Sebastiano Grimaldi – Nuzzo Maria

27.05.1929 – 23.08.1999 – Focolarino sacerdote
“Ecco tua madre” (Gv 19,27)

Le parole con cui Chiara, il 23 agosto ’99, ha comunicato a tutti i focolari del mondo la notizia della partenza di Nuzzo per il Cielo, mettono in luce in modo particolare quel dono prezioso che è stato ed è per tanti, dono che, come lei stessa scrive, non si può riassumere in poche parole. Scrive:

“Improvvisamente ed inaspettatamente questa  notte, alle ore 1,30 a Loppiano, Nuzzo-Maria Grimaldi è passato alla Mariapoli Celeste per grave infarto. Se nel messaggio-annunzio che spediamo nelle zone, riguardante tanti membri del Movimento o anche focolarni partiti, oso delineare una brevissima fisionomia, qui mi sembra si addica il silenzio: è impossibile riassumere una vita intera di lunghi decenni spesi nell’amore ai fratelli e nell’edificare l’Opera, in poche parole. (…) Nel dolore ho provato una gioia: quella d’aver osservato come il Signore, nel rapidissimo passaggio di Nuzzo al Cielo, non ha permesso moltissime sofferenze che conosciamo in innumerevoli agonie. Forse perché era pronto a salire dritto al Cielo, senza il purgatorio, né di qua, né di là? Certamente “la carità copre (annulla) la moltitudine dei peccati”. Ed in lui si sta costatando proprio una particolare concreta carità. Lo speriamo perciò già Lassù. E, se non fosse ancora arrivato, aiutiamolo con le nostre preghiere.

La Madonna Lo accolga. Ha lavorato in silenzio, con impegno, con coscienza, con responsabilità proprio per Lei, per la Sua Opera.
E poi aveva il Suo Nome.
Unitissima
Chiara.”

Una vita intensa e in continua ascesa, seguendo un cammino in cui Nuzzo si è sempre sentito accompagnato in modo particolarissimo da Maria: da qui il nome con cui Chiara e le prime e i primi focolarini lo chiamarono spontaneamente fin dai suoi primi contatti con il Movimento: Nuzzomaria.

Nuzzo-Maria era nato a Siracusa il 27 maggio 1929.

Le annotazioni scritte da Nuzzo stesso sul primo periodo della sua vita, sono costellate dalla presenza di Maria.

“Dopo la guerra ripresi la mia attività nella Congregazione Mariana (…) che servì tanto ad inculcarmi l’amore e la devozione per la Madonna. E ciò mi ha aiutato tanto, specialmente durante gli anni della prima gioventù in cui ti trovi davanti alle prime scelte da fare…” Dall’agosto del ’50 cominciò a lavorare in Banca, prima a Catania e poi a Siracusa, ma anche quel lavoro che tanti gli invidiavano in quel periodo di che incertezza economica attraversava l’Italia dopo la guerra non bastò a saziare la sua sete di voler fare “cose importanti nella vita”.

Nella sua ricerca di quegli anni, più volte si affacciò l’idea di una possibile chiamata ad una strada particolare.

Nel febbraio del ’52, invitato ad un incontro organizzato dall’Azione Cattolica, conobbe Graziella De Luca, una delle prime compagne di Chiara. Racconta Nuzzo:

“Rimasi tanto colpito dalle cose che diceva (…) Era tutto un linguaggio nuovo. Nei giorni che seguirono continuai a pensare a quanto avevo sentito durante quel raduno…” Cominciò a frequentare quello che sarebbe stato poi “il primo focolare di Siracusa”.

Una sera, tornando a casa dopo essere stato con loro si sentì dentro “una grande gioia. L’impressione di un pieno nell’anima”.

Nuzzo scrisse:

“Sentivo che avevo trovato quel “quid” che avevo continuato a chiedere alla Madonna.

Molto tempo dopo mi resi conto che quella sera avevo trovato Gesù perché era lì presente in mezzo a quei giovani uniti nel Suo nome. Non era quindi un quid o una soluzione, ma una persona, la Seconda Persona della Santissima Trinità. E Lui da solo bastava a riempire la vita e a darle senso e scopo.”

Nell’aprile del ’53, recatosi a Roma per trascorrere qualche giorno con i focolarini di lì, fu invitato da Marco Tecilla ad

andare alla stazione per salutare i genitori di Chiara che partivano per Trento“.

Fu l’occasione per il suo primo incontro personale con Chiara. Più tardi seppe che Chiara riferendosi a lui aveva detto:

‘Quello è un popò’.

Nell’agosto del ’53 ritroviamo Nuzzo presente nella Mariapoli estiva sulle Dolomiti.

In quella occasione, incontrando per strada Chiara le espresse il suo desiderio di entrare in focolare. Superando le difficoltà di lasciare la famiglia e di far parte di un’Opera che ancora era poco conosciuta e non approvata dalla Chiesa, riusci a realizzare il suo desiderio nel novembre del ’55.

E da questa data, come scrive Chiara, è veramente impossibile “riassumere una vita di lunghi decenni spesi nell’amore ai fratelli e nell’edificare l’Opera”, in diversi Paesi: in Francia, poi in Belgio, in Italia, poi come responsabile del Movimento negli Stati Uniti e in Canada per 15 anni e infine dall’84 a Loppiano.

Nelle sue numerose agende, che ci svelano il segreto, la radice del suo continuo donarsi a tutti, cominciando dai focolarini, abbiamo trovato: Dal suo diario del ’68:

“I popi sono di Gesù e di Chiara. Se li amo perché li sento “miei”, li amo per me o per loro e quindi non li amo.

Perderei, inoltre, quell’atteggiamento tipico del focolarino che è il non aver e non essere niente. Per poter avere e fare il tutto.

Come Maria! Solo così si può amare nel vero significato della parola” (11 gennaio)

Sull’aereo che lo porta a Toronto, nell’ottobre del ’69, preparandosi all’avventura di portare l’ideale dell’unità in quella parte del mondo, scrive:

” ‘Sii un vicarietto di Maria’, mi ha detto Chiara quando l’ho salutata prima di partire per gii USA.

Essere Maria: essere una presenza d’amore e nient’altro. L’attimo presente vissuto con la massima attenzione” (1 ottobre)

E davanti alle non sempre facili situazioni da affrontare scrive nel ’71:

“A volte c’è un qualcosa che trema in fondo all’anima.Una specie di paura, d’angoscia, per quello che sei o che non sei, per quello che potrebbe succederti.

Un  qualcosa   nascosto   nell’inconscio.  E,   certamente  per  grazia   di   Dio,   affiora contemporaneamente il pensiero che vivendo l’Ideale ce la farai ad andare avanti, fino alla fine, stando così nelle braccia di Maria”.

Dai diari di questi ultimi anni troviamo:

“Nel collegamento di oggi Chiara ci suggerisce di riconsacrarci a Maria e cita la sua meditazione: ‘perché voglio rivederla in te’.

Sono andato a rileggerla e mi ha colpito la frase: ‘Canta le litanie e cerca di rispecchiarti in esse’. Ho pensato di scegliere una frase al giorno e cercare di viverla. Oggi comincerò con la prima lode a Maria: Santa Maria è il ‘santo’ che qui viene in evidenza.

Quindi, per essere Maria, essere santo, almeno per oggi nei pensieri, nei gesti, nei movimenti del cuore, nell’agire, nel fare la volontà di Dio momento per momento, e soprattutto essendo carità.

Gesù e Maria statemi vicino!” (17 maggio ’84)

 

“Gesù abbandonato e Maria desolata! 

Devo vivere di essi. Solo così realizzo il disegno di Dio su di me e compio quindi il compito che Dio mi ha affidato come focolarino” (24 luglio ’84) E dopo la partenza, proprio a Loppiano di Renata Borione, Nuzzo trascrisse sull’agenda un brano della lettera che aveva inviato a Chiara: “Renata con la sua partenza per il Paradiso mi ha procurato la grazia di dilatare l’orizzonte della mia anima su un punto fondamentale della nostra vita: l’unità con te.

Renata ha certamente realizzato il disegno di Dio su di lei grazie a ciò. Ne sono certo.

Le sue ultime ore lo hanno evidenziato meravigliosamente.

E’ chiaro che è tutto lì il focolarino o la focolarina. Il Carisma non ammette mezzi termini o infiltrazioni di qualsiasi genere esse siano, fossero anche sante.

Il restare fra Gesù e Maria è certamente la strada. Lo Spirito Santo farà il resto”  (1 marzo ’90)

 

“17.1.99 – Ventottesimo anniversario della mia ordinazione. (Nuzzo era stato ordinato come focolarino sacerdote nel ’71).

Nel Vangelo di oggi Giovanni Battista indica Gesù come l’Agnello di Dio… Mi ha tanto colpito. Non siamo anche noi chiamati ad essere “agnelli di Dio” e a dare il nostro contributo per la salvezza del mondo?”  

Domenica   22   agosto  ’99, L’ultima  sua   giornata  quaggiù, è stata in continua donazione. Alle 23.30 aveva dato ai popi del focolare la buona notte ridichiarando loro, come ogni sera, la sua unità: “Teniamo Gesù in mezzo!”.

Un’ora dopo li ha chiamati. Si sentiva molto male.

Mentre si aspettava l’ambulanza, vista la crescente sofferenza sul suo volto, Umberto gli ha detto:

“Offriamo tutto alla Madonna”.

E lui immediatamente:

“Sì, sì”.

Vedendo poi che, nonostante l’intervento del medico, il respiro andava diminuendo, i focolarini attorno a lui gli hanno ancora potuto dire:

“Nuzzo, teniamo Gesù in mezzo! Chiara è con te”.

E se la carità è stata una costante della vita di Nuzzo di questi decenni, la testimonianza di quanti l’hanno avvicinato in questo ultimo periodo è concorde nell’avvertire veramente in lui un “aumento” di carità che si esprimeva in infinite sfumature, suscitando in ognuno gratitudine, nuovo slancio, desiderio di vivere così.