Maria Brignoli in Balduzzi

06.05.1932 – 31.10.2005 – Volontaria
“Credis hoc?” (Gv 11,26)

Meno di un mese fa, l’8 ottobre, eravamo in questo stesso Santuario per festeggiare i 50 anni di matrimonio di Maria e Luigi, insieme ai figli Mite, Maras e Barbara, e a tanti parenti vicini e lontani, oggi tutti qui presenti.  Negli occhi e nel cuore tornano tanti attimi di quella giornata nella quale, commentava Maria, ci eravamo sentiti “tutti avvolti dalla Madonna”. In quella circostanza, Maria e Luigi hanno voluto scrivere a Chiara Lubich qualcosa del cammino della loro vita “per leggervi – dicevano – con te e in te il filo d’oro dell’Amore di Dio”.  

Ci lasciamo guidare, allora, dalle loro parole:

“L’idea di formare una famiglia era il desiderio e lo scopo della nostra vita, ma dopo i primi anni di matrimonio, con l’arrivo dei figli, l’abitazione non più idonea per la famiglia e l’economia un po’ tesa, il nostro rapporto piano piano si era incrinato: ognuno si richiudeva in se stesso… 

Un giorno un amico ci parlò di alcuni giovani che cercavano di vivere il Vangelo. Incuriositi e attirati da queste idee partecipammo alla prima Mariapoli di Merano, nel 1964, e incominciammo a vivere quel poco che avevamo capito e a poco a poco il nostro rapporto si ricostruì. 

Nella primavera del 1968, in un momento particolare, abbiamo sentito dentro come se la Madonna ci chiedesse di lasciare tutto per venire a Loppiano a costruire la Sua città nella quale viviamo tutt’ora con i nostri tre figli e le loro famiglie.

Vorremmo dirti il nostro immenso grazie per questa vita trascorsa nella Mariapoli, ma non ci sono parole adeguate. Sentiamo nell’anima di aver vissuto un bene straordinario nelle gioie e nei dolori anche fisici che, offerti in modo speciale per te, hanno portato tanta felicità nella nostra vita”.

La relazione con Chiara, sentita sempre viva come coppia  e come famiglia, ha caratterizzato anche il cammino personale di Maria, come testimoniano varie lettere.

Nel ’75 Maria ringrazia Chiara della pace che aveva sperimentato davanti all’annuncio di una delicata operazione e le scrive:

“… grande pace e tanta calma che, Chiara, venivano dal sentire tanto forte la tua presenza in quel momento. Ceto è frutto anche delle preghiere che tu fai ogni giorno per ciascuno dei tuoi figli. Grazie Chiara. Tu sei veramente la nostra mamma.”

Chiara, che le aveva subito inviato un telegramma, le mandò poi una frase del Vangelo quale luce per i suoi passi, una “Parola di Vita” che la accompagnò in ogni attimo: “Credis hoc?” (Credi tu questo? – Gv 11,26).

Nel gennaio 2005, dopo l’annuale incontro delle volontarie a Castelgandolfo, Maria ringrazia Chiara

“per l’immenso dono che è stato riscoprire la realtà di Gesù in mezzo”.

E aggiunge.

“Sono stati giorni di paradiso, accompagnati sempre dalla tua presenza e per questo vorrei ringraziarti anche per tutti questi anni nei quali continuamente mi sei stata accanto qui in questa città della Madonna”.

In diverse lettere Maria dona la sua esperienza nei momenti di malattia e dolore dei quali, normalmente, non parlava. La sua serenità e forza nell’affrontare situazioni anche delicate, senza mai lamentarsi, hanno radice in una profonda scelta di Gesù abbandonato che sulla croce grida “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” e che poi si riabbandona al Padre.

“… E’ Gesù abbandonato che mi viene a visitare – scrive nel 1994 – e solo a Lui voglio fare festa. Prego la Madonna che mi aiuti ad accettare ciò che Lui vuole”.

E anni prima, nel 1975:

“…. quanto ho visto necessaria l’esperienza del dolore personale, perché veramente unica per spalancare le porte del Regno!”.

Scrivendo ad una persona che si trovava in un momento di dolore:

“Dobbiamo avere una grandissima fede e credere che Dio ci è Padre e ci ama immensamente… e se noi riusciamo ad amarlo, anche in questa oscurità, in questo non sentire il Suo amore, in questo non capire…., ma crediamo al Suo Amore di Padre e gli restiamo fedeli, troveremo tutta la luce, tutta la pace, tutta la vita”.

Nel 2000, raccontando un nuovo delicato ricovero e intervento al cuore, Maria sottolinea il suo strettissimo rapporto con la Madonna:

“Il 15 agosto, giorno di Maria Assunta, mi trovavo in un letto d’ospedale con l’animo sospeso…”

e poi

“Il 22, festa di Maria Regina dovevo fare l’esame alle coronarie… ma ad un certo momento il sondino che andava al cuore si inceppò. Cominciarono ore di tentativi sempre più vani, durante i quali l’anima era molto serena e abbracciavo sempre di più Gesù abbandonato e Maria Desolata, offrendo tutta la mia vita per la Chiesa e per l’Opera di Maria…”.

Anche la scelta di lasciare tutto e venire a costruire la Mariapoli, come abbiamo letto all’inizio, era legata, potremmo dire, ad una chiamata della Madonna alla quale Maria e Luigi avevano risposto con grande generosità. Non sempre era stato facile, soprattutto i primi anni, quando di questa “città di Maria”, si vedevano soprattutto campi e fango. Ma Maria ha vissuto la sua Parola di vita, ha avuto fede, si è lasciata guidare dalla Madonna e ha gioito particolarmente quando a Lei è stato dedicato questo Santuario:

“Mi pare quasi una Sua risposta – confidava giorni fa – una risposta d’amore della Madonna al nostro piccolo sì detto a Lei nel venire qui”.

Il grande amore per Loppiano, che con altre famiglie e il primo gruppo di focolarine e focolarini hanno contribuito a fondare fin da quella che possiamo definire l’epoca dei “pionieri”, ha accompagnato Maria in tutti questi anni. Impegno, il suo, innanzitutto di

“vivere in prima persona, nel quotidiano, con quanti incontro, costruendo con ognuno un rapporto d’amore e chiedendo allo Spirito Santo che ci illumini perché si possa attuare nella città ciò che Dio ha pensato”.

Un impegno sigillato da quel Patto dell’amore reciproco che con Chiara si fece nel 1980 e che, scriveva Maria, “ci ha rese più responsabili nel vivere tutto l’Ideale qui nella cittadella”. Un impegno che Maria ha continuato anche nei momenti meno facili, anche quando le forze diminuivano un po’, sempre con un servizio silenzioso e nascosto. In tanti l’hanno vista arrivare puntualmente nelle loro case portando l’Eucaristia agli ammalati, o per un semplice saluto ed aiuto.  

In questi ultimi anni, saputo che in un’attività de la cittadella c’era bisogno di una mano, è stata la prima ad offrirsi perché “voglio continuare a fare qualcosa di bello per Loppiano”. “Vado avanti!” rispondeva con un sorriso quando qualcuno la vedeva un po’ stanca, ed era sempre la prima ad accogliere chi arrivava nuovo o a condividere frutta o dolci portati da casa. Dai tanti fatterelli grandi e piccoli che stanno arrivando su di lei, spesso ritorna il suo essere “donna del Vangelo”. Anche col suo fare scherzoso, non era raro che si rivolgesse a chi le era vicino con frasi del Vangelo, segno di quanto quelle Parole fossero parte della sua vita.  

La scorsa settimana nel suo incontro (di nucleo) con altre volontarie, comunicando che non stava tanto bene, aggiungeva come sentiva importante prepararsi alla partenza per il Cielo e che voleva –come diceva Luminosa, una focolarina, poco prima di morire – “continuare a giocare”, facendo la volontà di Dio ogni attimo.

Ascoltando nella Messa di ieri il Vangelo delle Beatitudini, era spontaneo pensare a Maria, alla sua mitezza, alla sua umiltà, alla sua concretezza e ringraziare Dio per questa sua figlia che certo sarà stata accolta lassù quale serva fedele che ha creduto e vissuto.