Albert Dreston

03.02.1939 – 30.08.2019 – Focolarino

Albert Dreston, focolarino di Loppiano, che tanti conoscono perché ha insegnato per anni alle scuole di formazione, venerdì 30 agosto 2019 è partito improvvisamente per il Cielo colpito da infarto. Il ricco profilo preparato per il suo funerale, subito diffuso per raggiungere parenti e amici, ci fa conoscere molto di lui. Riporto quindi solo alcuni brani in cui Albert racconta di sé e della sua esperienza con Dio.

Nasce in Renania (Germania) nel 1939, a sei anni perde il papà durante la Seconda guerra mondiale. E’ un dolore fortissimo eppure, proprio tra le lacrime, fa la prima grande scoperta di Dio.

“All’improvviso – racconta – una forza e una voce dentro di me, come se Dio mi dicesse: ‘Non sei orfano, sono io tuo padre’. Da quel momento non mi è mai più mancato mio padre, non mi sono mai più sentito solo”.

Una realtà che segna la sua vita e caratterizza anche l’approccio teologico dei suoi studi.

Questa esperienza prepara Albert all’incontro con la spiritualità dell’unità nel ‘57:

“Ero a Münster in un collegio per il Liceo e lì un giorno sono venuti dei focolarini a dare la loro testimonianza. In quel periodo stavo poco bene, mi avevano tolto un rene, sembrava che non dovessi vivere a lungo, però non avevo tanta paura di morire, perché per me era andare da Gesù. (…) Ci hanno parlato di alcune signorine di Trento e di Chiara che vivevano con Gesù in mezzo frutto dell’amore reciproco; ricordo che sono rimasto colpito da questa possibilità di vivere con Gesù in mezzo: io che dovevo andare in paradiso presto, potevo già vivere con Lui”. E spiega: “Cercavo già di amare Dio e il prossimo, però per me è stata questa la novità: vivere l’amore scambievole. Il nuovo comandamento non è ‘amate il prossimo’ ma ‘amatevi l’uno l’altro’, questa veramente è la novità che Gesù porta, la rivelazione che Dio ci ama e in sé è amore”. “Nel 1958 don Foresi, che era con Chiara a Bruxelles, le parlò di me, della mia grave malattia, che mi rimaneva poco da vivere e mi accordarono di entrare in focolare”. “Nel ‘59, per due mesi, partecipai alla Mariapoli di Fiera di Primiero e Chiara chiese per me la guarigione”.

Le scrive in quel periodo:

“Spesso, se avessi sentito la mia debolezza, avrei veduto che la mia malattia, la mia sofferenza è una ricchezza, che avevo almeno una cosa, che potevo donare a Dio. (…) Ma adesso sono pronto a rinunciare a questi miei desideri, a questa mia ricchezza e prego Gesù, che mi faccia guarire tanto presto per aiutarlo a portare l’amore là dove è l’odio, … e che possa, anche se Lui vuole, dare la mia vita per Lui. Ma se il Suo piano è diverso sono anche contento di morire e offro la mia vita per l’Ut omnes” (‘59). Più tardi confidava: “In Mariapoli mi tornava la speranza di guarire e anche la volontà perché, dopo il patto nasceva nella mia anima un nuovo grande desiderio di (…) aiutare per il trionfo dell’Immacolato Cuore di Maria. E questo mi dava la forza di riposare e curarmi bene, anche se non era sempre facile pensando che c’è tanto bisogno di Dio nel mondo e tanto da fare”.

Quando nasce la Mariapoli permanente a Loppiano, viene chiesto a Albert di completare gli studi di Teologia e di specializzarsi in Sacra Scrittura, così dal ‘67 rimane nella Cittadella per 52 anni, di cui tanti come insegnante di Antico Testamento, apprezzato da generazioni di giovani e di colleghi per la sua competenza, la fine intelligenza, il rispetto e il suo umorismo. Parallelamente, essendo esperto di elettronica, mette a frutto il suo talento aiutando molto il Gen Rosso e il Gen Verde.

Instaura rapporti e coltiva il dialogo con tanti. È nota la sua grande passione per il calcio e come scendeva in campo con determinazione e simpatia animando partite fino alla fine.