Lidia Fortini in Giannettoni

12.11.1901 – 14.03.1998 – mamma di Umberto
“Ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede.” (2 Tm 4,7)

Lidia, mamma di Umberto, ha vissuto nella Mariapoli di Loppiano ventisette anni. Intelligente, simpatica, di un’arguzia tutta toscana, era benvoluta da tutti ed ormai una presenza caratteristica per i suoi ultra novant’anni portati con una virilità particolare. Cosa dire di lei?

Era una madre e questo dice tutto. I suoi figli e nipoti ed anche altri ne hanno sperimentato l’affetto e quindi le ansietà, le premure, le attenzioni, la generosità, lo spirito di sacrificio.

Era una donna forte. Provata dalla morte del marito durante la guerra, ha saputo allevare tre figli maschi e far fronte al grande dolore della morte di uno di loro buttandosi fuori ad amare, trovando una ragione di vita nel sentirsi utile agli altri figli.

A Loppiano ha visto passare generazioni di focolarini e ricordava perfettamente tutti. Uno di noi che non la rivedeva da vent’anni, incontrandola recentemente temeva che non lo riconoscesse e si è stupito quando Lidia, oltre a riconoscerlo, si è ricordata di episodi che avevano vissuto insieme quando lui era a Loppiano.

Negli ultimi giorni, mentre si avvicinava la conclusione della sua vicenda terrena, lucida anche se impossibilitata a parlare, esprimeva con lo sguardo la sua adesione alle preghiere che si facevano attorno, preparandosi così con consapevolezza al grande incontro.

Dopo la sua partenza Chiara ha inviato a Umberto un telegramma in cui dice:

‘Unitissima profondo dolore partenza al Cielo tua carissima mamma che ho particolarmente seguito nei suoi ultimi giorni con la mia preghiera, offro per lei suffragi e sono con te nel Risorto.’

Un giovane di Loppiano che ha avuto modo di conoscere da vicino Lidia per vari anni le ha dedicato una poesia di cui riportiamo uno stralcio:

“Picchettio leggero alla finestra
occhietti vispi in un capino di piume;
saltelli nervosi di chi attende
la mano amica che sempre si apre.

Sole caldo tra i fiori del prato
tende abbassate ed occhi semichiusi:
occhi profondi che per anni
hanno scrutato il volgersi della vita…..

E inverni, estati e nuove primavere
in un turbinio di volti e di stagioni;
passo veloce e mano sempre in moto
per un cammino pieno, forte e generoso.

Un colpo di vento s’infila tra le tende
tace d’incanto ogni altro suono intorno:
Riparte in volo il passero in attesa
ma nel cielo azzurro non arriva solo.”