Giovanni Pinosa

17.04.1906 – 03.11.1998 – papà di Diam
“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt.5.8)

Riassumere in poche parole 92 anni di un uomo ‘giusto’ (come dice la Scrittura) non è possibile; questo vuole solo essere un grazie a lui, per lui, per il dono che è stato.

Rimasto orfano molto giovane, dopo essere emigrato dal Friuli in Francia, si trasferì a Torino dove, tra l’altro, lavorò come operaio per molti anni alla Fiat. Anni che rammentava spesso e con soddisfazione.

Sposato con Angela, compaesana e amica d’infanzia, ebbero un’unica figlia.

Quando nel ’65 Marisa, seguendo la chiamata di Dio lasciò i genitori per entrare in focolare, nel dolore di questa separazione papà Giovanni non avrebbe certo immaginato che stava acquistando una famiglia molto più grande.

Taciturno, concreto e schivo, dotato di un grande equilibrio e di un fine umorismo, semplice e solido, saggio e buono, sembrava essere stato formato dalla vita come sono stati formati dal tempo gli elementi della sua terra, il Friuli. Così lo abbiamo conosciuto quando, dopo il terremoto del ’76 che aveva reso inabitabile la sua casa, Chiara  accolse Angela e Giovanni nella Cittadella. Abitavano in una delle casette prefabbricate che ben presto è diventata per tutti ‘ la casetta del papà’. Rimasto vedovo si è reso ancora più disponibile per qualsiasi necessità. Piccole attività che lo hanno reso prezioso a tutti. Quando c’era bisogno di un consiglio tecnico, si andava dal papà. Quando c’era bisogno di legna per ‘l’assado’, si andava dal papà; quando l’orto non dava frutto, si andava dal papà. E lui, con un sorriso paziente e furbo, trovava la soluzione. Ognuno si sentiva accolto e preferito dalla finezza del suo amore e della sua ospitalità.

Ogni anno, un pezzo del suo cuore partiva con le focolarine e i focolarini che andavano per il mondo; erano divenuti ormai la sua famiglia.

I suoi occhi azzurri, puri e trasparenti ci sembra si siano andati sempre più illuminando negli anni, man mano che Giovanni penetrava nella vita più profonda dell’Ideale. Una luce particolarissima li accendeva quando durante le visite di Chiara, papà si metteva ad un lato della strada in discreta e silenziosa attesa di vederla passare. In tanti ricordiamo quel giorno in cui Chiara si è intrattenuta in un breve colloquio con lui, colloquio che è rimasto segreto perché, pur sollecitato, non ha voluto mai rivelarne il contenuto e che fa però trapelare l’intimo rapporto che lo legava a lei.

In questi ultimi anni è stato sempre più provato dalla malattia e affinato dal dolore; chi l’ha assistito può testimoniare quanto solide fossero le sue virtù, quanta pazienza e mansuetudine, quanta intensità di preghiera, quanto desiderio di Paradiso.

Desiderio di Paradiso che ora è stato appagato.