Giuseppe Belli

25.05.1913 – 06.05.1989 – volontario
“Amatevi gli uni gli altri come ho amato voi” (Gv 15, 12)

Padre  di famiglia con due figlie, era stato marinaio, poi in pensione. Per la maggior parte dei suoi anni non era stato una ‘persona religiosa’ nel senso tradizionale del termine; non certo uno assiduo nel frequentare la chiesa. Educato ‘all’antica’, capace di sbagliare nelle sue scelte ma in buona fede, integro e sincero, di un’onestà granitica che toccava tutti e che non era mai venuta meno anche se condita, a volte, di molta severità.

Conobbe il Movimento negli anni ’70 a Loppiano, portatovi quasi a forza dalla figlia più giovane. Lì Dio lo aspettava. Aveva 61 anni.

“In quei giovani, provenienti dai diversi continenti, vedevo circolare una serenità, un amore visibile che mi colpì nel profondo dell’anima… Poi, per me, che ero stato marinaio, abituato alla vita comune di bordo, la cosa mi stupiva molto perché sapevo quanto era difficile vivere anche solamente insieme. E questi come facevano ad essere così sereni, quale era il loro segreto?” 

Comprese subito che esso era il Vangelo vissuto.

“Questo mi ha indotto come prima cosa a volerne sapere di più e, al ritorno a casa, ad acquistare questo Vangelo che non solo non avevo mai letto, ma nemmeno sfiorato. Leggendolo ho subito capito che dovevo cambiare rotta, che non era sufficiente essere onesti per sé, non rubare, non ammazzare, ecc. – parole che erano proprie del mio linguaggio – per sentirmi a posto. Ho capito che invece dovevo essere amore e solo amore per gli altri, per tutti, nessuno escluso. Questo mi portava a un cambiamento radicale nel modo di pensare e di essere.”

Cambiamento che, intorno a lui, in famiglia e fuori, tanti hanno potuto sperimentare.

Giuseppe, nell’Opera, divenne ben presto un volontario, vocazione nella quale le sue doti naturali avevano trovato il binario giusto e si erano sviluppate al servizio di Dio e della società.

La mitezza era andata stemperando la tempra forte del lavoratore, dell’uomo onesto e aveva fatto emergere un cuore nuovo, pieno di accenti, si potrebbe dire, mariani. Prima di tutto all’interno della sua famiglia.

“Sono sempre il piccolo uomo di prima, comunque qualche trasformazione è avvenuta: e cioè il cambiamento totale dei miei rapporti in famiglia.”

Dalla famiglia naturale poi Giuseppe ha allargato il suo cuore alla Chiesa, vissuta nell’ambito della sua vocazione di volontario e a numerose persone di vari strati sociali, dimostrando una grande apertura anche verso chi militava in ideologie diverse dalla sua visione delle cose.

Per anni a Giuseppe è stato affidato il nucleo dei volontari di Massa Carrara, compito che ha svolto con mitezza e radicalità evangelica.

Nel dicembre dell’88, Giuseppe si è sentito male e i medici gli hanno consigliato un intervento. All’ospedale si è subito manifestata la gravità di una malattia giunta ormai alla fase terminale. Giuseppe ha continuato ad essere felice “avvolto” ripeteva “da una grazia speciale”. Si avvicinava il periodo culmine del suo ‘Santo Viaggio’.

Quell’anno la Mariapoli si svolse proprio a Massa Carrara. Giuseppe volle mandare anche la sua iscrizione. Poiché la figlia tardava a compilargli la scheda, Giuseppe – nei momenti di lucidità – continuava a chiedergliela. E poi :

“Metti dentro la spesa completa della Mariapoli; dobbiamo dare sempre tutto. Poi scrivi che non potrò essere presente fisicamente, ma lo sarò spiritualmente e che desidero che il mio posto sia preso da chi non ha soldi.”

Due giorni prima di raggiungere la Mariapoli Celeste, sentendosi improvvisamente bene, Giuseppe ha avuto la forza di dare l’addio ai suoi. Alla moglie che piangeva: “Ma cara, è per poco tempo, fra poco ci rivedremo”. Ha chiesto perdono alle figlie per la sua severità e poi ha chiesto loro un regalo e cioè di essere sepolto a Loppiano e che la sua Messa fosse come una festa.

Dopo aver detto il rosario per le intenzioni dell’Opera e della Chiesa si è addormentato per sempre, lasciando impresso il ricordo del suo sorriso.