Gilda Quartini – Cielo

23.12.1955 – 21.08.1971 – Gen 2
“Ecco l’ancella del Signore” (Lc.1,38)  

Cielo ha raggiunto il Paradiso a soli 16 anni dopo aver irradiato l’Ideale fra tanti giovani suoi amici. Era infatti “capo-guida scout” e aveva conosciuto a fondo il movimento gen, del cui spirito aveva assorbito i contenuti più profondi.

Aveva da poco superato i 14 anni quando un improvviso dolore all’addome evidenziò una forma tumorale ormai molto sviluppata: occorreva operare d’urgenza. Nei suoi giorni di clinica, prima dell’intervento scriveva:

“Maria, voglio essere come te, voglio soltanto dare Gesù al mondo che non crede, che non ama, che non spera. Voglio passare per la croce per essere luce agli altri, per essere Gesù per gli altri. Non devo tirarmi indietro. Perché dovrei rinunciare alla Vita? Io voglio portare un piccolo Paradiso ovunque vado. Perché se io cerco di bruciare l’uomo vecchio ogni giorno un pezzetto, questo morire produce una vita nuova. La fortezza me la può dare soltanto la fede in Cristo crocifisso e abbandonato. Ti prego Gesù, toglimi tutto, ma non togliermi la fede. Fa di me qualsiasi cosa, secondo la tua volontà. E rendimi sempre più forte nell’amare”. “Io mi affido a te nella vita e nella morte, e soprattutto nella morte. Sia fatta la Tua volontà… Io come gen voglio essere una piccola Maria, regina dell’umiltà”. 

E ad una suora della clinica:

“Cerco di sopportare le mie sofferenze come meglio posso avvalendomi dell’aiuto di Dio e dei miei fratelli…”

Più tardi scrive nel suo diario:

“Sono passati ben cinque mesi dall’intervento e come sono cambiata; sono entrata in clinica coi capelli lunghi, abbronzata ,e sono uscita smagrita, con i capelli lunghi ormai ridotti a quattro fili, cianotica e zoppicante. Ma non è stato così della mia anima che invece ha acquistato grandemente. Lo stesso taglio dei capelli mi è costato molto sacrificio eppure anche questo è servito. Ero troppo attaccata ai capelli e quindi non tenevo al primo posto Dio…”

Ad un’amica:

“…In fondo questa malattia è qualcosa che mi purifica sempre di più; la cosa più importante è amare gli altri …”

Dopo alcuni mesi entra in clinica a Roma per un nuovo intervento. Di ritorno scrive ad un’amica:

“… il dolore, per chi ha fede, ha la stessa forza dell’amore”. “…Il mondo non ne vuol sapere del dolore. Perciò lo sfugge e lo dimentica; lo vuole dimenticare. Eppure il dolore ha una funzione paradossale, è il canale della felicità… Ebbene il Dio buono e saggio che non vuole far soffrire, ma che ci vuole santi, ci pensa lui. Ed eccomi qui. Il dolore è una cosa mia e me la tengo cara…”.

Questo secondo intervento rivela un tumore della forma più maligna, diffuso in tutta la zona addominale e Cielo, dopo tre mesi di acuta sofferenza, parte per il Paradiso, offerta dai suoi genitori, che vivono l’Ideale, come un dono prezioso della loro famiglia.

Dei suoi ultimi giorni di vita terrena il suo papà ha scritto:

“Cielo, attraverso la sofferenza, accettata senza un attimo di ribellione come prova misteriosa chiestale dal Padre, con l’aiuto particolare di Maria, della preghiera e dell’amore di tutti i fratelli che si muovono accanto a lei, sta diventando amore puro. La splendida bellezza fisica dei suoi sedici anni  scompare cancellata e deturpata dalla malattia ma la sua anima acquista uno splendore meraviglioso. Cielo ama senza chiedere alcunché di minimo in contraccambio, ma spontaneamente, non ama per sé o perché non può fare altrimenti…”

Chiara, in un telegramma ai genitori, l’ha definita la “prima pietra” del movimento gen qui a Loppiano.