Montet: 40 anni della cittadella svizzera

4 Nov 2022 | Vita

Il 15 e 16 ottobre, una due giorni di porte aperte alla Mariapoli Foco, per festeggiare i 40 anni di vita della cittadella svizzera dei Focolari.

 

A Montet, un piccolo villaggio della Broye, nella Svizzera francese, si trova la “Mariapoli Foco”, una delle cittadelle del Movimento dei Focolari, sorta qui nel 1981. Come Loppiano, ha il timbro dell’internazionalità e una vocazione alla formazione. È abitata da un centinaio di persone, di 35 nazionalità diverse. Il cinquanta per cento sono giovani che arrivano per un periodo di formazione di un anno, l’altra metà sono adulti che vi risiedono stabilmente, garantendo la continuità dell’esperienza. Un mix che dà vita ad una realtà molto dinamica e ricca, intergenerazionale e interculturale.

 

Il weekend del 15 e 16 ottobre scorso, la cittadella di Montet ha spalancato le sue porte, per dire “grazie” per i suoi primi 40 anni di vita. Per l’occasione, sono arrivati amici da tutta la Svizzera e da oltre i confini nazionali, che hanno contribuito ad arricchire, con le loro testimonianze, i vari momenti della manifestazione. Erano i rappresentanti di quelle circa 3700 persone, di 118 Paesi diversi che, negli ultimi 40 anni hanno vissuto nella cittadella. Oggi, tanti di loro sono in prima linea nei propri Paesi, per contribuire a seminare fraternità nei diversi campi d’azione – dall’economia alla politica, dalle arti all’educazione – sostenendo processi di trasformazione personale, familiare e sociale, frutto dell’amore evangelico che si incarna nelle diverse situazioni.

Come Renzo, italiano, che, dopo la Scuola di formazione dei Focolarini di Montet, è approdato a Manaus, in Brasile. Toccato dall’estrema povertà, si è impegnato, con altri, nella “Pastoral do Povo de Rua”. Ogni domenica sera, raggiunge la piazza della cattedrale, un luogo molto affollato di giorno e poco raccomandabile la notte, per aiutare nella celebrazione della Parola e nella distribuzione dei pasti ai senza fissa dimora. Reydibel, venezuelana oggi in Ungheria, ricorda l’unità vissuta – durante il suo anno di formazione a Montet – con la Chiesa Pentecostale di Avanches: un arricchimento reciproco, di comunione profonda che continua nei rapporti con la cittadella. André Heeren, residente nella cittadella di Montet, lavora al Progetto “EPIC” per la prevenzione, la riduzione o la risoluzione dei conflitti familiari e nei piccoli gruppi sociali. Un progetto finanziato dalla Comunità Europea che coinvolge il Movimento dei Focolari in Svizzera, Germania, Austria, Slovenia e Slovacchia. Ha partecipato anche Hung, artista di Loppiano, che ha svelato che le sue sculture in ferro sono proprio nate a Montet, nel 1989, grazie all’incoraggiamento di un amico fabbro, d’origine polacca. La cappella di Montet è stata interamente realizzata da lui, alcuni anni fa.

Le celebrazioni hanno attirato nella cittadella anche il sindaco di Les Montets, M. Cédric Péclard, e del pastore Martin Robra (ex direttore del Consiglio Ecumenico delle Chiese), a testimonianza di una sinergia nel lavorare insieme, per il bene dell’intera umanità.

 

 

Margaret Karram, attuale presidente del Movimento dei Focolari, non potendo essere presente, ha inviato un suo messaggio, in cui ha dichiarato, fra l’altro: «Sono con voi a rendere lode a Dio per i doni che ci ha fatto. Un pensiero particolare, in questa celebrazione, va senz’altro a Chiara, a Igino Giordani-Foco, a don Foresi. E a Palmira Frizzera, pioniera instancabile. […] Sono “tasselli” unici che hanno dato un contributo insostituibile alla composizione di questo mosaico, frutto di donazione e di fedeltà alla vita e allo spirito che si desidera offrire al mondo che ci circonda. Perché un luogo che ha per legge la fraternità è un segno di speranza per tanti».

A conclusione della due giorni, è stata celebrata la preghiera ecumenica, guidata insieme dal pastore Stéphan Baehler de l’Eglise Apostolique évangélique d’Avenches, della pastora Marion Moser della Paroisse Réformée d’Estavayer-le-Lac e di Jean Louis Hote, sacerdote cattolico. Tangibile, nella preghiera finale del Padre Nostro, la fraternità e la gratitudine all’unico Padre.

 

Dopo questi giorni di celebrazione, ciò che rimane, scrivono da Montet, è: «La consapevolezza collettiva di essere una famiglia. Una famiglia unita dalla stessa vita che, giorno dopo giorno, con le difficoltà sempre insite nella convivenza, ma forte dell’amore reciproco, sa camminare insieme». “Un Vangelo luminoso”, ha scritto qualcuno nell’album delle presenze, un Vangelo che, se vissuto, sa rispondere alle esigenze dell’uomo e della donna di oggi.

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