Piera Balduzzi

17.04.1940 – 18.12.2017 – Volontaria
“Se uno entra attraverso di me sarà salvo” (Gv 10,9)

Un’onda alta di gratitudine s’è alzata in tutta la cittadella di Loppiano e oltre per la partenza per il cielo di Piera Balduzzi tra i pionieri di Loppiano insieme al marito Matteo..

Ci sono persone che fanno parte della storia di Loppiano e Piera Balduzzi – col marito Matteo – è una di queste. Arrivati  da Clusone (Bg) con i primi 5 figli la notte di santa Lucia del 1974, a quarantatre anni da quel giorno, Piera ci ha lasciati lunedì 18 dicembre all’improvviso, per una embolia polmonare.

Quello che la cittadella ha vissuto in queste ore, in questi giorni, non è facile da dire, ma lo ha espresso bene il figlio Paolo ai funerali di Piera svolti mercoledì scorso, 20 dicembre  nel santuario Maria Theotokos, animati dai canti del Gen Verde.

Paolo – volto noto perché giornalista in Rai nella trasmissione:

“A sua immagine – uno dei momenti più intensi di questi giorni è stato ieri pomeriggio, quando, tutti noi figli e figlie, con i nipoti, generi e nuore, ci siamo stretti nel salotto di casa ad ascoltare il papà che racconta la sua storia con la mamma.”

Dalla sua nascita a Mologno di Casazza (Bg) il 17 Gennaio 1940, alle fatiche del suo primo lavoro già a 11 anni come cameriera presso una famiglia di Milano. Quando a 17 anni torna a Casazza lavora dapprima in un negozio di ferramenta poi come infermiera nell’ospedale di Clusone. Ed è proprio in ospedale che nel ‘62 conosce  il giovane Matteo Balduzzi. Due anni di fidanzamento poi il matrimonio  il 10 Ottobre 1963. Testimone della sposa, è il primario del suo reparto di ostetricia, lo stesso che poco dopo le dirà che non potrà mai avere figli provocando un grande dolore e una crisi  che  li porta sull’orlo di una separazione. E’ in questo periodo che conoscono il Movimento dei Focolari, grazie al cognato Tino Piazza, altro pioniere di Loppiano”.

E’ nella Mariapoli 1965 che Piera rimane folgorata da questa parola del Vangelo: ‘amatevi come io ho amato voi’.

E lì ci siamo messi bene davanti alla nostra vita scoprendo che quel ‘come’ noi non lo avevamo mai vissuto! Lì si è cominciato a dire: Gesù come ci ha amato? Ci ha dato la vita… E questo è stato ciò che ci ha fatto andare avanti“.

La coppia non solo si ricompone ma poco dopo Piera comincia ad avvertire sintomi che riveleranno un’ impensata gravidanza. Dal 1965 al 1985 Piera e Matteo diventeranno genitori di 10 figli, 8 maschi e due femmine, di cui uno Gianpaolo, partito per il cielo a cinque giorni dalla nascita. La perdita del terzo figlio è per Piera la scoperta di una dimensione nuova del dolore:

Un dolore così forte che ti matura. Avevo già sentito parlare di Gesù Abbandonato, ma non lo avevo provato sulle mie spalle”.

Intanto pian piano si sistemano con una bella casa costruita su misura e secondo il loro gusto, un bel lavoro per Matteo, tanti amici, e anche finalmente tanti figli che cominciano ad arrivare. Fino al Marzo 1974, quando a Piera e Matteo arriva la proposta di lasciare tutto quanto avevano costruito per edificare un altro sogno, quello della cittadella di Loppiano. Per come sono andate le cose assomigliava davvero a un sogno o a una follia: non c’era sicurezza di stipendio, non c’era una casa, si trattava di andare ad abitare con 5 figli in un minuscolo appartamento sopra una stalla, con vista sulle stelle (perché dal tetto pioveva dentro), lontano da ogni comodità.

Penso sia stata la Madonna a farci dire di sì.

Così confida Piera, anche se l’alternanza di buio e luce, che spesso accompagna le grandi scelte della vita, in quei mesi non manca.

Ricordo quella sera per la stanchezza, il freddo, non so, c’era un enorme sasso fuori dalla porta, e lì mi sono seduta e mi sono messa a piangere: ma chi me l’ha fatto fare? A me che avevo tutto?

Il dubbio oscura tutto, ma nella comunione con Matteo torna la luce. Con i bambini scendono da Clusone a Loppiano, la notte di santa Lucia, tra il 12 e il 13 Dicembre, che a Bergamo è la notte dove arrivano i regali per i bambini.

”I bambini piangevano perché dicevano: ‘ma qui Santa Lucia non passa’ ed io: ‘Ma no, vedrete che quest’anno passerà Gesù Bambino…‘e quella sera fummo travolti dall’amore chi portava una pentola di minestra calda, chi un sacco di pane, ed alla sera è arrivata Renata Borlone – che era responsabile della cittadella e ora è Serva di Dio – con i regali di S.Lucia, non immaginate la sorpresa e la festa per i bambini.”

Sono ancora gli anni pionieristici di Loppiano, caratterizzati da un forte slancio spirituale e grande impegno concreto.  Piera e Matteo continuano a costruire la loro famiglia cercando di dare ai figli non solo intelligenza e libertà, ma anche dei valori spirituali che li accompagnano nella loro vita. Dopo Giorgio, Chiara, Gianpaolo, Andrea, Emanuele e Silvia, nati a Clusone, a Loppiano nascono Paolo, Simone, Mario e Tony.

Questi anni sono stati caratterizzati anche da una fitta corrispondenza con Chiara Lubich  che le propone – quale binario —  una Parola di vita personale: “Se uno entra attraverso di me sarà salvo” (Gv 10,9) e una per la famiglia: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (2 Cor 9,6).

Da una lettera di Piera a Chiara Lubich  del 3.12.1995:

Ho conosciuto l’Ideale con Dio Amore e mi ha sempre affascinato e riempito di grande gioia. Poi ho scoperto Gesù Abbandonato, nei primi tempi, in grande stile, per la nascita al Cielo di un figlio piccolo, e lì è stato un chiedermi il perché, senza riuscire a dargli un nome, ma è stato Gesù in mezzo che mi ha dato la forza di andare avanti. In questi giorni ho avuto la grazia di sentirmi innamorata di Lui e sento nella mia anima un grande desiderio di scoprirlo sotto ogni cosa ogni piccola cosa di ogni giorno per poterlo abbracciare e dirgli: Ti voglio bene”.

Ed il 30.11.2003 le scrive:

L’unione con Dio… questo colloquiare con Lui sempre, è la cosa che sento forte nell’anima e che mi dà una carica nuova mai provata, mai sentita prima. Questi sì a Lui Abbandonato e Risorto in me e nelle persone che Gesù mi ha affidato è vederli con altri occhi. Sento forte come Dio mi ama immensamente e sento che devo dire grazie ogni momento con la mia vita“.

Dopo la morte di Chiara Lubich  intesse un rapporto epistolare anche con Maria Voce, Emmaus – attuale presidente del Movimento – soprattutto dopo l’insorgere della malattia, un tumore. Le scrive il23 ottobre 2015:

“…sono stata operata ad agosto ora sto facendo la chemio, cerco di offrire tutto per l’Opera, per la Cittadella, che lo Spirito Santo sia sempre con tutti voi in questi giorni speciali” . Emmaus le risponde: “ti sono grata per avermi comunicato la tua anima, come vivi questo prezioso periodo della tua vita. Gesù Abbandonato ti si è presentato in modo solenne. Sono con te a riconoscerlo ed accoglierlo con amore…”

In questo ultimo periodo Piera era tornata ad accusare vari dolori, ma nulla lasciava presagire una partenza così improvvisa per il Cielo il 18 Dicembre scorso all’ospedale di Figline Valdarno. Dice il figlio Paolo:

”E’ partita silenziosamente come ha sempre vissuto. Anche se la sua è stata una partenza improvvisa, in realtà ci sembra che lei quasi se lo sentisse, che si fosse preparata a questo appuntamento già da tempo. Nei momenti più difficili della sua vita ha sempre chiesto l’aiuto a Maria, come l’ha sempre ringraziata per le grazie ricevute. E ci sembra che la Parola di Vita di questo mese “Eccomi, sono la serva del Signore avvenga di me secondo la tua Parola”, l’abbia aiutata e portata a dire quel “sì” che ha ripetuto fino alla fine.

Piera ha dato la vita per realizzare il sogno di una Mariapoli permanente, ma da quanto  abbiamo vissuto qui a Loppiano in questi giorni, dalla scia di luce e di gratitudine che ha lasciato, ci siamo accorti come anche  Dio abbia realizzato in Piera  il suo sogno, il suo disegno su di lei. Il momento dell’ultimo saluto è stato un condensato di paradiso, un inno di lode a Dio, ed anche a lei.