Paolo Rocher

13.10.1928  – 15.03.2020 – Focolarino
Chi ama suo fratello, dimora nella luce(1 Gv 2,10)

Paolo nasce a Verona nel 1928 in una famiglia cristiana, terzo di tre figli. Cresce nell’ambiente parrocchiale, è un tipo riservato e fin da bambino soffre per un leggero difetto di pronuncia. Diventa geometra e inizia a lavorare con il padre e il fratello in un negozio ben avviato. “Ma col passare degli anni – scrive – non ero contento del mio cristianesimo”. S’imbatte nel Movimento per via di un amico e poi attraverso sua sorella Teresa che, dice Paolo:

“di tanto in tanto, e questo m’infastidiva, m’infilava in tasca la rivista Città Nuova. Ma un giorno l’ho aperta e sono stato colpito da una breve meditazione che diceva: ‘Se tu chiedi, non hai. Se tu dai, avrai’…”.

Nella primavera del ‘60 partecipa ad una Giornata a Trento e da allora mantiene il rapporto col focolare, cogliendo con stupore le novità dell’Ideale. Comincia a frequentare la Messa quotidiana seguita dalla meditazione sul Vangelo e ben presto sente la vocazione. Nel ‘61 così scrive chiedendo di entrare in focolare:

“In questi giorni a Grottaferrata ho visto quanto è bello l’Ideale e spero che il Signore mi aiuterà a viverlo. La scelta di Gesù Abbandonato, mi ha colpito profondamente ed io desidero dedicare la mia vita a Dio….”.

In famiglia è un dramma anche perché il papà e il fratello avevano investito su di lui, ma lo lasciano libero e Paolo a 34 anni inizia la Scuola di formazione a Grottaferrata. Bello il racconto del colloquio finale avuto con Chiara. Alla domanda:

“se mi ero trovato bene, ho risposto sinceramente che non mi sembrava di avere i numeri per vivere in focolare e lei mi ha chiesto: ‘ma puoi amare?’ ed io le risposi di sì”, “quella era la strada giusta e dissi il mio Sì”.

Paolo va in focolare a Parma e nel ‘68 arriva a Fontem per aiutare nella nascente cittadella. Ritornato a Grottaferrata, nel ’71, comunica:

“Oggi dirò il mio Sì per sempre a Gesù Abbandonato e sento tutto l’amore e la misericordia che Egli ha per me. In questi anni di focolare ho cercato più profondamente il dono prezioso che tu mi hai fatto: scoprirLo. Quanto sono fortunato!”.

Nello stesso anno Chiara ritiene necessario aprire una ‘clinichetta’ per ospitare focolarini bisognosi di cure e di riposo e gli chiede di assistere Emilio Faggioli che aveva avuto un infarto

Racconta Paolo:

“Chiara è venuta spesso a trovarci e ha sempre messo in rilievo gli strumenti della spiritualità collettiva e noi abbiamo sperimentato come, praticandoli, cresce la presenza di Gesù in mezzo. A questo proposito una volta ci ha scritto: ‘Se c’è Gesù in mezzo nella clinichetta, essa ha raggiunto il suo disegno come espressione del verde e ‘tabernacolo’ che nel silenzio è motore del regno di Dio che avanza”.

Un forte periodo per Paolo è inoltre assistere Foco nella fase finale della sua vita. Scrive:

“Stare vicino a Foco è una grazia perché è per me un esempio di carità, di gentilezza, di pazienza, di pace. A me, che ho tanta paura della malattia, insegna come la si vive, come perdendo la salute non perdiamo Dio che rimane e vive in noi…”.

Nel 2001 Paolo è chiamato a dar vita anche a Loppiano dove inizia un nuovo capitolo di indelebili esperienze.  Nel 2007 è in Sicilia, poi all’età di 80 anni si offre di andare in Marocco perché un focolarino era lì da solo. In seguito, è a Napoli e a Milano, lasciando ovunque una scia di amore e di luce. Ben gli si addice la Parola datagli da Chiara: “Chi ama suo fratello, dimora nella luce” (1 Gv 2,10).