di Tamara Pastorelli
Il 3 ottobre scorso, Violetta Sartori, una delle prime compagne di Chiara Lubich, ha compiuto 100 anni. La sua festa è stata l’occasione per conoscere la sua avventurosa vita, spesa, da un continente all’altro, per il Vangelo.
«L’amore! Ciascuno di voi, amate, amate, amate sempre. Vale la pena! Il resto, tutto passa. Io prego per tutti voi, perché voi siate fedeli a Dio. È questo che rimane!». Così, Violetta Sartori ha ringraziato i presenti alla sua festa di compleanno, sabato 4 ottobre, nell’Auditorium di Loppiano. Parole accolte come un distillato di vita e verità, considerato che chi le ha pronunciate ha appena compiuto 100 anni. Assieme alla cittadella, sono lì a festeggiarla anche una ventina di parenti, tra sorelle, nipoti e pronipoti. Anche il vescovo Stefano Manetti e il sindaco di Figline e Incisa Valdarno, Valerio Pianigiani, sono arrivati per porgerle i loro auguri. Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, si è fatta presente con un videomessaggio, mentre papa Leone XIV ha inviato per lei una speciale benedizione. Così, il pomeriggio di festa è stato anche l’occasione per scoprire la storia della sua avventurosa vita.

La riscoperta del Vangelo
Nata il 3 ottobre del 1925, a Rovereto, in provincia di Trento, Violetta è la primogenita di Teresa Donini e Luigi Sartori. Il padre è un falegname che produce mobili di qualità. Di salute cagionevole e affetta da asma, dopo un attacco più forte degli altri, il medico di famiglia prevede per lei pochi giorni di vita. Invece, evidentemente, Qualcuno aveva piani diversi.
Finita la guerra, attirata da «quelle persone che vivevano il Vangelo come i primi cristiani», partecipa ad un incontro con Chiara Lubich e le sue compagne. «Credevo di essere cristiana, invece mi sono accorta che la mia religiosità lo era poco – ammette –, perché non vivevo affatto il Vangelo». E aggiunge: «Ricordo che Chiara diceva che portiamo in noi un tesoro immenso e preziosissimo, che vale tutto il sangue di un Dio fatto uomo, e noi non lo consideriamo, siamo ricchi e viviamo come poveri». Illuminata da quegli incontri e dalla proposta di una vita fondata sul Vangelo e sull’amore reciproco, Violetta sente la chiamata a donarsi a Dio nel Focolare. Presto, la seguiranno altre due sue sorelle: Dina e Maria Grazia.

In Brasile
Nel 1959, Violetta sbarca in Brasile. Fa parte del piccolo gruppo di focolarine e focolarini che, con Ginetta Calliari e Marco Tecilla, fondano il primo focolare a Recife. Racconta: «Era il primo viaggio che si faceva nei continenti: una vera avventura, un momento importante della nostra vita agli inizi. Eravamo tutti felici, avevamo come un fuoco in cuore. Ricordo che don Foresi ci disse: “Ricordate che portate questo tesoro in vasi di creta”: questi vasi eravamo noi!».
In Brasile, Violetta trascorre 20 anni, impegnando tutte le sue energie per la realizzazione di tanti progetti. «Il segreto era essere un cuor solo e un’anima sola, per avere sempre Gesù in mezzo a noi». Pian piano, a Recife e a San Paolo, nascono le prime comunità del Movimento. Violetta, stringe legami tuttora saldi: sono molti i brasiliani che, di passaggio in Italia, si fermano a trovarla a Loppiano o si fanno presenti con messaggi, telefonate e preghiere.
In un originale gioco di reciprocità, il clima del Brasile guarisce la sua asma e rafforza la sua salute.
25 anni nel continente africano
Nel 1983, Violetta lascia San Paolo e viene inviata in Africa. Qui, non si risparmia. Con il suo incontenibile entusiasmo e la sua incrollabile fede conquista tanti, dai più poveri ai più ricchi e potenti, che non riescono a negarle aiuto e sostegno. Fino al 1997, è in Kenya. Nel 1992, accoglie Chiara Lubich a Nairobi e partecipa alla fondazione della Mariapoli Piero.
È il motore di tante iniziative anche in Sudafrica (1997-2002) e in Angola (2002-2009). La sua energia sembra inesauribile anche quando è provata dalla malaria.
«Nei 25 anni trascorsi in Africa – ricorda – posso dire di aver incontrato anche dei martiri. In Burundi, mons. Joachim Ruhuna, arcivescovo di Gitega, assassinato il 9 settembre del 1996: prima di morire aveva testimoniato che avrebbe dato la vita per il suo popolo offrendosi come rata per la fine della guerra».
A Loppiano
Nel 2009, Violetta rientra in Italia, prima al Centro del Movimento dei Focolari e poi a Loppiano, dove non si tira mai indietro quando si tratta di testimoniare la propria esperienza ai gruppi di passaggio. Nel 2018, ha anche l’opportunità di salutare papa Francesco, al termine della sua visita nella cittadella. Si è preparata un bel discorso da dirgli, ma il pontefice la spiazza. Curioso di conoscere il segreto della sua longevità ed energia le chiede: «Che cosa mangia?».
Oggi, Violetta, a causa di un glaucoma ereditato dal padre e mai curato, quando viveva in Africa, è quasi cieca.
Ma il peso degli anni, non ha abbattuto lo spirito, come testimoniano durante la festa i suoi familiari: «Ogni settimana telefona alle sorelle e ai nipoti. Si informa delle novità di ognuno. Non manca mai di assicurare il ricordo di tutti nelle preghiere. È tanta la forza che ci trasmette. Violetta è per noi, suoi familiari, l’esempio della fede vissuta non solo nelle opere ma, soprattutto, nell’indissolubilità dal proprio essere, come un respiro vitale. Buon centesimo compleanno, zia Violetta!».


