Anna Vendramin

06.12.1934 – 25.07.2023 – Focolarina
“Chi fa il bene è da Dio” (3 Gv 1,11)

Nata nel 1934 in provincia di Vicenza, in una famiglia semplice, contadina, profondamente religiosa, ne ha ereditato i valori di accoglienza e di laboriosità.

Così scrive Anna:

Abitavamo nella fattoria con il nonno, la nonna, una zia (infermiera a Vicenza) e lo zio Beniamino.

Ero la prima bambina nella mia famiglia… Dopo tre anni è nato mio fratello Giovanni Battista e dopo altri 9 anni è nata la mia sorellina Marilen.

Anche lo zio Beniamino in seguito si è sposato (rimanendo in casa con tutti noi): ha avuto due figlie. Eravamo una bella grande famiglia! 

D’estate si lavorava la campagna e d’inverno l’unico posto caldo della casa era la stalla (con le mucche).

Alla sera c’era chi lavorava ai ferri, chi ricamava, chi filava la seta o la canapa e chi leggeva qualche libro. Poi tutti insieme, prima di andare a letto, si recitava il Rosario e si dicevano le preghiere.

Mia mamma aveva un fratello religioso “Servi di Maria”. Anche mio papà aveva un fratello religioso (Gesuita) che ha passato tutta la sua vita in India.

Fino a 20 anni ho vissuto in questa grande famiglia. Ma ad un certo punto mi si poneva il problema della vocazione; ho avuto qualche ragazzo, ma non mi sentivo di continuare.  Mi sembrava invece che aumentasse in me l’amore per Gesù. Così ho cominciato a fare la comunione tutti i giorni

Ricordo che alcune volte, d’estate, mi alzavo verso le 5 del mattino per portare la colazione al papà (che già dalle 4 si trovava in campagna a falciare l’erba) e poi in bicicletta subito alla Messa delle 6.  Finita la messa, tornavo in campagna per aiutarlo.

Ho fatto sempre tanti lavori pesanti in campagna; nel tempo libero imparavo a cucire.

In seguito, ho avuto anche la possibilità di fare dei corsi di studio.

Sensibile a quanto le parlava di Dio, quando nel 1956 ha conosciuto il Movimento dei Focolari da alcune delle prime compagne di Chiara ha aderito subito alla spiritualità dell’unità con grande donazione.

In seguito, aderendo alla chiamata di Dio, si è consacrata a Gesù nell’Opera di Maria, lasciando la sua famiglia, superando molti ostacoli anche perché, in quell’epoca, il Movimento non era conosciuto e soprattutto approvato dalla Chiesa.

La vita in focolare poi l’ha vissuta prima a Siracusa, poi a Trieste, Torino, Padova e poi a Loppiano. Un episodio a Torino: una ragazzina, presente a un incontro organizzato da Anna, guardandola, si è detta: “…anch’io voglio avere quegli occhi luminosi che parlano di Dio”. Quella ragazzina è poi diventata una focolarina.

A Padova il suo amore si è concretizzato nel seguire per anni le mamme di focolarine che si trovavano in posti lontani, nei continenti. Tanti la ricordano girare con la sua 500, sempre disponibile ad amare concretamente, con la sua innata semplicità, sempre presente dove c’era bisogno.

Anche a Loppiano, dove è arrivata nel ’96, ha continuato a seguire persone in difficoltà, con un amore paziente, delicato, fatto sempre di gesti concreti, capace di amare fino alla fine. Sapeva intuire ciò che poteva far piacere all’altro.

Ultimamente la vedevamo spesso girare con le cesoie in mano: offriva infatti il suo “servizio specializzato” di potatura delle rose in tanti giardini di Loppiano.

Dalla casetta dove abitava, quando non poteva più muoversi molto per la salute delicata, uscivano come segno del suo amore per arrivare a tanti: torte di mele, marmellate, olive sott’olio.

Il suo amore fedele, costante a Gesù Abbandonato si è raffinato nell’ultimo periodo della sua vita con il crollo della salute e varie dolorose degenze in ospedale, il tutto vissuto in pienezza, momento per momento, con grande docilità alla volontà di Dio. Fino all’ultimo i suoi occhi hanno mantenuto la luminosità, la trasparenza di chi è vissuto di Dio e per Lui.