Giacomo Carminati

24.10.1924 – 29.07.2010
“Non la mia ma la tua volontà sia fatta” (Lc 22,42)

Giacomo è tra i “pionieri” di Loppiano, essendo arrivato a dare il suo contributo alla nascente cittadella, già nel gennaio del 1965, all’età di 40 anni. 

Era nato a Filago (Bergamo) nel 1924 da una famiglia numerosa e molto religiosa, ultimo dei figli di Giovanni ed Elena. Il nonno Bortolo, tornato dal Brasile dove era emigrato, ha impresso in Giacomo e fratelli una fede profonda e aperta: due figli e un nipote sono diventati sacerdoti e Giacomo, negli anni ’60, comincia il suo impegno nel Movimento dei focolari.

Gran lavoratore: con il papà e i fratelli mettono su una società di trasporti, poi un’azienda di autoservizi, una carrozzeria. Ma anche uomo impegnato nel mondo sociale, artistico (era un bravo violinista) e religioso (è stato presidente dell’Azione Cattolica del suo Paese), pur in anni difficili come quelli della guerra o della lotta partigiana cui Giacomo ha partecipato.    

Ma torniamo a Loppiano. Negli anni ’65 e ’66 Giacomo, come scrive lui stesso, oltre a seguire lezioni e programmi dei giovani che da tutto il mondo venivano qui a formarsi, continuò a mettere in comune le sue capacità, nella manutenzione delle auto e facendo da autista ai professori che andavano e venivano da Roma e trasportando con il pullman le focolarine a Firenze dove allora lavoravano e il Complesso Gen Rosso nei viaggi per i suoi primi spettacoli fuori Loppiano. Col Gen Rosso l’impegno di guidare il pullman divenne poi stabile dal ’68 al ’76. Venne poi l’apertura della carrozzeria nella quale si impegnò per anni. 

In tutto il suo operare, forte è sempre stata la coscienza che – scrive Giacomo stesso:

“Per miserabile ed infedele che sia Dio un giorno mi ha chiamato irresistibilmente a seguirlo per realizzare il disegno d’amore che certamente ha su di me, nonostante me”.

Filiale e fraterno (si firmava: “tuo figlio e fratellino”) il suo rapporto con Chiara Lubich. Scriveva Giacomo a Chiara nel ’78:

“Questa mia per ringraziarti con tutto me stesso per avermi insegnato, anche con la tua vita, l’Ideale genuino: anche quando l’ombra del dolore, della paura e della solitudine sono la nota più profonda dell’anima e gli ideali umani, pur belli, non hanno più nessun valore, se non quello di fare la Volontà di Dio e costruire un po’ di quella città che vuol essere la città di Maria…”

Scrive Eli Folonari in risposta ad un’altra sua lettera anni dopo:

“Chiara ti ringrazia molto ed è contenta di sentirti aperto e pronto a cogliere le grazie di cui Dio inonda l’Opera. Sa di poter contare sulla tua fedeltà a Gesù e ti augura di poter sperimentare i Suoi doni più grandi”.

In occasione di un suo ricovero ospedaliero nell’agosto del 2004, Giacomo scrive:

“Carissima Chiara, ho scorso in questi giorni di dura degenza ospedaliera, il libro Meditazioni e dal fondo dell’anima, chiaramente, ho sentito che potevo rifare ancora, in modo nuovo, definitivo e totale, la scelta ‘se un’anima si dà sinceramente a Dio…’, nonostante le deficienze e le sconfitte… voglio solo confidare nella sua misericordia e nel Suo traboccante e immenso amore. Poi sarà la materna e dolce presenza di Maria, col suo dilettissimo Gesù, a guidarmi… verso l’incontro struggente e inebriante con Dio”.

Risponde Chiara:

“Ti ho ricordato a Gesù… Sono certa che saprai scoprire l’amore di Dio anche in questa prova, come sempre hai fatto. Grazie Giacomo, di voler offrire tutto per l’Opera. La Madonna ti sia vicina e ti ricompensi per la tua donazione a questa Sua Opera”.

Seguito dalle cure e dall’attenzione dei suoi nipoti e di tanti di noi, e dalle preghiere di tutti, Giacomo ha vissuto con sereno abbandono alla Volontà di Dio questi ultimi mesi seguiti alla delicata operazione alla fine di gennaio.  Chiunque è andato a trovarlo è stato accolto, come racconta Yannick (che lo ha assistito da vicino), “col suo eterno sorriso”. 

Il 9 maggio, lasciando la casa di cura Frate Sole per continuare la riabilitazione a Bergamo, Giacomo ha potuto passare da Loppiano, salutare tanti e partecipare alla Messa qui alla Theotokos. Il tutto in un clima semplice e di festa. “Tornerò fra un mese… se Dio vorrà”, diceva.

La situazione medica ha però reso impossibile questo suo rientro e il 27 di questo mese Redi ha potuto andare su da lui e portargli tutto l’amore la riconoscenza di Loppiano. Racconta Redi:

“Aveva gli occhi chiusi ma ha sentito le mie parole, ha annuito a ogni nome o realtà di Loppiano che gli ho detto essergli vicina con la preghiera, l’unità  e l’affetto. Poi tenendogli le mani ho recitato il rosario e alla fine gli ho detto che gli davo un bacio schioccante sulla fronte a nome di tutti e anche del Gen Rosso. Non si sarebbe più venuti via.”

Nel pomeriggio si è spento serenamente.