Innumerevoli fatti testimoniano il dono speciale che è stata ed è ancor oggi Renata Borlone per quanti vengono a conoscerla. Riportiamo un breve episodio dal libro-biografia “Un silenzio che si fa vita”, di G. Marchesi e A. Zirondoli (Città Nuova Editrice) .
«Un giorno, mentre Renata stava facendo ordine nella sala da pranzo, scosse la tovaglia dalla finestra e le cadde un tovagliolo sul balcone dell’appartamento sottostante. Corse subito giù, suonò alla porta e venne ad aprire un signore anziano, molto distinto e serio, che qualche volta aveva incontrato – e salutato – per le scale.
“Mi è caduto un tovagliolo sul suo balcone, potrei riaverlo?”. “Si accomodi” fu la risposta. Poi, prima che Renata se ne andasse, il signore le chiese: “Vuol dirmi, signorina, il motivo del suo meraviglioso sorriso?”. Renata aveva un po’ fretta e, in più, quel meraviglioso rivolto a lei la rendeva scomoda; pensò, però, che forse quell’uomo che tante volte, incontrandolo sempre serio, aveva raccomandato a Gesù, poteva aver avvertito qualcosa della vita che cercava di vivere; e tutta rossa in viso, rispose: “Sono felice perché ho trovato l’ideale più bello e più grande che si possa sognare. Ho trovato Dio e per lui ho lasciato tutto: i genitori, lo studio, la casa. Vivo con alcune compagne che hanno scoperto lo stesso ideale e cerchiamo di dare a tutti l’Amore che Gesù ci fa sperimentare”.
Il signore distinto ascoltò attentissimo e poi la salutò con un “Grazie e tanti auguri”. Dopo alcuni giorni, suonò alla porta del focolare un giovane sacerdote che cercava “quella ragazza sorridente che ha parlato col signore del piano di sotto”. Renata si fece avanti tutta intimidita e il sacerdote si presentò: “Sono il figlio del signore che abita qui sotto. Volevo ringraziarla per l’incontro che lei ha avuto con mio padre qualche giorno fa. Dopo la morte della mamma, io sentii la chiamata a farmi sacerdote. Ma lui non capì e quando entrai in seminario ruppe ogni contatto con me, rifiutandosi persino di vedermi. Sono passati tanti anni da allora, ma l’altro giorno, dopo quel breve colloquio con lei, mi ha mandato a chiamare. Mi ha detto che, grazie al suo meraviglioso sorriso, aveva capito la mia vocazione e ora sentiva la spinta a riconciliarsi con me. Evidentemente, attraverso la sua testimonianza Dio gli si è rivelato”.»