Emilia Farina

13.11.1938 – 15.11.2021 – Focolarina
“Sei tu Signore tutto il mio bene” (Salmo 15)

Nata a Milano nel 1938 in una famiglia di genitori cattolici ma “non praticanti”, da adolescente sente una forte attrattiva per Dio e il fascino di una vita spesa per Lui e ciò le lascia nell’anima un senso di timore e di fascino. Finiti gli studi, ottiene un ottimo posto di lavoro e una carriera promettente; nel frattempo si fidanza pensando che la sua strada sia il matrimonio ma ancora forte è l’attrattiva per una vita totalitaria per la quale però non le pare di averne le doti. Emilia descrive così il momento in cui si imbatte nella spiritualità dell’unità nel 1957:

“(…) a questo punto succede un incontro provvidenziale: andando in chiesa per chiedere un’informazione ad un anziano frate che mi conosce e non trovandolo, mi capita di parlare con un altro suo confratello. Il discorso cade su Dio e tutto si illumina in modo insolito. Alla fine, il frate mi invita a conoscere delle ragazze che, mi dice, “mi sarebbero piaciute”. Ci vado: sono ragazze semplici e moderne, vivono insieme in un appartamento arredato con senso estetico notevole anche se i mobili sono pochissimi, addirittura insufficienti. È un focolare.”

Rimane conquistata dalla presenza di Gesù in mezzo e dopo un periodo di lotta interiore, sente di dover tagliare col fidanzato e lanciarsi nella nuova avventura di seguire Gesù nella vita di focolare donando la sua vita a Dio nel servizio all’umanità che la circonda.

Nei primi anni ’60 partecipa alla Scuola di formazione di Grottaferrata; poi la troviamo nei focolari di Trento, Torino, Bari e Catania. Scrive nel 1963:

“(…) ho scoperto “come ‘ bello e giocondo che i fratelli abitino insieme. Nei primi mesi di focolare ho fatto l’esperienza della convivenza con Gesù Abbandonato (…) nel senso che Dio ha lavorato la mia anima (…) ora mi si è accesa come una fiamma che sento di dover costantemente tenere viva e si chiama Gesù in mezzo”.

Dal 1972 Emilia è a Loppiano dove assume vari compiti a servizio della Cittadella con tanta disponibilità e generosità. Scrive in quel periodo:

Da molto tempo c’è in me questo desiderio e questa preghiera a Dio: di aiutarmi a vedere le cose dall’alto, come Lui le vede, di aiutarmi a intuire qualcosa dell’Amore Suo per noi, più dal di dentro … non voglio distaccarmi più da Lui Abbandonato, soprattutto per ricambiare il Suo Amore.”

È determinata nel suo cammino verso Dio come si nota da questo suo brano di lettera:

“(…) sono al terzo stadio della mia vita e sento che non posso più temporeggiare, tu ci stai insegnando con l’attimo presente che ‘saremo santi se siamo santi subito’!”

Si manifesta una malattia e come conseguenza, progressivamente diminuiscono le facoltà; nonostante ciò la vita del Vangelo è viva in lei; racconta esperienze, comunica quanto vive ed è costante il suo atteggiamento di gratitudine a Dio per aver incontrato l’Ideale dell’unità.

Scrive nel 2018:

quest’anno compio 80 anni, sono in focolare da 56 anni e per me la cosa più importante è sempre stata questa di aver imparato da Chiara Lubich a ricominciare a vivere l’Ideale amando Gesù Abbandonato in ogni situazione incontrata dalle più semplici alle più complesse… e anche a volte, alle più dolorose!”. Pian piano la malattia ha il sopravvento ma Emilia l’accetta senza un lamento, in un “sì” continuo alla Volontà di Dio.

Il giorno prima di partire per la Mariapoli Celeste aveva ricevuto l’unzione degli infermi e l’eucarestia durante la Messa celebrata nella sua stanza, con intorno le focolarine.