Elena Höhn Alvino – Frate Jacopa

07.12.1901 – 19.02.2001

Elena Hoehn vive cent’anni esatti, tutti decisivi non solo per la sua vita personale ma anche per la storia del mondo.

Nasce in Germania, in quella Slesia così cruciale per la storia tedesca del Novecento.

Si trasferisce in Italia, dove conduce una vita di prim’ordine, non solo per via delle persone che frequenta e di colui che sposa, ma anche per formazione e spessore culturale: intelligente, colta e dal pensiero spiccatamente indipendente, Elena Hoehn frequenta industriali, potenti, 5 ministri, monsignori, papi, personaggi comodi e scomodi; intesse relazioni personali ed epistolari con grandi figure del XX secolo.

Il suo passaggio dal protestantesimo al cattolicesimo non priva Elena del dovere di riflettere, dell’urgenza di formarsi sempre una sua indipendente opinione, non solo sui fatti del mondo ma anche sulle cose spirituali. E questo arricchisce di continuo chiunque la frequenti.

Elena Hoehn è una donna dalle chiare categorie, una donna del sì o del no. Non si risparmia nel farsi conoscere completamente da chi l’apprezza o può disprezzarla; e neppure si risparmia gli errori, che per un senso protestante di responsabilità individuale s’impone di pagare da sola.

Ma soprattutto, nell’arco di tutta una vita, Elena Hoehn è una donna che dimostra in molte occasioni coraggio senza pari: quel coraggio dell’abnegazione di cui solo i grandi sanno dare prova.

Qualche tempo fa una testata milanese pubblicò un’anticipazione delle mie ricerche su Elena Hoehn, proprio mentre questo libro era in preparazione. I curatori del canale Rai Storia, letto l’articolo, mi chiesero di preparare subito un documentario, andato in onda quasi in tempo reale.

La vicenda raccontata nell’archivio di Elena Hoehn, parzialmente riordinato e su mia richiesta fatto digitalizzare a tempo di record, aveva infatti dell’incredibile.

Dopo l’8 settembre 1943, con Roma occupata dai nazisti, la Hoehn diede rifugio in casa sua al colonnello Giovanni Frignani, ossia al carabiniere che aveva arrestato Mussolini, e che era ormai braccato dai nazifascisti per questo tradimento. Frignani aveva giurato fedeltà al re, e non al Duce.Eppure lo stesso Mussolini, ripresa baldanza dopo la rocambolesca liberazione da Campo Imperatore, voleva la sua testa.

A casa di Elena Hoehn, Frignani poté organizzare la resistenza dei carabinieri fedeli ai Savoia e invisi alla Repubblica di Salò, attraverso una rete di contatti gestita per il tramite dei suoi preziosi collaboratori, il capitano Raffaele Aversa e il maggiore Ugo De Carolis.

In clandestinità, sempre grazie a Elena Hoehn, il colonnello Frignani fu in grado di recuperare da un luogo segreto e consegnare ai posteri il diario di Claretta Petacci, l’amante di Mussolini, e il carteggio fra i due.

Tutto andò per il meglio fino al giorno in cui la Gestapo, le SS e la polizia fascista irruppero in casa di Elena, arrestando tutti e sequestrando molto materiale scottante. Furono portati in via Tasso.

Elena (che era cittadina tedesca) e la moglie del colonnello Frignani sarebbero state liberate quasi immediatamente. Elena Hoehn avrebbe speso tutte le sue energie per ottenere la liberazione dei tre carabinieri, rivolgendosi per due volte a Pio XII, che assicurò il suo personale intervento. Ma proprio quando si stava sperando per il meglio avvenne la tragedia: l’attentato di via Rasella.

I tre carabinieri, bersaglio ideale della rappresaglia nazista, furono trasferiti alle Fosse Ardeatine, dove morirono insieme ad altre centinaia di innocenti.  (…)

Innanzitutto per quei fatti, dopo la guerra, Elena conobbe il carcere, ingiustamente accusata di essere la delatrice che portò all’arresto di Frignani e dei suoi collaboratori.

Ma quello che diventa per Elena Hoehn il momento fondamentale della sua vita è l’incontro con Chiara Lubich agli albori del Movimento dei Focolari.

Con la giovane maestra trentina, “madre” dei focolarini e di molte altre diramazioni del movimento, l’intesa è immediata e perfetta.

Hoehn segue tutta la vita del movimento, ascolta consiglia e segue la fondatrice, intesse con lei una fitta corrispondenza che rivela non solo devozione e amore reciproci, ma anche una sorprendente finezza di analisi e di riflessione teologica (di cui si parla negli ultimi capitoli).

Del Movimento dei Focolari Elena Hoehn diviene presto, insieme al marito Luigi Alvino, l’assidua sostenitrice morale e materiale.

Per Chiara Lubich, Elena diviene l’equivalente di quello che Jacopa de’ Settesoli fu per Francesco d’Assisi.

Non a caso, il nome che la Lubich le attribuisce è “Frate Jacopa”, insieme all’altro di “Fiamma”, per la sua fede ardente e il suo entusiasmante calore.

Non bisogna del resto dimenticare che, se è vero che la Frate Jacopa dei Focolari ha espresso il suo amore materno per Chiara e per il suo nascente movimento, è anche 8 vero che Elena si è sentita di Chiara sempre figlia, e che per lei Chiara Lubich è portatrice di un carisma che rappresenterà sempre l’alfa e l’omega della sua vita.

Da questo carisma, dall’afflato affinché tutti siano uno in Cristo e nell’umanità da Lui divinizzata, Elena comprende non solo la realtà che la circonda, ma anche tutta la sua storia.

Queste brevi note sarebbero incomplete se non ricordassimo un altro aspetto di Elena Hoehn, che il lettore ritroverà in queste pagine. Per Elena è molto importante la donna, trasfigurata eppure terrena e concreta alla luce di Maria.

Diremmo che la donna è quasi il suo “pallino”; ed Elena lega la sua visione della donna a una misteriosa logica di unità nella grazia di Dio.

Proprio per confrontare questa sua visione con gli altri, e diremmo per affermarla, Elena bussa a tutte le porte; neppure risparmia i papi, invitandoli anzi a pregare affinché la donna trovi la sua vera dimensione nel mondo: donna in Eva, sì, ma anche e soprattutto donna in Maria.

Questa fiamma “devastatrice” che è l’amore per il mondo invade tutte le relazioni di Elena Hoehn: si tratti di Alcide De Gasperi, di papa Montini, di Mikhail Gorbaciov, di Ronald Reagan o dell’ultimo uomo sulla terra (per non citare che alcune sue “interlocuzioni”), ogni momento è buono per testimoniare la fede per il maggior bene del mondo intero.

Diremmo sia questo il “segnavia” di Elena: nessuna azione si giustifica pienamente se non è rivolta al progresso del bene di tutti.

Dall’introduzione al libro su di lei di Matteo Luigi Napolitano