Luigi Bigoni

05.11.1943 – 02.05.1993 – Famiglie Nuove
“E noi abbiamo creduto all’amore” (Gv 4,16)

Luigi era venuto a Loppiano nel 1965 con suo fratello Giommi per la costruzione della nascente cittadella. Giusi, la moglie, ce ne parla:

“Nel 1966, appena sposati, Luigi aveva 24 anni ed io 21, sono venuta anch’io qui. Era molto duro all’inizio, essere lontani dal nostro paese, dai parenti, senza casa propria, Loppiano era tutto un cantiere… Luigi era di poche parole e di fatti concreti. In tutti questi anni non ricordo che sia mai uscito di casa senza che non fossimo in armonia: se c’era stato qualche disaccordo prima di uscire per il lavoro voleva che ci fossimo riconciliati. Con i figli, poi, aveva sempre tempo e pazienza. A volte tornava stanco dal suo lavoro, ma si sedeva ancora a giocare a carte con loro”. 

Infaticabile, lavorava con grande passione mettendo tutto se stesso. Dietro una facciata che poteva sembrare un po’ ruvida, si nascondeva una persona di grande lealtà, semplicità e amore al bene.

“L’anno scorso – racconta sempre Giusi – per la prima volta nella nostra vita, per il 25° di matrimonio, abbiamo fatto insieme un viaggio a Lourdes; ci sono stati momenti molto belli tra di noi. Ripensandoci ora, sembra proprio che la Madonna ci volesse preparare a quello che poi è successo”.

Dopo qualche mese la scoperta di un grave tumore in fase avanzata dà inizio ad un periodo tutto nuovo nella vita di Luigi e della sua famiglia.

“Sono stati straordinari questi mesi! Fin dall’inizio abbiamo saputo della gravità del male, ma sembrava che Dio, nel suo amore, ci dosasse il dolore giorno per giorno, dandoci insieme la forza per accettarlo ed anche di preparare i nostri figli”.

Affioravano in lui sentimenti ed intuizioni prima quasi insospettati, insieme ad una più attenta sensibilità ai valori dello spirito: spesso parlava di Gesù e di Maria come si fa di persone presenti..

La domenica delle Palme, Luigi e la sua famiglia erano a Bergamo. Lui voleva salutare i suoi familiari e soprattutto riconciliarsi con una persona con la quale aveva avuto una discussione anni prima: nel vederlo così sereno i parenti non credevano che fosse pienamente cosciente del suo stato di salute. La sera del primo maggio, quando niente lasciava prevedere che quella notte sarebbe stata l’ultima, ha ripetuto a quanti andavano a visitarlo il suo desiderio che la presenza di Gesù fosse sempre viva fra noi. Luigi non era il tipo di usare espressioni simili, ma quella sera l’ha detta per ben tre volte. A mo’ di saluto.

Ora come scrive Chiara nel suo telegramma alla famiglia, la cittadella ha in lui “un altro protettore in Cielo.”