Giovanni Maria Bigoni – Giommi

04.07.1936 – 27.08.2008 – Focolarino sposato
“Chiedete e otterrete” (Gv 16,24)

La storia di Giommi è strettamente intrecciata con quella di Loppiano, Cittadella che ha contribuito a costruire dai suoi inizi, fino alle ultime realizzazioni. E il ricordo va alla cerimonia del maggio 2003, quando, circondato da Chiara, dal Cardinale eli Firenze, dal Vescovo di Fiesole e dai cittadini di Loppiano, è stato lui, già ammalato, a porre con competenza e con un tocco di solennità la prima pietra del Santuario della Theotokos. 

Il suo cammino è ben tratteggiato nel messaggio inviato da Emmaus a tutto il mondo: 

«Mercoledì, 27 agosto, è partito per la Mariapoli celeste, all’età di 72 anni, Giovanni Maria “Giommi”, focolarìno sposato, costruttore e fra i primi abitanti’ di Loppiano. Nel’64, Giommi, con la sua innata generosità, sentendo parlare della nascente Cittadella, aveva lasciato l’impresa ben avviata a Bergamo, decidendo di spendere la sua vita per aiutare col suo lavoro di muratore a costruirla e vi si era trasferito con la moglie Ester. L’esperienza del dolore colora presto la loro vita:

“Desideravamo tanti figli ma Dio aveva i suoi piani.”

“Incominciammo a capirlo quando chiamò a sé la prima a soli quattordici mesi”. 

Arrivò poi Chiaretta:

“Poco dopo ci accorgemmo che qualcosa non andava. Non fu facile accettare tutto ciò. Però quei nove anni in cui Chiaretta ha vissuto, sono stati per noi un grande esempio di vita cristiana. Abbiamo capito che il dolore da equilibrio alla vita: ci aiuta ad essere più vicini a Dio”. 

Nacque anche Milena, una bella bambina sana, e per ultimo Aurelio che raggiunse in Paradiso Chiaretta all’età di 21 anni. In focolare era uno che amava con i fatti e ha continuato a farlo, finché ha potuto, anche quando era ammalato, faceva pochi discorsi e arrivava sempre all’essenziale. Non giudicava mai e scusava sempre tutti. Veramente ”bambino evangelico”, era sempre interessatissimo a tutta la vita dell’Opera. Nel 2002 gli viene diagnosticata una grave malattia e scrive a Chiara che gli sembra Dio gli chieda di prepararsi all’esame finale e le domanda una Parola di vita. Chiara lo affida alla Madonna:

“Lei ti ricompensi per aver messo la tua vita a disposizione della Sua città.  Anch ‘io te ne sono grata, Giommi, come ti sono grata di aver donato all’Opera i nostri due gen campioni: Chiaretta ed Aurelio”. 

Gli da come Parola della Scrittura da mettere in pratica: “Chiedete ed otterrete” (Gv 16,24). Il cammino della sua malattia si intreccia con quanto vive anche Chiara nei suoi ultimi mesi qui in terra. Per lei più volte ha detto di voler

“offrire tutto per unire la mia croce a quello che lei stessa vive”. 

Ha poi, dopo la partenza di Chiara, continuato ad offrire tutto “per l’Assemblea dell’Opera”. Arrivato ora in Paradiso Giommi continuerà,ne siamo certi, a seguire i suoi cari ed in particolare la Mariapoli Renata. Grati per la sua vita…». 

L’esperienza del dolore accettato ed amato è il segreto della sua vita, che gli ha permesso di non fermarsi mai, di continuare a costruire rapporti e case, di gioire e sorridere con tanti, di sperimentare con Ester la gioia di diventare nonno di due belle nipotine. 

Anche quando la malattia lo costringe a spostarsi con le stampelle, poi lo immobilizza a letto, affronta ogni difficoltà senza lamentarsi, come «il dono di oggi». Nell’ultimo periodo il piccolo tavolo su cui si celebra la Messa in camera lo desidera sempre più vicino, fino a sembrare un tutt’uno, la «sua Messa»; mentre un senso di sacro avvolge i presenti e si prolunga, al termine, con un profondo dialogo accanto al suo letto ed un senso di festa. Il pensiero del paradiso gli diventa sempre più – come dice:

«familiare : un po’ per i tre angioletti che ci hanno preceduto e un po’ per l’esperienza che con Ester stiamo facendo… Ci sembra di sperimentare veramente cosa significhi Gesù presente fra noi».