Antonio Farina

06.04.1913 – 04.02.1995 – Papà di Emilia e Gabriella
“Date e vi sarà dato” (Lc. 6.38)

Antonio era nato in una povera famiglia di contadini nei dintorni di Milano e a soli 12 anni si era trasferito in città, per lavorare a sostegno dei suoi, adattandosi per tanti anni a lavori umili e gravosi e cercando di completare un po’ gli studi in scuole serali. Verso i 20 anni si impegnò in un partito laico contrario al regime  allora imperante, rischiando per questo anche la vita. Fu tra i primi obiettori di coscienza.

Un po’ alla volta riuscì ad impiantare una piccola tipografia artigiana che sviluppò sempre più con i suoi talenti umani e una grandissima onestà.

Sposatosi, aveva avuto due figlie e un figlio che sognava di avere con sé nello sviluppo ormai promettente dell’azienda. Ma forse Dio aveva messo lo sguardo sulla sua famiglia per altri piani, chiamando presto le due figlie ad entrare in focolare. Essendo di convinzioni diverse, dopo una certa iniziale resistenza, incominciò a conoscere più profondamente il Movimento e ad apprezzarne molto gli ideali di fratellanza universale ed ultimamente l’Economia di Comunione.

L’incontro più profondo con Gesù avveniva intanto attraverso le parole della ‘regola d’oro’ del Vangelo ‘Tutto quanto  volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro …‘ parole che citava spesso con grande entusiasmo.

Dopo aver conosciuto Loppiano dove una figlia risiedeva da vari anni, si era così espresso:

“…Questa gente che lavora per guadagnarsi da vivere, non lo fa con egoismo personale ma cementando un’atmosfera di fratellanza umana ed aiutando i bisognosi. Il loro ideale è quello di conquistare il mondo con le armi della bontà… L’organizzazione di questo Movimento è basata su un sistema sociale conforme al mio pensiero..”

E rivolgendosi, in una lettera, ad alcuni amici della Mariapoli, diceva:

“… Non c’è bisogno di stare con voi settimane o mesi, basta una sola giornata perché ci si renda conto di come vivete e in quale atmosfera di serenità lavorate. Oserei definire Loppiano un angolo di Paradiso terrestre”.

Era anche un lettore assiduo di Città Nuova a cui spesso scriveva, sia per suggerimenti tipografici che per far giungere un’eco di quello che condivideva o desiderava fosse diverso.

Ammalatosi di cuore e con altri seri problemi di salute che gli procuravano acuti e costanti dolori, accettò – per circostanze particolari – di venire con la moglie ad abitare a Loppiano. E proprio a Loppiano, dopo solo due mesi di permanenza,  doveva finire i suoi giorni, visitato e confortato spesso da Cengia (Guido Mirti), uno dei primi focolarini, e circondato dall’amore di tanti. Aveva dato due figlie a Dio e Dio gli aveva risposto fin da questa terra, realizzando la Parola di Vita che ora appare sulla sua tomba: ‘Date e vi sarà dato’.