29.03.1957 – 02.11.1990 – Focolarino
“Cambierò davanti ad essi le tenebre in luce” (Is 42,16)
Nato a Latina, negli anni del liceo conobbe il Movimento attraverso Città Nuova, regalatagli da un amico. Subito nacque in lui l’esigenza di un impegno concreto e il desiderio di una donazione totalitaria a Dio. La chiamata non si fece aspettare e verso la fine del 1981 così si esprime:
”…Vieni e seguimi… Nonostante il timore sentii una grande spinta a dire di sì e lo dissi con tutto il cuore. Subito un senso di pace e di gioia furono dentro di me…”
Nell’ottobre dell’83 Alessandro arrivò a Loppiano e, con la coscienza di chi vuol far bene la volontà di Dio in ogni circostanza, si inserì nella vita fortemente comunitaria della Mariapoli, svolgendovi vari compiti, non ultimo, lui che era un matematico capacissimo, quello negli uffici amministrativi di una delle aziendine con cui si sostenta la cittadella. Finché, nella primavera dell’85, alla vigilia della sua partenza per gli USA dove avrebbe dovuto far parte di un centro del Movimento, si evidenziarono i primi sintomi del suo male, una sclerosi laterale amiotrofica, che lo colpì paralizzandogli progressivamente varie parti del corpo. Così Alessandro rimase a Loppiano, continuando la sua normale attività, con gli impegni di sempre, fin dove le forze glielo consentivano.
Quando era ancora in piena salute aveva scritto:
”Ho scoperto la pienezza di un amore che arriva a compimento: quello di Gesù crocifisso e abbandonato… Capisco che il dolore c’è in ogni realtà dell’uomo. Posso però decidere di non scappare di fronte ad esso, ma di prenderlo su di me.”
Ora con più consapevolezza può rinnovare questa adesione. Ma con la certezza di non essere da solo ad affrontare la prova e il futuro che l’attende. E’ quanto appare da una sua lettera ad un amico di Roma:
”Solo da circa un mese mi hanno detto come stanno veramente le cose…sento che devo prepararmi bene. Ed ho bisogno di Gesù fra noi. Solo lui saprà indicare a me e a tutti come vivere al meglio, giorno per giorno…”
E da un’altra sua lettera a Chiara:
”… Da allora mi sento come al di là di una sponda, su di un punto dove si vede tutto con altri occhi… Dio ci vuole santi. Ormai si è manifestato qualcosa che ha cancellato ogni altra prospettiva che non sia il Paradiso. La paura non manca ,ma mi sento incamminato alla sequela di Gesù, per le tappe che lui stesso ha vissuto. C’è grazia maggiore? Questa è una grazia per tutti e so che la vivremo tutti insieme.”
E fra questi ‘tutti’, in prima fila ci sono i suoi compagni di focolare.
E’ esemplare la testimonianza che Alessandro dà agli abitanti di Loppiano come agli innumerevoli visitatori che vengono a trovarlo nella cittadella – amici, parenti, medici, lo stesso Vescovo di Latina – o che incontra nei brevi soggiorni in ospedale. In lui traspare non tanto la sofferenza, che pur non manca, ma un profondo sentimento di gratitudine a Dio.
“Da parte mia non vorrei scandalizzare nessuno dicendo che sono felice – scrive nel settembre ’89 – ma questa è la verità che mi sento dentro. Il mio cuore che batte ancora mi dice che vivo, che posso amare…”
A chi gli chiede una volta come mai non arrivi un miracolo, Alessandro risponde: “Non ti rendi conto che c’è già stato?” sottolineando così il miracolo di poter vivere nella consapevolezza dell’amore di Dio. E in un’altra lettera del luglio ’90:
”Ci sono stati dei momenti di pausa. In essi ho sperimentato la paura, l’angoscia, l’abbandono… Ho capito che l’importante è avere la bussola ben orientata. E questa bussola mi sembra che sia l’amore reciproco. E’ lì che Gesù ogni volta mi riporta”.
Scrive il 15 ottobre:
”Il fisico continua ad indebolirsi. Praticamente non cammino più, parlo con difficoltà, faccio fatica a mettere a fuoco quello che vedo. Ormai sono quasi del tutto dipendente da aiuti esterni. Spiritualmente però sto bene, anche se devo sempre fare i conti con spinte depressive che tenderebbero a farmi chiudere in me stesso. Spesso è una lotta che, ogni volta, si supera solo assumendo questo dolore e, contemporaneamente, uscendo da sé per aprirsi all’altro.”
Giorni dopo appare evidente che sta attraversando un momento di prova, di buio interiore: ”Mi manca l’amore” dice. Al suggerimento di uniformarsi a ciò che Dio gli domanda momento per momento, risponde indicando le lettere dell’alfabeto su una lavagna.
“L’ultima cosa che mi sono proposto di fare bene è la Volontà di Dio. Lo scopo del mio vivere è tutto lì…sono nato per questo”.
Nel piccolo cimitero di Loppiano, sopra la tomba di Alessandro c’è la sua foto sorridente con sotto la scritta ”Cambierò davanti ad essi le tenebre in luce“: un brano di Isaia ricevuto come motto, ad indicare un disegno di Dio. Chi ha vissuto con Alessandro il suo stesso Ideale passando – in questa condivisione – dalla morte alla vita, dalla tristezza alla gioia, dallo smarrimento alla piena unità, non può che confermarlo: sì, le tenebre di una malattia senza speranza si sono trasformate in luce piena.