Francesca Romana Cipollaro

17.06.1935 – 05.03.1998 – Focolarina
“Sono la madre del bell’amore” (Eccl. 24,24)

Francesca era nata a Roma e aveva conosciuto l’Ideale all’inizio degli anni 50; subito aveva   sentito la vocazione al focolare ma per ragioni di salute  non abitava in focolare. Da alcuni mesi, per motivi familiari, si era trasferita a Firenze, dove una malattia fulminea l’ha portata nella casa del Padre.

Ricca la sua  personalità soprannaturale, costruita su una base umana di delicatezza, di garbo nel tratto, di umiltà cristiana che ritiene se stesso l’ultimo. Scrive una focolarina:

“Francesca, una creatura che lascia un segno tangibile in ognuna di noi che abbiamo vissuto vicino a lei. E’ stata un esempio di carità. Non appariva mai, era sempre pronta a mettere in luce l’altro. Non chiedeva mai nulla per se stessa, ma dava sempre tutto. Con lei ci si sentiva sicuri, sapeva dare suggerimenti concreti in ogni circostanza ed era sempre disponibile ad ogni richiesta. Aveva una carità sopraffina, costante, mai improvvisata. La trovavi sempre. Cosa non avrebbe fatto per togliere all’altro ogni preoccupazione. In tutto ciò che faceva c’era l’impronta di Dio. Era sempre nel soprannaturale. Una creatura che certamente non si può dimenticare. Non appariva, dicevo, eppure la sua presenza non è passata inosservata anche da altri. Nei giorni della sua malattia tanti hanno chiesto di lei, bussando anche alla porta del focolare per sapere di più, dispiaciuti ed increduli del precipitare della sua malattia. 

Nelle loro espressioni e nei loro volti si poteva cogliere quanto Francesca abbia amato tutti nella carità. Ho avuto la fortuna di andare da lei in ospedale quando abbiamo saputo del suo aggravarsi. Anche lì, nel suo lettino, è stata sempre nell’atteggiamento di amare gli altri. In un momento in cui abbiamo dovuto lasciare la sua stanza per il passaggio dei medici, l’abbiamo trovata subito dopo in un colloquio profondo con una giovane ricoverata, che ci ha poi confidato la sorpresa di aver incontrato una persona così speciale. Ha voluto sapere chi era, cosa faceva. Francesca stessa le ha parlato dell’Ideale e del suo incontro con Dio lasciandole il desiderio di ritornare per saperne di più.”

Tante cose si potrebbero dire di Francesca che ci ha lasciato in eredità tutta la sua vita! Da un’altra testimonianza:

“Francesca aveva una grande capacità di ascolto, di comprensione. Sapeva farsi uno con chi le manifestava qualche preoccupazione o dolore fisico, facendo sua la sofferenza dell’altro a tal punto che, dopo aver parlato con lei, ci si sentiva ridimensionate le prove, alleggerito il peso che si poteva avere.

Con la carità ricca di tante sfumature, pazienza, delicatezza, rispetto, benevolenza, sapeva considerare le varie situazioni, difficoltà di rapporti o problemi che le venivano confidati. Non si avvertiva mai un giudizio, era sempre nell’atteggiamento di saper trovare una giustificazione, un’attenuante al comportamento dell’altro.

Ho trascorso più volte le vacanze con Francesca. Lei non esisteva per se stessa; qualunque programma, qualunque cosa le andava bene. Era sempre invece protesa  a vedere che le altre riposassero, fossero contente e cercava di scoprire quello che piaceva all’altra…”

Pochi giorni prima della morte, Gis, a nome di Chiara, è andata all’ospedale a trovarla. Francesca ha vissuto questo incontro in modo semplice e solenne nello stesso tempo. Ha partecipato alla messa celebrata nella sua stanzetta d’ospedale e ricevuto l’olio degli infermi e l’indulgenza plenaria in un clima di grande serenità, dove tutto parlava non di morte ma di Vita.