Roberto Cardinali

15.06.1931 – 31.08.2017 – Volontario
“Cercate dapprima il regno di Dio e la sua giustizia, il resto vi sarà dato in soprappiù” (Mt 6,33)

Roberto è nato a Radicondoli (Siena) il 15 giugno 1931, primo di due fratelli (Giulio, è partito per il Cielo 5 anni fa). Il papà, perito agrario e fattore, viene a mancare quando Roberto ha 14 anni, alla fine della guerra. Va a studiare in Umbria, a Todi, come perito agrario, nella stessa scuola frequentata dal papà.  Poi comincia a lavorare in una azienda agricola a Casole Val d’Elsa (Siena). Impegnato politicamente, entra nel consiglio comunale di Casole. La dimensione socio-politica sarà sempre presente in Roberto. Terra – società – politica.

La tenuta dove lavora diventa Cooperativa agricola. Per aiutare un amico in difficoltà, gli cede il suo lavoro in Cooperativa e Roberto va a lavorare alla Federazione Coltivatori Diretti di Siena, come sindacalista: è un Sindacato per piccoli proprietari terrieri.  Qui incontra Raffaella che ne è la segretaria amministrativa. Dopo un fidanzamento di 7 mesi, si sposano il 15 giugno 1968.

Un cenno sulla conoscenza del Movimento dei Focolari da parte di Roberto. Il primo impatto non è molto felice. Raffaella partecipa alla Mariapoli 1967 che si tiene a Loppiano, sotto un tendone accostato a Villa Eletto. Un grosso temporale rompe il tendone  e la gente viene proprio “inondata” di pioggia. Quando Roberto va a vedere dove è andata la sua ‘collega’ Raffaella (di cui si sta interessando), trova il tendone rotto dalla pioggia, la campagna abbandonata, e questa gente, che concludeva la Mariapoli, cantava allegramente “E cantano i prati e cantano i fior”. Lui dice: “Questi sono tutti matti” e se ne torna via. Nel 1968 la Mariapoli  si tiene proprio a Siena e Roberto e Raffaella, già sposati, mettono a disposizione la loro casa. Roberto, senza partecipare alle riunioni, aiuta per il Bar. Durante la Mariapoli i focolarini tengono un incontro per i senesi e un gruppetto di persone (tra cui Roberto) vi partecipano con l’intento di prenderli un po’ in giro. Tiene l’incontro un focolarino brasiliano, che alle loro provocazioni risponde con tale amore che fa dire a Roberto:

“se alle provocazioni rispondono così, c’è sotto qualcosa di importante”.

Alcuni di quel gruppetto formeranno più tardi il primo nucleo di Volontari Dio del Movimento dei Focolari della città di Siena. 

Dopo tre anni di matrimonio Raffaella e Roberto scoprono di non poter avere figli. A Raffaella un sacerdote indica una frase del profeta Isaia, da lui così tradotta ”io darò alla sterile una generazione più grande” e le dice che Dio quando toglie qualcosa è sempre per dare qualcosa di più grande e Lui le darà tanti figli di un altro tipo. Alla Mariapoli di quell’anno è colpita dalla maternità e paternità dei focolarini e delle focolarine e lo comunica a Roberto, che aderisce, condivide quanto dice. Pochi giorni dopo Raffaella trova un giovane  che chiede l’elemosina, gli dà dei soldi, ma non è soddisfatta, le sembra di essersi messa a posto la coscienza a buon prezzo, sa che dorme nei giardini pubblici di Siena e che chiede l’elemosina perché è stato in carcere per piccoli furti. La parola del Vangelo che si vive in quel mese riguarda il giudizio finale e dice:

“Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Ne parla con Roberto – è già notte – e Roberto va a cercare Italo (così si chiama quel giovane), lo porta a casa “perché era Gesù”. Italo diviene “il primo figlio” di un altro tipo che Dio dà loro, osserva Roberto. Lo chiamano “il primogenito”: è una persona con tanti problemi e poco equilibrio e Roberto lo seguirà per anni, andandolo anche a trovare in carcere nelle sue alterne vicende penali e anche di salute, fino alla sua morte avvenuta a Orte (dove era  andato più volte a trovarlo, mettendo in moto gli enti assistenziali di quella città, aiutato anche da Domenico Mangano, che tanti di noi abbiamo conosciuto). 

E si arriva al 1973 quando si tiene a Loppiano la scuola dei Volontari, a cui Roberto partecipa, dove si parla anche della nascita della Cooperativa Loppiano Prima, per coltivare proprio quei terreni abbandonati da cui era rimasto scandalizzato. A lui, date le sue competenze, viene chiesto di occuparsene personalmente ed anche di trasferirsi. Nella Federazione Coltivatori Diretti non capiscono perché vuole licenziarsi, gli fanno offerte di promozioni, ma lui è deciso. 

All’inizio non c’è una casa dove abitare a Loppiano e Raffaella e Roberto vengono ospitati per tre mesi da Mirella Raspini, una giovane signora incisana con due bambini piccoli a cui è morto il marito in un incidente stradale. Poi abitano, per due anni e mezzo,  con  Marcello e Giovanna Dorigoni e la figlia Lucia (Marcello, partito da poco per il Cielo, era un falegname trentino venuto ad aiutare nella falegnameria dell’AZUR): è una bella  esperienza di “famiglia” che rimane nel cuore delle due famiglie. Intanto è pronta la casa da andare ad abitare a Loppiano, è al Tabernacolo, ma in quei giorni Roberto comprende che una giovane famiglia venuta per la Cooperativa ha una bambina piccola  ed ha più bisogno di loro di quella casa. Lasciano loro la casa del Tabernacolo. In quel mese la Parola di Vita è “Non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità”. Poco dopo si libera un appartamento vicino a Tracolle dove  abiteranno per 25 anni e nel 2002 si spostano al Poggetto, loro attuale abitazione.

La Cooperativa Loppiano prima

Roberto sentiva molto forte l’aspetto sociale dell’esperienza nella Cooperativa, leggeva i documenti del Magistero Sociale della Chiesa e riteneva che ci si dovesse rispecchiare in essi. Un esempio: il salario familiare. Dal momento che gli assegni familiari non sono sufficienti per la crescita dei figli, Roberto suscita un confronto rispetto ai bilanci familiari e insieme si decide di adeguare gli stipendi in base al numero dei figli e alla situazione della famiglia. Così è stato per alcuni anni.

Un momento molto forte per Roberto è quando Chiara Lubich dà alla Cooperativa la Parola di Vita: “Cercate dapprima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”, dove il Regno di Dio è l’amore scambievole tra tutti. Roberto ha spesso raccontato tante esperienze su questo, sia quando si riusciva e andava bene sia quando le cose non funzionavano proprio perché nei rapporti qualcosa si inclinava. La stessa Parola di Vita Chiara la dà anche a Roberto, che, vivendola con radicalità lo ha portato nel corso degli anni da una parte ad una radicale comunione dei beni, dall’altra ad una grande fiducia nella provvidenza.

L’impegno sindacale e politico

Sempre impegnato nella politica e nel sociale, arrivando ad Incisa sarà consigliere comunale un po’ battagliero per tre legislature. Nel Movimento dei Focolari si impegna in Umanità Nuova (che vuole rinnovare le strutture sociali alla luce del Vangelo e dell’Ideale dell’Unità). Una delle iniziative che promuove, insieme ad altri, è il volontariato ospedaliero, l’AVO, mettendosi in diretto contatto col fondatore Erminio Longhini di Milano. Inizia in Toscana proprio la prima AVO con l’Ospedale di Montevarchi e San Giovanni prima e poi l’Ospedale della Gruccia, dai quali si diffonde ad Arezzo, a Viareggio, a Castiglion Fiorentino attraverso i volontari e le volontarie che ne hanno fatto esperienza. Continuerà ad impegnarvisi fino a quando la salute glielo permetterà.

La famiglia

La loro casa rimane aperta all’accoglienza di molti dalle esigenze più varie. Non hanno figli, ma – spiegava Roberto – sono lo stesso genitori, ed anche “nonni” e “bis-nonni” amatissimi.

Una volta in pensione Roberto segue Raffaella negli spostamenti a Montet, in Svizzera, dove lei va due volte all’anno per insegnare a partire dal 1994. Roberto si inserisce pienamente nella vita della cittadella anche con le sue competenze “agricole”. Poi, per l’aggravarsi della salute dei genitori di Raffaella, se ne prende cura per permetterle di continuare ad insegnare e le dice: “Se ti permetto di fare questo lavoro che serve all’Opera di Maria è come se lo facessi anch’io”. Dopo la morte della mamma di Raffaella, il suo babbo viene ad abitare a Loppiano e verrà curato da Roberto con amore particolare fino alla partenza per il Cielo.

Sono arrivate tante testimonianze di amici e compagni di viaggio, che dicono la sua schiettezza e coerenza. Ne riporto una sola:

“Aver ritrovato Roberto come fratello di viaggio nel nucleo, è stata una bella riscoperta. Sempre desideroso di fare e creare unità, reso docile e mansueto dalle prove della vita ma sempre pronto a rispondere con amore concreto, desideroso di andare in profondità e costruttore nello stare insieme, ha vissuto questo periodo difficile offrendo tutto per la Cooperativa e per i volontari”.

La malattia

Roberto ha cominciato con problemi di salute già nel 1971, e nel 2012 si presenta un tumore al fegato, che dopo varie terapie anche dolorose, guarisce in maniera inattesa. Nel giugno scorso, durante un controllo, si evidenzia il male che lo porta rapidamente in cielo. Quest’ultimo periodo vedendo peggiorare le sue condizioni di salute Roberto si prepara con solennità e coscienza. Il 6 d’agosto prima di entrare in ospedale  per un esame delicato riceve l’unzione degli infermi con Stefano e Joxepi che sono venuti per la Messa a casa  in un clima di semplicità e famiglia.

Durante il ricovero Raffaella lo sente dire “E’ arrivato … Gesù Abbandonato!” e poi “Grazie della vita che mi hai dato … Gesù Abbandonato”  E mentre  la situazione di difficoltà respiratoria si aggrava, con aria furba …: “Mi sa che si deve iniziare a preparare il vestito per la festa!” e poi in ospedale “Offro! Gesù offro, Signore ti offro” e ancora “Maria salvami”  E’ rimasto nell’amore fino all’ultimo e a chi gli dice “teniamo Gesù in mezzo” risponde sì “Gesù viene!”.

Emmaus, presidente del Movimento dei Focolari, il 31agosto, giorno della sua morte, così scrive a Raffaella:

Carissima Raffaella, sono unita a te e a tutti nella sacra atmosfera di serenità che ha avvolto il passaggio di Roberto dalla Mariapoli terrestre a quella Celeste.

A coronamento di una vita donata a Dio e al prossimo, lo pensiamo accompagnato da Chiara e dai nostri all’incontro con Gesù come testimone coraggioso dell’Ideale.

Stamani al Centro dell’Opera abbiamo offerto la messa per lui. Gli siamo grati e contiamo sul suo aiuto perché Gesù in mezzo brilli più che mai nella Cittadella, certi del suo sguardo di predilezione per la Cooperativa Loppiano Prima che ha sempre sostenuto. Un grande grazie anche a te, Raffaella, per l’esempio di autentica unità che avete dato fino alla fine.

Roberto resta nella Cittadella come “pietra viva”! 

In Maria, Madre dell’Opera.
Emmaus