Ada Jacopozzi

15.11.1905 – 07.11.2003 – Focolarina
“Con la perseveranza possederete le vostre anime!” (Lc 21,19)

Tante volte Ada ha raccontato brani della sua lunga vita, con quella caratteristica serietà, solennità e con quell’entusiasmo sempre giovane che ogni volta stupiva.

Nei suoi occhi si accendeva una luce quando ricordava il suo primo incontro con l’Ideale nel ’53: a Parma, invitata da don Gino Rocca, aveva conosciuto Lia Brunet. Riviveva poi sempre, con intensità, i giorni dell’estate ’55: capitata quasi per caso nella Mariapoli di Vigo di Fassa, aveva ascoltato Chiara raccontare la sua storia.

Mi sentivo in Chiara, come trascinata da un vortice di amore sconosciuto. Tutto si riempì di luce, ogni atto, ogni pensiero, ogni rapporto prese senso di eternità. Un incontro che ha unificato tutta la mia vita“.

Nata nel 1905 in un paesino della provincia di Pordenone, Ada, continuando la tradizione dei nonni, degli zii, dei genitori – tutti insegnanti – diventa maestra elementare, una maestra di nascita, di vocazione. Scrive:

“Se volgo uno sguardo alla mia lunga esistenza, avverto che il mio “essere maestra” non è stato un titolo acquisito, né un lavoro svolto, né solo una professione. E’ stato, ed è, qualcosa di costitutivo della mia vita… “.

Poco dopo il matrimonio con Dario, va ad abitare a Padova, dove nasce Giampaolo, e insegna in un paesino di campagna.

Nel ‘34 si trasferiscono a Parma. Allo scoppiare della seconda guerra mondiale, il marito è chiamato a combattere al fronte e tornerà dopo 4 anni. Ada ricorda:

Avevo una famiglia bella e armoniosa e, specie dopo la guerra, potevo ritenermi persona fortunata. Ma intimamente mi era compagna una segreta inquietudine. Ero fortemente credente e praticante, ma non avevo la pace. Con l’ Ideale, che grazia mi è toccata! Una rivelazione! Avevo trovato il filo d’oro della mia vita.

Dopo qualche tempo, Chiara conferma il suo desiderio di essere focolarina sposata.

Nel ’61, poco dopo il matrimonio del figlio Giampaolo, muore suo marito. E’ un incontro intensissimo con Gesù Crocifisso e Abbandonato, ma è anche un avvenimento che sfocia in una nuova volontà di Dio. Di quel periodo Ada dice:

Il dolore è indicibile, ma Dio non toglie per togliere, Dio a me riservava la chiamata totale: ‘Vieni e seguimi‘”.

Con immediatezza, scrive a Chiara mettendosi a completa disposizione dell’Opera per trasferirsi a vivere in focolare.

E Chiara, il giorno di Pentecoste, le risponde con una breve lettera che Ada ricordava a memoria.

Carissima Ada, … tu sai che tutti noi ti attendiamo a “casa”, dove Gesù ti ha predestinata dopo averti visitata così da vicino. Accetta questo bel giorno del “Fuoco Santo” come quello delle più strette nozze con Gesù Abbandonato. Noi ti siamo appresso condividendo, come puoi immaginare, dolori e gioie. Ma tutto è tanto bello quando c’è di mezzo il Paradiso; e lì saranno il tuo sposo terreno e la tua mamma ad aiutarci… a spender la vita per la gloria di Dio“.

Così dal novembre ’61 Ada è in focolare a Roma.

A quel tempo risale la sua grande unità con Foco, con don Foresi e con le prime e i primi focolarini.

Dal ’67 è a Loppiano, come insegnante di italiano. Arrivano giovani focolarini dai Paesi più lontani: i primi cinesi, i primi africani. Aiutarli a imparare la lingua è un’impresa tutta nuova. Ada con la sua pedagogia, raffinata da un amore sempre più intelligente, torna maestra. E per trent’anni, finché la salute glielo permette, non smette di insegnare. Ancora due mesi prima di lasciarci, a Maria della Romania che le diceva: “Ada, scusa, ma non so parlare bene l’italiano” rispondeva con un filo di voce: “Ma ci sono qui io!”

A metà degli anni ’80 si manifesta un nuovo volto di Gesù Abbandonato: colpita da una seria osteoporosi, deve abbandonare le sue attività e accettare una limitazione fisica, che per il suo carattere forte e determinato è ancora più dolorosa.

Prove fisiche non disgiunte da prove morali e spirituali, che la portano a una più stretta intimità con Dio.

Annota nel suo diario nel ’94:

Signore, mi hai creata per farmi santa! Ho 88 anni suonati e mi trovo a mani vuote… Ma tu “Abbandonato” non mi lasci mai, perché sei l’Amore. Ricomincio: voglio vedere in ogni fratello un Sacramento e come tale il rapporto con lui. Ti chiedo supplice l’umiltà e l’amore, come li intendi Tu. Mi accorgo che è poco il tempo che mi rimane e mi prende il timore!… Niente chiacchiere con nessuno, ma soprattutto con Te. Su Te e sulla Tua Mamma conto per ogni aiuto…”

A poco a poco, col passare degli anni, si accorge di perdere la memoria e la capacità di concentrarsi. Ada vive tutto con una lucidità e una consapevolezza unici. Questa nuova condizione affina l’amore verso i fratelli.

Sente quale dono inestimabile è poter avere sempre Gesù in mezzo:

Che conforto all’anima e anche al cuore poter tenere Gesù in mezzo! Che dolcezza e che pace la Sua presenza tra noi“. “Che cosa grande l’unità! Pensa che Dio adesso dal Cielo guarda e vede qui“.

L’unità personalissima con Chiara ha sempre sostenuto Ada. Durante le sue visite alla cittadella Chiara non ha mai mancato di rivolgerle un saluto particolare, rimasto come un momento di luce al quale Ada ritornava spesso.

Una volta le ha detto:

“Ti porto in tasca come il mio libretto di risparmio“.

In una telefonata:

Un abbraccio Ada. Ricordati sempre e solo questo: Tutto è Amore, tutto è Amore“.

Nel gennaio 2002, quando ormai Ada non usciva più, Chiara è andata da lei:

Rimani sempre così, Ada, con questo sorriso che testimonia la presenza di Dio nella tua anima“.

Nel maggio del 2003  Ada, sapendo che Chiara era qui a Loppiano, ha detto ad Anna che l’assisteva:

Bisogna scrivere a Chiara“. “Cosa vuoi dirle?” “Che è bello stare assieme. C’è un’unità forte, luminosa e dolce che ha risucchiato l’anima. C’è aria di Paradiso. Anche se abbiamo bisogno di tante cose, in questo momento c’è Tutto.” Chiara le risponde: “So che sei sempre con me come io con te. Gesù e Maria ti sono vicini.”