Don Giuseppe Ghilli

23.03.1923 – 10.05.1987 – Sacerdote focolarino
“Io sono la Resurrezione e la Vita” (Gv 11,25)

Sacerdote della diocesi di Livorno, aveva conosciuto il Movimento nel 1970 e dal 1982 era alla scuola sacerdotale, prima a Frascati e in seguito a Loppiano.

Dalla sua prima lettera a Chiara del  27 dicembre 1971 cogliamo un po’ l’impatto dell’Ideale sulla sua vita. Scriveva:

”Come tanti altri miei confratelli nel sacerdozio ho avuto varie crisi, ma per grazia di Dio non ho mai perso la testa. Circa tre anni or sono, per caso, un sacerdote mi fece conoscere il Movimento conducendomi a Loppiano. Vi rimasi due giorni… Mi fecero intravedere qualcosa di bello… Ma quella che più è stata per me una scoperta ed una esperienza sorprendente e meravigliosa è l’unità vista prima e vissuta poi nel nostro focolare tra sacerdoti. Tutti i problemi e tutti i motivi di crisi si sono dissolti come nebbia che solo un Sole Divino può accendere  anche ai nostri tempi in mezzo agli uomini… Lì c’è proprio quello che avevo sempre cercato: DIO!… Poi in una cappellina ho ripetuto il mio ‘sì’ con tutto il cuore a Gesù… Non so ciò che mi aspetterà; so che sono debole ma credo di aver capito che il mio Ideale è Gesù Abbandonato; e ciò è grande e forte”.

Nel dicembre del 1973:

“Per la salute della Chiesa e delle anime non ho cose grandi da offrire, ma tutte le spine che mi giungono le sento come occasioni perché io aggiunga un po’ del mio sangue spirituale perché altre anime siano raggiunte da questa linfa divina.”

Nel marzo del 1974, dopo aver ascoltato una conversazione di Chiara che l’ha impressionato molto scriveva:

“… Ora nulla al mondo ha più senso o valore se non essere parte della ‘famiglia di Maria’. Tornare indietro è impossibile. Non mi importa neppure quanta strada devo compiere, quali difficoltà potrò incontrare e superare. So soltanto che in me Qualcuno ha messo una volontà decisa che non si fermerà più.”

Avvertiti nel 1979 i primi sintomi della malattia, ne parlava in questi termini:

“E’ questo un periodo particolare di Gesù Abbandonato che si manifesta nel dimenticare frequentemente ciò che devo fare, ciò che mi si dice o ciò che mi si chiede. Per questo creo difficoltà agli altri, ad esempio ritardando i miei impegni parrocchiali. Sono contemporaneamente due volti di Lui che si ripercuotono l’uno su chi viene danneggiato e l’altro su di me che per dimenticanza l’ho causato. Sempre, però, per grazia sua, c’è stata la piena ‘adesione’ ai suoi piani e ciò comporta l’accettare magari tutte le critiche, del resto molto contenute e comprensive, i giudizi, gli insuccessi … Ne approfitto per pregare con ritmo regolare e soprattutto per ringraziare Lui presente che sembra invitarmi ad un colloquio che si fa sempre più intimo, profondo e tale da non voler quasi cessare.”

Il suo stato di salute lo immergeva nel presente a vivere solo l’esperienza dell’amore concreto con radicalità che lo rendeva uomo libero perché tutto abbandonato a Dio e fiducioso nel fratello accanto.

Poi il ricovero in clinica che si è concluso con la sua partenza per il Paradiso. E’ stato come il compimento del piano di Dio su di lui, come scriveva nel suo testamento spirituale:

“Desidero morire nella luce di Gesù Abbandonato, scoperto nell’Opera di Maria che mi ha accolto e generato alla ‘vita ideale’”. Per questo, pur nel suo stare immobile, silenzioso, con il volto sereno e gli occhi limpidi e gioiosi egli lasciava passare a tutti la vita, la comunicava attuando così la Parola di vita scelta per lui da Chiara: “Io sono la Resurrezione e la Vita”.