I cuochi della vendemmia

6 Ott 2021 | Vita

Da dieci anni trascorrono un mese nella cucina della fattoria di Loppiano. Daniele e Rita hanno risposto con generosità ad una richiesta. I loro menù per sostenere i volontari della raccolta dell’uva.

Preparare cinghiale in umido con polenta è un’autentica soddisfazione. Certo, si tratta di un piatto tipico di queste terre, molto apprezzato dai vendemmiatori provenienti da tutta Italia. Ma il fatto è che l’animale infesta la zona e procura così tanti danni alle coltivazioni, comprese le vigne, che cucinarne alcune volte le carni (provenienti da cacciatori del luogo) procura un sottile piacere anche a due tipi miti come Daniele e Rita.

I pizzoccheri della Valtellina, per parlare dei primi piatti, sono un’altra specialità dei cuochi. Mentre quest’anno hanno varato una novità in fatto di dolci, cioè un budino con farina e succo d’uva appena spremuta. Daniele e Rita sono i cuochi della vendemmia della Fattoria Loppiano 4.0. Hanno iniziato nel 2010 come vendemmiatori volontari. Poi nel 2011 c’era bisogno di una mano ai fornelli, e così hanno esordito fino ad alternarsi con una coppia di Macerata. Da quattro anni sono gli unici responsabili della cucina per tutto il mese della vendemmia.

43 anni di matrimonio e ancora sono affiatati e dinamici. Entrambi impiegati, una volta in pensione si sono messi a disposizione per cucinare nell’oratorio. Abitano alle porte di Como, cinque chilometri dal confine con la Svizzera. Ma il viaggio e la lunga lontananza da casa non li fermano affatto.

«Per le norme anti-Covid — spiegano — non abbiamo potuto avere a tavola più di 24 persone e la fattoria non poteva ospitarne che 15». Ai fornelli non difetta l’ingrediente dell’entusiasmo, ma neanche la cura della concretezza. «Vogliamo che non ci siano sprechi in cucina — spiega Daniele —, ma facciamo in modo da far mangiare anche gli ospiti dell’ultimo minuto o poter offrire un piccolo bis per ogni portata. Stiamo comunque attenti a non buttare via nulla».

Per i coniugi Buzzoni, tutto è nato nel 2010 quando, con un gruppo di famiglie di Como, sono venuti per la prima volta a Loppiano per trascorre i giorni di Pasqua. Hanno sentito parlare della ricerca di persone per la vendemmia e si sono detti: perché no? Di fatto, erano allenati ad essere generosi. Avevano partecipato al Genfest del 1985 e da allora vivevano la spiritualità dei Focolari.

Daniele e Rita non limitano la loro azione al mese di vendemmia. Durante l’anno prendono contatto con vecchi vendemmiatori e nuovi candidati e organizzano le presenze in ciascuna settimana di raccolta dell’uva. «Vieni e vedrai», propongono a tutti. «L’anno scorso è venuto a vendemmiare un nostro nipote che aveva finito l’università — racconta Rita —. Adesso sta lavorando. Ha avuto una settimana di ferie e ha chiesto lui stesso di tornare».

Uva di qualità e nuovi investimenti

Il 4 ottobre si è conclusa la vendemmia, proprio in coincidenza con la chiusura del Tempo del Creato, proposto da papa Francesco. «Abbiamo portato in cantina qualcosa in più dello scorso anno», precisa con soddisfazione Dario Petrucci, della Fattoria Loppiano 4.0. È molto grato nei confronti dei vendemmiatori venuti da varie parti d’Italia, oltre a tanti abitanti di Loppiano. «Abbiamo terminato “con i piedi asciutti”, ovvero che la pioggia non ha interrotto la vendemmia. È arrivata solo un’ora dopo aver smontato le macchine. Ennesimo segno della vicinanza del Cielo a questa realtà della cittadella».
La gelata di fine marzo aveva fatto temere un raccolto perduto. Poi, il lavoro successivo di Luigi, l’agronomo, con l’adozione di nuove tecniche di difesa dei vigneti da malattie e insetti nel rispetto della cultura del “biologico”, ha fatto maturare una buona uva. Ciocche apprezzate da cinghiali e caprioli, capaci di andare oltre i recinti elettrici. Il prossimo investimento sarà pertanto quello di predisporre una rete elettrosaldata attorno ad ogni vigna.
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