Maria Antonietta Antonelli

19.09.1931 – 23.10.2021 – Focolarina
“Se tu conoscessi il dono di Dio…” (Gv 4,10)

Maria Antonietta è nata a Bisenti (Teramo) il 19 settembre 1931, primogenita di quattro figli, una sorella e due fratelli.

Antonietta e Anna Maria Pantanelli, due sorelle focolarine di Pistoia, raccontano come Maria Antonietta è venuta a contatto con il Movimento: “Eravamo amici di famiglia perché i nostri rispettivi papà lavoravano come geometri al catasto di Pistoia, quindi le mamme erano grandi amiche e ci frequentavamo spesso.

La famiglia di Maria Antonietta era originaria dell’Abruzzo ed erano venuti a Pistoia, per lavoro. Maria Antonietta era la più grande dei figli, già lavorava come assistente sociale e loro la vedevamo un po’ distante…

Racconta la sorella Tina:

Annamaria ed io le parlavamo del Movimento ma lei si sentiva interessata solo al suo lavoro e non sentiva necessità di altro. Fu successivamente, attraverso un nostro parente, che ha iniziato a frequentare il focolare di Firenze fino a sentire la vocazione al focolare”.

Nel ‘93 parlando ad una scuola di focolarine lei stessa racconta:

Io non conoscevo Chiara, né sapevo come era una chiamata di Dio e quasi quasi, per dire la verità, Dio non tanto lo conoscevo. Io vengo da un ambiente laico, sì, c’era una cultura cattolica nella città, però io più che la cattedrale meravigliosa e le chiese stupende della città… però un giorno che andai in focolare a Firenze per caso, io non conoscevo niente, rimasi colpita, tanto che avevo l’impressione che da quelle mura del focolare, venisse fuori una luce, questa dimensione di vita, questo spessore spirituale sembrava quasi venisse fuori dalle pareti…”

Così nell’anno successivo, il 30 dicembre ‘61 scrive a Chiara:

L’anno scorso quando ti conobbi, tu mi facesti scoprire Gesù, la Vergine, la Chiesa. Dopo pochi mesi dall’aver iniziato a vivere l’Ideale nel febbraio ’61, e precisamente il giorno delle Ceneri, sentii la chiamata di Dio a consacrare la mia vita a Lui. Ed è nell’Opera che voglio servirLo e per questo nostro Ideale offro a Lui la mia vita, perché sopra di me si possa manifestare completamente tutta la sua volontà e possa servirsi di me come Lui vuole…”

Nel 1963 è alla Scuola di Formazione a Grottaferrata e dal ’64 al 72 in Lussemburgo. Primi anni non facili, non conosceva la lingua, il clima era diverso, c’era nebbia, faceva tanto freddo…

Il 19 aprile’64 lei scrive

Ho cominciato a scalare una montagna, la cui cima si confonde con Dio. E man mano che salivo, amando G.A., mi irrobustivo spiritualmente; una roccia e poi un’altra e Maria Desolata diventava con G.A. un’unica realtà. … Ho capito che il Focolare ha valore nella misura in cui, raccolta in Dio, durante il giorno amo chi mi passa accanto. Il Focolare è come una porta attraverso la quale vado nel mondo e attraverso la quale, alla sera, mi ritiro da esso

Dal 1972 al 984 è in Belgio come responsabile del Movimento.

In questo periodo intesse una intensa corrispondenza con Dori Zamboni, una delle prime compagne di Chiara, che la incoraggia, la stimola a generare sempre Gesù in mezzo, a vedersi nuove ogni mattina, a comunicare l’Ideale “senza ammaestrare nessuno”, ad avere una intensa vita interiore

Negli anni 1984 -1986 è con Graziella de Luca, un’altra delle prime compagne di Chiara, al Centro delle focolarine è di questo periodo un suo diario in cui scrive: “… scartare dal cuore tutto quello a cui sarei tentata di dare valore. Oggi essere carità pura e vivere seriamente il Santo Viaggio” (12.2.86)

Dal 1987 è a Loppiano e aiuta Renata Borlone (che è nei suoi ultimi anni di vita) nella formazione delle focolarine. Dal 90, poi per 13 anni è con Luisa Gennaro, sua compagna nella scuola di formazione del ’63 e ora nuova responsabile della Cittadella. Scrive Luisa:

mi ha introdotto, insieme ad altri, nella complessa vita di Loppiano: le varie Scuole e realtà e, non ultima, la bellezza della natura in cui è immersa la Cittadella. Nella sua spiccata originalità aveva un gusto estetico particolare che metteva, con frutto, a servizio di Gesù in mezzo.
Un aspetto da tutte noi apprezzato era la sua abilità con i fornelli! Personalmente ho imparato a gustare tanti piatti della cucina toscana che ho potuto condividere anche con ospiti di passaggio”.

Trascorre sette anni nella Mariapoli Romana prima di ritornare nuovamente a Loppiano nel 2012. Le condizioni di salute le richiedono un focolare assistito.

Maria Antonietta parlava poco, sapeva amare in silenzio senza farsi notare, ma non mancava occasione di far arrivare il suo grazie con un bigliettino: ad una focolarina che era andata a tagliarle i capelli: “dalle tue mani si sente che sei un’artista, sii grande per il tuo Sposo, e lo puoi!” Ad un’altra: “posso assicurarti solo e sempre Gesù in mezzo”.

Le focolarine che vivevano con lei hanno espresso così il loro ricordo di Maria Antonietta:

 “Ricominciava subito, con quei bigliettini che scriveva, bastava con quello, lei rispondeva così, si rompeva l’unità e dopo pochi minuti lei veniva con un bigliettino e chiedeva scusa, diceva “teniamo Gesù in mezzo”…, o quando facevamo qualcosa di buono da mangiare, lei veniva e metteva in tasca un bigliettino. Lei non parlava, ma faceva

Un’altra “Era sempre attenta a Doni, c’era un rapporto con lei, soprannaturale, di poche parole, essenziale, ma c’era”. E poi: “lei si rendeva conto delle situazioni. Si sedeva accanto a me, ed era premurosa per una cosa, l’altra. Era sempre lì, nell’unità.” Ancora: “Il solo sorriso ci dava forza, non avevamo bisogno di parole, ma si sentiva l’unità”. Un’ultima testimonianza: “Era una vita piena la sua. Tante volte era nel silenzio, ma sentivi che era un silenzio pieno, vitale”.