07.10.1925 – 14.11.1975 – Focolarino
“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20)
Emilio era nato a Carmignano, vicino a Firenze ed era vissuto per vari anni a Comeana, un paese fra Firenze e Pistoia. Qui, collaborando col giovane parroco, in un clima fortemente anticlericale, riuscì a far impegnare 200 laici nelle associazioni parrocchiali e fondò anche un coro, forte di 40 elementi, nei quali Emilio trasfuse il suo entusiasmo e le sue doti musicali.
Fin da ragazzo, per mantenersi agli studi (le scuole medie e il Conservatorio) suonava e cantava la sera in qualche locale di Firenze. All’età di 27 anni, quando pensava di formarsi una famiglia, avvenne l’incontro che cambiò tutti i suoi piani. Si era alla fine del ‘52 e a Firenze c’era un piccolo gruppo di ragazze e giovani del Movimento dei Focolari, che avevano accolto quella ‘rivoluzione evangelica’ iniziata a Trento durante la guerra. Emilio fu così preso da quella vita che non ebbe esitazioni; capì subito che doveva rispondere ad una chiara chiamata di Dio e così lasciò tutto per seguire Gesù, in una strada che allora era ancora tanto nuova, discussa e così poco tradizionale.
Costituì con un altro focolarino il primo focolare maschile di Firenze e continuò a lavorare in una filanda di Prato. Successivamente Emilio si trovò a fare il segretario di un avvocato, il cuoco, il direttore di cori, l’animatore di convegni e tante altre mansioni: dalle Mariapoli di Fiera di Primiero, dove dirigeva il Coro “Gloria” che incise il primo 45 giri, alla fondazione di Loppiano, con la creazione del primo complesso musicale del Movimento, il Genrosso, o alla responsabilità direttiva del Movimento in Sicilia e Calabria.
Scrivono alcuni giovani che erano con lui fin dagli inizi di Loppiano:
“Emilio ricostruiva sempre per primo i rapporti e conservava la pace e l’unità con tutti.”
“Era una persona che non diceva mai di no. Ho assistito perfino a 12 raduni fatti da lui lo stesso giorno, nel saloncino della vecchia fattoria … “
Le parole della prima canzone del Genrosso ‘Maria’ sono di Emilio che le aveva ‘sofferte’ e ricercate per giorni e giorni trovandone poi la traccia in una meditazione di Chiara sulla Madonna.
Nel ‘68 si concluse per Emilio l’esperienza di Loppiano e si aprì un nuovo capitolo: la guida del Movimento in Sicilia e Calabria. Un focolarino scrive:
“Era uno che lavorava con una intensità così piena, semplice e gioiosa che colpiva tutti. Non si fermava davanti alla fatica e alle difficoltà di ogni genere.”
Oltre alla cura del Movimento Emilio faceva il rappresentante dei libri di Città Nuova. Continua lo stesso focolarino:
“Era dura salire e scendere per le stradette di collina o di montagna, in Calabria, per raggiungere i paesini. Non era così facile procurarsi il guadagno sufficiente per le spese del vitto e del viaggio, così che, piuttosto spesso, si comperava un solo panino per il pranzo e per la cena. Eppure mi ricordo che Emilio era sempre sereno. Non gli interessava tanto il guadagno materiale, quanto creare – e ci riusciva moltissimo – dei rapporti semplici e concreti con le persone … “
Nel giugno del ‘71 ebbe un infarto che lo costrinse a sospendere ogni attività. In una sua canzone inedita, Emilio parla di un ‘gioco divino’, ‘quel gioco che è mistero di amore e di dolore’. Lasciandosi portare per mano, con la mitezza di sempre, a poco a poco, attraverso le prove fisiche e spirituali, penetrava nello ‘spessore della croce’ che è ‘lo spessore della Sapienza’ come dice S.Giovanni della Croce. Passarono così quattro anni di sofferenza, quattro anni di affinamento. Leggendo infatti le brevi noti giornaliere di questi ultimi mesi, ci si rivela la sostanza della sua vita. il Vangelo, l’amore scambievole, l’unità. In una esistenza apparentemente banale, senza compiti e responsabilità di rilievo, ora Emilio ritrovava l’essenziale e si preparava all’incontro finale con Gesù stesso.
Poi rapida, improvvisa e dolorosa la crisi che doveva immobilizzarlo a letto e nel giro di pochi giorni portarlo alla morte.
Sei anni prima Emilio aveva pregato così:
“Credo che Tu sei Amore e voglio solo la tua volontà, ma permettimi di chiederti di non chiamarmi finché non ti ho dato tutta la gloria, compiendo il tuo disegno su di me, come dall’eternità hai stabilito.”