Mario Pardi

27.03.1957 – 03.03.1996 – Focolarino sposato
“Non voi avete eletto me, io ho eletto voi”. (Gv 15,16)

Voleva essere sepolto  qui nel cimiterino di Loppiano perché “nella città di Maria si è sempre vivi”, diceva. E voleva una festa dopo la sepoltura, che vedesse insieme tutti i suoi amici, da quelli del Movimento dei focolari agli artisti, attori, registi, musicisti con i quali aveva lavorato e condiviso la sua vita di uomo di spettacolo. E festa anche per i bambini, perché potessero cogliere in questo momento di dolore e di grazia il profondo mistero della vita che continua dopo la morte. Diceva Mario:

“I bambini capiscono basta parlare loro per metafora… le favole spiegano tante cose…”

Redi, suo amico, così l’ha ricordato:

«Dopo parecchio tempo in cui mi giungeva ogni tanto solo il suo nome, due annifa ho avuto la sorte di rincontrarlo a Trento. L‘avevo conosciuto negli anni ‘70… Ricordo il volto radioso di questo ragazzino dai grandi occhi volitivi e sognatori ad un tempo; ricordo la sua tempra di leader, che non ha mai deposto; ricordo soprattutto il suo sorriso radioso e la sua voce scandire con la forza e la freschezza dell‘età, l‘Ideale che lo aveva affascinato: Dio; sulla scia di Chiara e di tanti gen che in tutto il mondo volevano portare l‘unità.

Poi il fascino dell‘arte, della musica, del cinema, del teatro; i suoi studi, la sua ricerca, il suo lavoro che amava conpassione e al quale dava tutto se stesso; il distacco dagli amici con i quali aveva condiviso fino ad allora quel grande Ideale che invece di librarlo in alto gli sembrava che in qualche modo lo imprigionasse. La bellezza, una sete dibellezza mai sopita dentro e ricercata dietro ogni angolo e in ogni rapporto. E con essa una ricerca di autenticità, sincerità, di fedeltà a se stessi, di giustizia, di verità che, ogni tanto, gli sembrava di vedere, là davanti: correva per prenderla anche a costo di inciampare e di cadere.

Poi la nascita della sua nuova famiglia. Una tappa vissuta a due, con Simonetta, intensa, come intense sono tutte le sue cose.

Ma la Luce del primitivo ideale, “Quella Luce“, aveva creato dentro di lui spazi così ampi che solo l‘infinito poteva colmare. E se era lui a cercare bellezza e verità, Quella Luce andava, invece, in cerca di lui. E l‘ha trovato. Suona nuova, dunque, vera, la frase del Vangelo che Chiara gli aveva consegnato da ragazzo perché gli facesse da guida per l‘intero arco della sua vita: “Non voi avete eletto me ma io ho eletto voi“.

E così si sentiva in questi ultimi tempi dopo la scoperta della grave malattia. Eletto e amato. Ritrovato. Un mese fa mi disse:

”Non voglio più essere solo un collaboratore esterno, voglio essere dentro. (…) Dentro, nel cuore di quest‘Opera, il focolare, fonte dell‘unità“.

Per questo, due giorni prima della sua partenza, il focolare di Trento s‘è trasferito nella stanza n.10 dell‘ospedale di Bussolengo. E lì Mario ha rivelato qualcosa del segreto che lo abitava da giorni: il suo rapporto con Gesù Abbandonato.

In una splendida lettera a Chiara pochi giorni prima di morire, Mario fra l‘altro scrive:

”Oggi un‘altra magnifica giornata illuminata gratuitamente per me che sono Amato… forse Gesù mi chiama e quindi ci chiama. Sì Chiara, questo puntosi è confermato in me ieri (spero non sia un‘eresia): quando uno ”passa di là”, in qualche modo che non so,“passano” anche i fratelli uniti a lui… passano di là con me tutti quei fratelli che hanno incontrato Dio crocifisso e abbandonato, l‘hanno abbracciato, hanno concluso l‘abbraccio ed hanno quindi provato su loro stessi che il Dolore è Amore e quindi gioia piena e che la morte non è…“»