Luge Young Lee

17.11.1956 – 26.12.1998 – Focolarina
“Ecco, io vengo per fare la Tua volontà” (Eb 10,9)

Luge, Young Lee, ha raggiunto la Mariapoli Celeste dopo un anno e mezzo di malattia. E’ la prima focolarina dell’Asia partita per il Paradiso. Il suo nome nuovo significa ‘Luce di Gesù in mezzo’.

Quinta di sette figli, nasce a Kwangju, nel sud della Corea, in una famiglia cristiana, molto unita. Riceve un’educazione profonda, che l’aiuta a crescere serena e aperta agli altri, nonostante la timidezza. A 16 anni, rispondendo ad una sorella che le chiede cosa farà nella vita, dichiara che la sua vita la vuol spendere per qualcuno, qualcuno che non la deluderà. All’Università ha tanti amici con cui condivide viaggi, sport, discoteca, sperimentando però la delusione per rapporti non sinceri. Si chiude allora in se stessa, cercando la propria perfezione, senza che però ciò le dia gioia.

Nel ’77 attraverso una compagna conosce il Movimento; trova nel focolare la ‘casa’ nella quale Dio la chiama a donarsi a Lui.

“Dico alla mamma la mia scelta. Per lei è un colpo, ma subito mi dice: ‘Vengo alla Mariapoli (che si teneva in quei giorni), devo sapere almeno dove vai’. E’ rimasta subito profondamente colpita, tanto che ora è una volontaria”.

Nel marzo 1982 entra in focolare a Seul. Qui trascorre 13 anni. Mette a frutto per il Regno di Dio i molti talenti da Lui ricevuti. Ha un dono particolare per tradurre in coreano le parole di Chiara. Lavora con grande professionalità per Città Nuova coreana. Le sono affidate le gen 3, le suore, le focolarine che si preparano ad entrare in focolare: con tutte instaura rapporti profondi e soprannaturali, portando copiosi frutti per l’Opera. Vive nel distacco totale. Non possiede nulla per sé, ma utilizza con grande cura ed amore quanto le è affidato.

Nel 1995 lascia la Corea per frequentare la scuola di formazione a Loppiano e poi a Montet. Nella primavera del 1997, a Montet, Gesù Abbandonato non tarda a manifestarsi con un amore speciale attraverso la malattia. Iniziano gli accertamenti e poi la chemioterapia.

Dall’ospedale scrive:

“Mi vengono naturalmente vari pensieri, anche del futuro. Ma è molto più forte la convinzione che è Dio a portarmi per il mio bene dove Lui vuole, anche con questa nuova esperienza inaspettata. (…) Sperimento più che mai la forza, il sostegno di Gesù in mezzo. Non posso non andare avanti”.

Le cure sembrano fare effetto, e Luge riprende un po’ le forze. Il 30 agosto:

“I medici sono contenti di come il mio fisico ha risposto alla chemioterapia. (…) Ma di tutto questo periodo sento fortemente che Dio mi sta facendo un dono preziosissimo. Mi ha aperto di più gli occhi all’ldeale: all’amore di Dio, a Gesù in mezzo, a vivere I’attimo presente e all’amore dell’Opera. Nessuno potrà togliere da me la fede in quelle parole: “Tutto coopera al bene per quelli che amano Dio”.

Nell’aprile 98, però, c’è una ricaduta. Luge stringe ancor più il rapporto di unità con Chiara, che la segue passo passonell’ultimo tratto del suo Santo Viaggio. Scrive a Chiara:

“(…) Proprio in questi giorni, facendo meditazione, mi è sembrato di conoscere di più Gesù abbandonato, che non è altro che l’amore. Una verità di cui tante volte ci hai parlato. Eppure, mi sembrava di averla capita per la prima volta: per vivere Gesù abbandonato devo essere amore, non avere niente, niente per me, per avere quella pienezza d’amore per Lui, e per Lui amare tutti gli altri. Questa coscienza mi ha dato una grandissima pace e gioia. Tanto che la ragazza che pulisce la stanza ogni mattina, oggi mi ha detto sorridente: ‘Ti vedo tutta nella beatitudine, sei cosi serena, in pace. Brava!’. Nella piena adesione alla volontà di Dio nell’attimo presente, tua Luge”.

Chiara le risponde:

“Mi ha dato dolore sapere della tua ricaduta nella malattia, e subito con te ho detto un nuovo ‘si’ a Gesù abbandonato. (…) Sì, Luge: lo Sposo che tu hai accolto con tutto I’amore, ha voluto subito ricolmarti del Suo e risplendendo in te il Risorto, anche altri hanno potuto godere della sua luce. Ti sono grata per la testimonianza dell’ldeale che hai dato e stai dando agli altri con la tua vita .(…) Chiara”.

Il 23 dicembre Luge incide un saluto per Chiara:

“Ciao Chiara, prima di tutto vorrei ringraziarti per I’amore così immenso e personale per me, anche attraverso le telefonate e poi vorrei ringraziarti per il collegamento ‘perfetta letizia’: questa volta sembrava proprio per me. Vivendo questo diventa tutto un gioco e la vita diventa anche semplice, perché ogni cosa non si vede al negativo, ma subito si trasforma in gioia. Grazie per questa vita che tu dai sempre. Ogni volta che sento un po’ di notizie della tua vita io godo di tutto e continuo a vivere per te”.

Il 25 dicembre le focolarine del suo focolare sono con lei, per festeggiare il Natale. Si celebra la messa e le Letture sembrano scelte per l’occasione: tutto parla della luce di Gesù che viene ad illuminare il mondo. Luge segue tutto con grande solennità. Riceve con gioia l’unzione degli infermi. E dopo la comunione pare sprofondata in Dio. II Patto di unità con le focolarine sigilla questo Natale. Scrivono le focolarine:

“Durante tutto il tempo vissuto con Luge abbiamo sperimentato cosa vuol dire essere l’amore, piuttosto che amare. E questo fino alle ultime ore della sua vita, quando ha ringraziato l’infermiera che concludeva il turno di lavoro, ha salutato il medico, la signora delle pulizie, con un amore personale che colpiva profondamente tutti. Le ultime ore sono state particolarmente sacre. Dopo aver chiesto a Maria che addolcisse questo passaggio alla vita vera, alle 18.30 le abbiamo detto che Chiara era Iì con lei, che aveva ascoltato la mattina la sua incisione e ne era stata contenta. Abbiamo I’impressione che Luge abbia atteso questo saluto di Chiara per poter partire, dopo dieci minuti”.

Serenamente e dolcemente, con la gioia nel cuore, come sempre ha vissuto. Se volessimo definire con una parola la sua vita, essa appare come un unico atto d’amore, disteso nel tempo.