08.03.1949 – 29.11.2020 – Focolarino
”Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui porta molto frutto.” (Gv 15,5)
Mauro è nato l’8 marzo 1949 sull’appennino Modenese (Prignano sulla Secchia) quarto di 5 figli. A 18 anni, nel 1967, si diploma al Liceo classico e nell’estate, viaggiando per l’Italia, sente parlare di Loppiano e vi si ferma per un mese scoprendo l’Ideale dell’unità e il suo segreto: Gesù Abbandonato.
Due anni dopo scrive:
“Vorrei andare a Loppiano perché voglio sposare Gesù abbandonato ed essere pronto in ogni attimo a perdere completamente tutto il resto”.
E così nel ’69 approda alla scuola di formazione per focolarini.
Verso la fine della scuola gli viene chiesto di andare a Trieste a studiare Economia e Commercio. Da Trieste scrive:
“…in questi giorni chiedo una grazia a Gesù: di far crescere in fretta questo rapporto con Lui che è ancora molto piccolo ma è la cosa più preziosa”.
Dopo Trieste è a Trento, con Marco Tecilla, poi va a Treviso, a Padova, continuando ad interessarsi di temi sociali e dell’economia. Mauro è stato poi a Milano, a Parma e negli ultimi vent’anni a Rocca di Papa al servizio dei focolarini del mondo,
Quando nel 1991 nasce l’Economia di comunione, scrive a Chiara:
“Mi sembra il ‘miracolo di Maria’ nella celebrazione dei 100 anni del pensiero sociale cristiano. Spesso ho condiviso la sofferenza di tanti nel coniugare la radicalità della vita evangelica e la durezza di consuetudini e leggi economiche (…) Offro la mia vita a Gesù perché la usi come piccola rata contro i muri dell’egoismo economico…”.
Con una personalità così ricca come la sua in 51 anni di vita di focolare non sono mancate strettoie e periodi delicati, vissuti con grande onestà intellettuale e apertura. Nel 2003 scrive:
“Gesù abbandonato…vedo come è questo su cui debbo puntare, essergli fedele ogni giorno, coprendo tutto il passato con Lui, convinto che tutto coopera al bene per chi ama Dio…”.
Negli ultimi nove mesi a Loppiano il suo santo viaggio ha avuto una accelerazione:
“Vorrei – scriveva – arrivare alla fine dei miei giorni ripetendo quello che dice S. Paolo: Ho combattuto la buona battaglia, ho completata la corsa, ho conservato la fede”.
Chi lo vedeva passeggiare rimaneva stupito dal raccoglimento come se, dentro, proteggesse un tesoro da cui traeva la sua linfa vitale: l’unione con Dio che gli ha permesso di affrontare con coraggio, serenità, docilità alla Volontà di Dio l’ultimo tratto della sua vita terrena.
Saputo della sua dipartita, così scrive il vescovo di Barentù (Eritrea):
“Mauro era una persona di grande cuore e di compassione verso i più deboli, i bambini orfani…con lui abbiamo realizzato diversi progetti, scuole, acquedotti, ospedali, tante tante opere sociali”.