Renata Borlone

30.05.1930 – 27.02.1990 – Focolarina
“Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19)

Renata era nata ad Aurelia, allora piccolo agglomerato di case vicino a Civitavecchia, il 30 maggio 1930. E lì ha vissuto i primi anni. In seguito la famiglia si è trasferita a Roma.

Diceva sempre:

“Non finirò mai di essere grata a Dio per avermi fatto sperimentare la vita di una vera famiglia, soprattutto per l’amore che c’era tra i miei genitori”.

E per i suoi familiari, che tanto amava, verso i quattordici anni ha avvertito con estrema chiarezza di dare la sua vita a Dio.

Più tardi si è resa conto che allora non conosceva chi fosse Dio, ma Dio cominciava a farsi sentire dentro di lei. E dai quattordici ai diciannove anni cercò di conoscerlo. Cominciò a frequentare la Chiesa, ad assistere ogni domenica alla Messa. Soprattutto si immerse negli studi: sperava che, penetrando nei segreti dell’universo, avrebbe scoperto Dio sotto ogni cosa.

L’8 maggio 1949, che lei ha definito ‘giorno straordinario,’ dopo qualche esitazione – ché non voleva togliere tempo allo studio – ha partecipato ad un incontro dove Graziella parlava della spiritualità del Movimento. Renata si è sentita trasformare, raccontando poi:

“Ho avuto lì l’intuizione che Dio è Amore. Quell’esperienza è penetrata fin nel più profondo del mio essere. Ho perso l’immagine, che avevo, di un Dio solo giudice, che castiga i cattivi e premia i buoni. E ho sentito Dio vicino”.

L’aveva trovato! Iniziava per lei una nuova vita.

E, quando, più tardi, ha incontrato Chiara, subito ha sentito con lei un legame come tra figlia e madre e la conferma chiarissima di dover dare tutto a Dio attraverso il Movimento. Infatti nel 1950, il 15 agosto, è entrata in focolare. E lì, tra l’altro, ha compreso che è con il dolore amato che si può andare avanti nella strada intrapresa, superando ogni difficoltà, ed è con il dolore amato che si può dare la vita per gli altri.

Questo soprattutto ha testimoniato dovunque per le esigenze del Movimento, ha vissuto in quarant’anni: a Roma, a Trento, a Sassari, a Parma, a Trapani, a Grenoble, al centro del Movimento nella scuola di formazione di Grottaferrata, a Milano e negli ultimi ventitré anni, come responsabile della ‘scuola di formazione’ di Loppiano per le focolarine e ‘corresponsabile’ della cittadella stessa. Negli ultimi anni è stata chiamata anche a far parte del Centro di coordinamento dell’Opera.

La sua è stata un’ascesa continua, compiuta secondo la sua Parola di vita: “Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.

Il segreto, la sostanza, l’anima di questa salita senza soste? La tensione costante e vigile alla santità, cioè alla fedeltà a Gesù crocifisso e Abbandonato e a Maria Desolata, e l’impegno di trascinare il più possibile tutti in questa divina avventura.

Durante gli anni di Loppiano si era manifestato un male per il quale aveva dovuto affrontare varie operazioni. Improvvisamente nell’inverno dell’89 alcuni sintomi segnalarono un aggravamento della sua situazione. Chiara le inviò allora tramite Gis e Natalia questa lettera del 5 gennaio 1989:

Carissima Renata,

vero che tu vuoi amare solo Gesù Abbandonato, anzi che non ti tiri indietro se oggi Egli vuole che tu lo ami ‘come prima e più di prima’? Sono sicura di sì. Ed è per questo che ti scrivo serenamente questa lettera. Devo dirti, infatti, Renatina, che […] sta aprendosi per te una nuovissima tappa del tuo santo viaggio. Infatti c’è una nuova volontà di Dio da abbracciare subito e con gioia. E’ questa: Gesù ti manifesta il suo amore mandandoti a dire che […] c’è una ricaduta nella malattia precedente, ma è una cosa seria. Occorre essere pronti a tutto: a tutto quello che Egli vorrà e sarà solo amore. Naturalmente si farà ogni cosa – come è nostro dovere – per estirpare il male, se e come è possibile. Ma tu accetta subito ogni cosa e va al di là del dolore. […]

E andiamo avanti, Renatina, senza troppo analizzare, con lo sguardo in quello del nostro Sposo, come degne focolarine. Che la nostra Mamma ti dia e ci dia di dare la più bella lezione a Loppiano e soprattutto alle nuova focolarine: la lezione della vita.

Inutile dirti che sono con te. Quello che più m’interessa è tenerti sempre Gesù in mezzo, fare ogni passo assieme. Questo per oggi. Domani vedremo. Non andiamo più in là del presente. Ti abbraccio, Renatina. Mandami a dire qualcosa.

Nel Dio della speranza, Chiara.

Renata risponde:

“Vorrei dire a Chiara che sento trasformata la morte in vita. Non sento la morte, sento la vita … Voglio testimoniare che la morte è Vita!”

E lo ha fatto gioiosamente, eroicamente fino alla fine.

Giovedì 22 febbraio, Chiara è venuta a trovarla. Renata, pur molto grave era felicissima:

“Sono trascinata – diceva – in una voragine … Che felicità! E’ troppo … “.

Era al di là di tutto, totalmente proiettata nell’amore. Chiara è tornata poi a trovarla insieme con d.Foresi e conoscendo il suo amore per Loppiano, mai venuto meno, hanno parlato degli ultimi sviluppi della cittadella. Ancora domenica e lunedì Renata ha potuto parlare per telefono con Chiara.

La sua ‘partenza’ avviene il 27 febbraio; Chiara stessa ne riferisce a tutto il Movimento nel mondo col seguente telegramma:

“Stanotte ore 3 Renata, già inabissata in una felicità paradisiaca, ha raggiunto Mariapoli celeste. Ieri in un’ultima […] telefonata con me ha ripetuto sua felicità, ha assicurato il ricordo in Paradiso di tutti i focolarini, focolarine e in particolare di Loppiano. Ha confermato suo desiderio mantenere anche dall’aldilà Gesù in mezzo con noi e di salutare a nostro nome tutti i mariapoliti celesti. Ora abbiamo in Cielo un angelo per il quale non trovo aggettivi adeguati.”

Queste alcune delle parole con cui Chiara ha ricordato Renata pochi giorni dopo la sua partenza per la Mariapoli Celeste:

“Renata è ed è restata il simbolo della Vita, di quella Vita vera per la quale Gesù ha detto : ‘Chi vive e crede in me non morrà in eterno’. La vita – con la V grande – in Renata  si è colta, si è vista fino all’ultimo istante: e che vita!

Sempre su, sempre nel soprannaturale, sempre in Dio, ha pregustato – così è parso – già prima di partire, prima di lasciarci, il Paradiso. Questo diceva estasiata col suo atteggiamento e le sue espressioni. In realtà non abbiamo avvertito in lei un partire, un lasciarci. E’ passata veramente da una stanza all’altra, da una Mariapoli (Loppiano che ora porta il suo nome) ad un’altra. E non ci ha lasciati. E’ rimasta. E’ quanto sentiamo in cuore.

Renata ha amato i fratelli per anni. E non li ha amati soltanto con un servizio materiale – che non è mai mancato -, ma soprattutto con uno spirituale. Era nelle condizioni di farlo: doveva trasmettere la nuova vita che Dio ci ha dato. Lo ha fatto con un numero incredibile di persone giorno dopo giorno.

Si sa: ‘Date e vi sarà dato’. Ha dato vita in abbondanza e ha ricevuto vita in abbondanza. Ma c’è vita e vita; c’è vita cristiana e vita cristiana. In lei, un po’ come nei santi, era presente una dimensione particolare della vita cristiana, oserei dire una dimensione mistica; una dimensione tale che era la sua persona, il suo essere, il suo silenzio, il suo sorriso che operavano prima delle sue parole.

Renata ha amato. Alla fine della vita poteva dire: ‘Ho sempre amato’ ”

 

Ecco invece il testo della canzone fatta dal Gen Rosso per il funerale di Renata:

CHI HA VISSUTO PER AMORE

C’è “qualcosa tutto intorno a me,
ma non so capire che cos’è:
oggi il cielo sembra più vicino
e più limpido che mai!

Forse il cielo è disceso qui?
O tu ci hai portati lì con te?
Tu non hai lasciato un vuoto,
ma un pieno di felicità fra noi.

Ecco, sei la sposa preparata
per le nozze da Maria.
Nei giardini eterni suoi
come fiore immacolato fiorirai.
Chi ha vissuto per amore,
per amore muore…
e tu contemplavi il cielo nel tuo cuore.

Acqua unita alla fonte, tu
lì trovavi la felicità:
il suo amore ti attirava
come una voragine a Dio.
una donna forte come te
si è nascosta dietro l’umiltà:
dolce e potente come la preghiera
che a Dio fai per noi.

Se volessi dire chi sei tu
le parole adatte non avrei,
o potrei dire che un angelo
è vissuto in mezzo a noi.
Nell’incanto del tuo primo sì
custodivi quelle gemme che
presto adorneranno la corona che Maria
formerà con noi.