un gruppo di karate, superando un esame ufficiale e ricevendo la cintura nera. Qui, ha potuto costruire rapporti di amicizia che le sono rimasti in cuore». E poi, il lavoro a tempo determinato per il papà della famiglia di sette persone. «Serviva che non fosse indispensabile la conoscenza della lingua e… l’abbiamo trovato! Da due mesi lavora in un caseificio al Burchio. Abbiamo trovato anche una bicicletta perché possa spostarsi ogni giorno in autonomia» aggiunge ancora Aurelia.

 

Ma niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza la partecipazione di tanti privati che hanno sostenuto il progetto con le loro donazioni. Spiega, a tal proposito, Josella Migliaccio, responsabile dei corsi di italiano per gli ucraini: «Noi non siamo rientrati tra i centri convenzionati con lo Stato italiano per l’accoglienza dei profughi. E il contributo statale ricevuto direttamente dalle famiglie ucraine è stato per soli tre mesi. Per cui, in questo tempo, ci siamo fatti carico di tutte le loro spese per medicinali, trasporto, utenze, alimentari, ecc. Questo è stato possibile solo grazie all’aiuto e alla generosità delle tante persone che hanno donato i loro piccoli o grandi contributi!».

Oggi, due delle famiglie sono già rientrate in Ucraina. Ma non sono state abbandonate. Una di queste è stata accompagnata fino in Polonia da Gosia, un’altra volontaria del gruppo di accoglienza di nazionalità polacca, che li ha aiutati a superare il timore di viaggiare da soli e l’incertezza della lingua. Continuano anche i rapporti telefonici quasi quotidiani, per supportarli a distanza, come è possibile.

«Abbiamo toccato con mano che i pesi portati insieme diventano leggeri e ciò che sembrava impossibile diventa possibile. – riassume Gosia – Essendo così diversi tra noi, non sempre ci siamo trovati d’accordo nell’affrontare le situazioni. A volte, abbiamo anche un po’ discusso. Ma andando al di là delle differenze, abbiamo sperimentato la possibilità di prendere le decisioni anche le più delicate, in un rapporto di accoglienza, schiettezza e sincerità reciproca. Dove tutto si ordinava con una regia che non veniva da noi».

 

Per continuare a contribuire alle spese per l’accoglienza dei profughi ucraini, è possibile effettuare un bonifico presso:

Credito Cooperativo Valdarno Fiorentino Banca di Cascia, filiale Incisa V.no, intestazione conto: P.A.F.O.M.

cod. IBAN IT16R0845705464000000014114.

Causale del bonifico: “Erogazione liberale Progetto Ucraina”.

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