Come Maria

26 Gen 2021 | Testimonianze Renata Borlone, Vita

Nel nostro viaggio alla scoperta della Serva di Dio Renata Borlone, attraverso le voci di chi l’ha conosciuta, pubblichiamo la testimonianza di padre Sergio Raiteri, fondatore della Comunità Mariana Missione Giovani di Civitavecchia.

 

«Frequentavo la 2a liceo classico, e mi avviavo a diventare un sacerdote nell’Ordine dei Padri Somaschi. Durante l’anno scolastico 1965-66, ho partecipato alla Mariapoli di Varese e sono così venuto in contatto con la spiritualità dell’unità: una luce nuova nel mio cammino di fede, nella mia scelta di vita, in quegli anni post-conciliari.

Lì, ho incontrato per la prima volta Renata: da subito è diventa un forte polo d’attrazione per me. Lei si sedeva in prima fila e io mi sedevo, proprio dietro di lei, in modo da poterle fare le domande che mi nascevano dentro appena terminava l’incontro e cominciava l’intervallo. Mi colpiva la nuova immagine di Maria che scaturiva dal carisma dell’unità e ricordo che facevo tante domande su di lei a Renata, ma più che le singole risposte, di lei ho ancora impresso nell’anima l’amore materno di Maria che mi comunicava.

Stavo terminando il Liceo e sapevo che sarei andato a fare l’assistente in un seminario minore in Sardegna. Ho detto a Renata: “Andrò in Sardegna, ma ho bisogno che tu mi segua in questa vita d’Unità; se tu non mi segui, ho paura di tornare a vivere come prima”. È stato in quei giorni che abbiamo fatto il patto di “farci santi insieme”, attraverso la strada maestra che Chiara ci aveva svelato: Gesù Crocifisso e Abbandonato.

Questo patto, Renata l’ha vissuto fino alla fine, con me e certamente con tanti altri. Come per un misterioso legame, divino ma reale, Renata ha saputo essermi accanto, ogni volta che mi trovavo a passare un guado… E ce ne sono stati tanti nella mia vita.

In Sardegna, la vita di assistente di circa 25 ragazzi non era facile. Ho scritto a Renata per comunicarle quanto vivevo: non mi presentava la via più facile, al contrario mi faceva ripuntare a Gesù, all’unità con il Fondatore, con i Superiori… Così, Renata è diventata per me un punto fermo, che mi rimetteva sempre nella vita soprannaturale. Dopo due anni in Sardegna, mi sentivo particolarmente stanco, non solo fisicamente, e con tanti dubbi che mi sorgevano dal costatare lo scarto tra il parlato e il vissuto nella vita religiosa.

Proprio in quel momento, arriva una sua cartolina: “Assicuriamo il nostro costante ricordo in Gesù. Renata e le focolarine di Loppiano”. Queste parole fanno rifiorire l’universo dentro di me e chiedo al Superiore di poter passare alcuni giorni a Loppiano. Parlo con Renata, le dico i miei dubbi, e lei mi  proietta nella scelta di Gesù Crocifisso e Abbandonato abbracciato senza condizioni, solo “per amore”, con la totalità più piena. Questo passo ha richiesto un po’ di tempo per fiorire bene nel mio cuore… ma ho ridetto il mio sì radicale a Dio, per vivere solo per Lui e per i fratelli.

Negli anni ’70, c’erano ovunque cambiamenti molto forti nella società e nella Chiesa. In quella “tempesta”, dove tutti sostenevano le loro idee, le loro proposte, Renata mi scrisse:

 “Ti ricordo, Sergio! Il tuo sacerdozio è nelle mani della Madonna: Lei ti porterà in porto, pur riservandoti tante grazie… dolorose”.

Nel marzo del ’74, mi scrive per farmi gli auguri per il diaconato e con delicatezza mi comunica di aver subìto un intervento chirurgico:

“Gesù m’ha chiesto un piccolo contributo di dolore …. mi sono ammalata e tu mi sei stato particolarmente presente: il tuo diaconato, l’offerta della tua vita a Dio per sempre.”

Nel dicembre di quello stesso anno, sono stato ordinato sacerdote e 2 mesi dopo mi scrive:

“Solo poche righe per dirti che ti abbiamo seguito intensamente nel giorno del tuo sacerdozio e che continuiamo a seguirti perché il tuo cuore – come quello del tuo Fondatore, come quello di Chiara – si dilati su tutti, su tutta l’umanità. E diventi tua la preghiera di Gesù: che tutti siano uno”.

Nei primi anni del mio sacerdozio, sono stato preso da tante attività e non ho trovato più il tempo di comunicare con lei. Ma Renata, sempre fedele al nostro Patto, mi scrive:

“Oggi è giovedì Santo e mi sei venuto particolarmente in mente. Dato che è molto che non ho tue notizie, ho voluto farmi sentire, in qualche modo, per dirti che ti ricordo sempre a Gesù, perché tu sia fedele alla più bella vocazione del mondo. Portiamo avanti insieme la nostra rivoluzione sempre, vero Sergio?”

Nel gennaio del ’90, quando mi è arrivata la notizia della sua grave malattia, con coraggio e con amore di figlio, le scrivo:

“Carissima Renata, oggi ho saputo della tua  malattia in stadio avanzato… Ti ricordi il nostro Patto? Ora lo voglio chiedere con una fede ancora più grande, proprio perché Maria ci aiuti a essere tutti di Gesù Abbandonato. In questi anni sei stata Maria per me; ora voglio assicurarti tutta l’Unità, tutta l’offerta di me stesso con te a Dio, a Gesù Abbandonato. Stai certa del mio quotidiano ricordo nella S. Messa”.

Sento di poter affermare che, attraverso Renata, Maria è entrata profondamente nella mia vita; e anche nel mio ministero sacerdotale sento di vivere quel rapporto puro, di trasparenza di anime che si ritrovano Uno in Dio. Questa realtà è diventata un elemento fondamentale nella “Comunità Mariana Missione Giovani” che, nel 1998, abbiamo iniziato proprio a Civitavecchia (città natale di Renata), diventando un punto di incontro per tutti: consacrati, consacrate, famiglie, giovani e ragazze».

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