Ennio Bazzini

12.06.1929 – 26.03.2004 – Focolarino sposato
“Se uno mi ama osserverà la mia parola e il Padre mio lo amera e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23)

Dal telegramma di Chiara ai focolari nel mondo:

«II 26 marzo è partito per la Mariapoli celeste Ennio, uno dei primi focolarmi sposati di Firenze, a 75 anni. Aveva conosciuto l’Ideale, insieme alla moglie Anna Maria, anch’essa focolarina. Subito affascinato e coinvolto nella vita dell’Opera, Ennio   – con Anna Maria – è stato tra i fondatori del Movimento Famiglie Nuove della zona, compito per cui già nel 1968 si era trasferito con la moglie dalla sua città a Firenze, dove c’era il focolare. 

Brillante, colto, gioioso, con un grande senso dell’umorismo, Ennio era evangelicamente “mite”, aveva un amore grande per tutti della zona, sempre pronto nonostante le tante prove passate, lunghe e molto dure. Per il focolare è stato un vero dono. A causa delle sue condizioni cllniche le ultimesettimane sono state molto dolorose. Nonostante questo è sempre riuscito a “rimanere nell’Amore” fino all’ultimo. E, prima di partire per il Gelo, ha trovato la forza di salutare con un filo di voce il compagno di stanza. 

È partito proprio mentre era in corso a Castelgandolfo l’incontro di famiglie Nuove, dove tanti sono frutto anche del suo amore. Lascia tre figli: Giovanni, Daniele e Laura che è in focolare a Fontem».

Il fax di Chiara esprime molto bene il dono che Ennio è stato per quanti lo hanno conosciuto. Per la nostra zona e per i focolari dove ha vissuto, è stato una presenza d’amore autentico, soprannaturale, che sapeva sempre andare «al di là» dei dolori e delle difficoltà che trovava.Questo anche per la salute così incerta negli ultimi tempi. In lui è stato continuamente vivo l’amore per lo Sposo, Gesù abbandonato.

Ennio era un vero fratello, un amico e un confidente, con una capacità di ascolto molto grande. Perennemente aperto all’amore, sapeva farsi vuoto di fronte ad ognuno. Aiutava a sciogliere i vari problemi con l’amore e col suo finissimo humour, che gli nasceva in cuore per l’amore verso tutti. Sapeva sdrammatizzare, così, le difficoltà, contribuendo a creare il senso della famiglia nell’Opera.

Pensando a come è vissuto ed a come è «partito», si può affermare che senz’altro era un vero focolarino, uno che conosceva l’arte del «continuare a giocare» ed anche del «ricominciare».

Durante le tribolazioni della sua lunga malattia, non si è mai lamentato. In ospedale – ed è stato un ricovero duro – ogni volta salutava e ringraziava i medici e gli infermieri, anche con le poche forze che  gli erano rimaste.

Tante le esperienze e le testimonianze arrivate, e moltissimi i suoi atti d’amore, squisiti e personali, che ognuno ricorda. Dobbiamo tutti ringraziare Dio per averci dato un «compagno di viaggio» come Ennio.