Manuel Manolo Barreiro Molino

04.03.1941 – 27.02.2020 – Focolarino
“In questa vita vi sono tre virtù: la fede, la speranza e la carità, ma la più sublime di tutte e tre, è la carità (1 Cor 13,13)

Manolo, Manuel Barreiro Molino, nasce in Spagna nel 1941 e non ha un’infanzia facile. Quando muore il papà, la mamma rimasta vedova e in grande povertà, decide di trasferirsi con il figlio e la sorellina Maria in città a Barcellona. Manolo comincia a lavorare presto per sostenere la famiglia e già a 14 anni è apprendista falegname, imparando bene questo mestiere e specializzandosi in una scuola serale che frequenta con tenacia dopo le dodici ore di lavoro giornaliere.

Ripercorriamo insieme qualche tappa della sua vita tenendo come filo conduttore una sua lettera.

“Ho avuto la fortuna di trovare un gesuita che mi incantava quando parlava di Dio. Con lui sono andato a Manresa a fare gli Esercizi Spirituali di S. Ignazio che, credo, mi abbiano preparato all’incontro con l’Ideale che è avvenuto nel 1962 a Barcellona. (…) Rimasi molto sorpreso per quello che accadde dentro di me: evidentemente la presenza del Risorto in quella riunione mi orientò a un deciso cambiamento di vita”.

E continua:

“Nel ’64 ho letto su Città Nuova spagnola (che portavo sempre con me) un articolo sulla cittadella di Loppiano, dove si diceva che ‘giovani di tutto il mondo cercavano di vivere il Vangelo 24 ore su 24’. Questo mi attirò molto e chiesi di farne l’esperienza. Sono arrivato a Loppiano nell’ottobre del ’65 … Tutto per me era nuovo e bello”. Manolo resta affascinato dal focolare, anche se in un primo momento pensa che questa scelta di vita non sia per lui perché non aveva studiato. “Poi – prosegue – ho trovato la luce per capire che non erano necessarie persone preparate, ma pronte a dare la vita, a morire per gli altri, amando attimo per attimo. Ero entusiasta di fare la Volontà di Dio, per me erano i primi passi nell’unità”.

Ben presto Manolo scopre di avere una salute fragile. “Ma la luce del carisma mi ha rinnovato fino alle radici e ai primi veri dolori tutto mi è sembrato un progetto d’amore di Dio per me”. A momenti di gioioso e generoso slancio, si alternano periodi difficili per la salute e un giorno confida a Chiara che non sempre riesce ad amare Gesù Abbandonato.

Nei vari focolari nei quali ha vissuto, prima a Barcellona e poi a Madrid, era sempre al servizio con la sua tipica semplicità e concretezza di operaio. Nel ’78 viene chiamato a Loppiano per prendere la responsabilità della falegnameria al posto di Giacomo Molignoni.

L’amore delicato, sincero, gioioso e “simpatico” di Manolo conferma come lui ha ben incarnato la Parola di Vita: “In questa vita vi sono tre virtù: la fede, la speranza e la carità, ma la più sublime di tutte e tre, è la carità” (1 Cor 13,13). Anche in questi ultimi anni non facili, avvicinandolo, si avvertiva nei suoi sguardi, nei suoi silenzi, fino all’ultimo respiro un’accoglienza, una presenza di Dio, proprio come dice il suo nome Manuel: “Dio con noi”.

Scriveva nel ’78:

“Ho chiesto a Maria che dia la grazia per me e per tutti dell’Opera di consacrare la nostra vita a Gesù Abbandonato. Che la mia vita sia per la gloria di Dio, per l’Opera, per la Chiesa e l’umanità”.