Rodolfo Bosi

27.05.1913 – 14.11.1998 – Focolarino sposato
“Chiunque in Te spera, non resterà deluso” (Sal 25,3)

L’incontro con  l’Ideale, insieme alla moglie Giovanna, avvenne nel 1955 a Firenze in un raduno tenuto da Spartaco Lucarini. Due anni dopo, nella Mariapoli di Fiera di Primiero, Giovanna venne accolta fra le focolarine sposate.

Il 30 novembre dello stesso anno Rodolfo, dovendosi recare a Trento, ebbe il dono di viaggiare nello stesso scompartimento con Chiara, diretta anche lei a Trento. Per lui il viaggio fu decisivo! All’arrivo Chiara gli disse:

“Ti ho raccontato così tante cose, che ormai puoi essere un focolarino”.

Moltissime le persone che a Piombino e poi a Firenze giunsero alla comprensione dell’Ideale dall’amore di Rodolfo e di Giovanna. Dal ’67 cominciarono a seguire il movimento Famiglie Nuove della zona di Firenze, per la Toscana, l’Umbria e le Marche.

Dopo la morte di Giovanna, nel ’73, Rodolfo scrisse:

“Non mi sento vedovo, data la sua presenza continua che mi aiuta a fare pure la sua parte in famiglia. E’ l’unità con Chiara e con i focolarini che mi tiene tanto vicino al Regno dei Cieli”.

E nel ’79:

“Sento fortissimo che anche per aiutare meglio i figli devo consacrarmi a Dio in modo più totale e completo, cosicché nessuna piega, nessuna fibra del mio essere possa sfuggire… Mi sembra che gli acciacchi dell’età non siano tali da impedirmi di entrare anche materialmente in focolare”.

Ed entrato in focolare a Firenze, dall’82 si sposterà a Loppiano per seguire, con Elda Pardi, la nascente “Scuola Loreto”, che in questi anni ha visto passare più di un migliaio di famiglie.

Pur sentendosi, come spesso ripeteva, “con l’anima già in Cielo”, Rodolfo è ricordato, da coloro che hanno vissuto con lui in focolare e nella cittadella, per la concretezza nell’amare, per l’interesse, l’impegno e la passione che metteva in tutto il suo operato (da buon ingegnere a 85 anni non ha esitato ad imparare ad usare il computer!).

Appassionato della vita con Gesù in mezzo, fedelissimo nell’adempimento dei propri doveri, non faceva mai pesare la sua grande esperienza umana, gli anni o le condizioni di salute. Sapeva prevenire sempre i desideri e i bisogni degli altri, con la tenerezza di un padre, l’apertura di un fratello e la confidenza di un amico. Specialissimo poi l’amore che aveva per i suoi sette figli, per i nipoti e i pronipoti che seguiva con grande dedizione nelle tappe della loro vita.

Con l’ordinarietà straordinaria che Rodolfo imprimeva ai suoi giorni, ci ha lasciato per un infarto mentre camminava, a Firenze. Da tempo ci faceva capire che era pronto.

“La sua partenza, che ha colto tutti noi di sorpresa – dice Chiara nel telegramma inviato a tutti i focolari del mondo – ci ha avvolti in una più intensa atmosfera di divino e ci è di sprone nel vivere con perfezione, come lui faceva, il ‘farsi santi in casa’ ”.