Silvio Daneo

29.08.1941 – 24.02.2019 – Focolarino
“Cercate le cose di lassù (…) non quelle della terra” (Col 3,1-2)

Nasce a Rivoli (Torino) nel 1941 in una famiglia agiata. Lui stesso racconta:

“Ero un ragazzo pieno di vita, socievole, amante dello sport, della musica e degli svaghi; e nello stesso tempo attivissimo in diversi gruppi e associazioni della mia parrocchia (…) Con tutto ciò provavo a volte un gran senso di solitudine e di vuoto ed ero assalito da grandi interrogativi”.

Venuto a Roma con un sacerdote nel ‘59, è ospitato in focolare dove riceve “un’accoglienza straordinaria”. Tornando a casa, dice alla mamma: “Ho incontrato i primi cristiani”. L’anno dopo, a soli diciannove anni, lascia la casa e fa una prima esperienza nel focolare di Bolzano.

Nel ‘62 parte per gli Stati Uniti, partecipando agli inizi della diffusione del Movimento “in un continente così immenso, dove noi eravamo così piccoli”. Lo raggiunge l’improvvisa notizia della morte del papà ed è un’esperienza che lo segna “per sempre”. Nel ’64 durante un viaggio di Chiara a New York, riceve da lei la Parola di Vita: “Cercate le cose di lassù (…) non quelle della terra” (Col 3,1-2). Silvio ricorda:

“Ogni volta che penso alla mia parola di vita ho sempre creduto che in quelle parole è contenuto il mio dover essere, anche se mi vedo oltremodo lontano…”.

Con il 1966 comincia la sua lunga e ricca esperienza in Asia. Da Manila scrive a Chiara:

“Qui ci sembra di essere isolati da tutto il resto del mondo… Mi risuonano spesso nell’anima le ultime parole di saluto che mi hai detto prima che partissimo: ‘Sii sempre contento!’ Voglio assicurarti che è così perché l’amore di Dio per me non potrebbe essere più grande”.

In quel continente, sintetizza Silvio: “Ho passato ben 25 lunghi, difficili, faticosi anni, pur meravigliosi sotto infiniti aspetti”. Partito con Cengia, racconta: “Ebbi il privilegio di essere la sua bocca e il suo udito inglese per una decina d’anni” e prosegue: “ho visto l’Opera nascere e svilupparsi nelle Filippine, in Corea, in Giappone, in Cina, in Tailandia, in Birmania, in Vietnam, in Malesia, a Singapore, in Indonesia, in India, in Pakistan, in Bangladesh, in Sri Lanka”. Le ricche esperienze di questi anni sono ben descritte nei suoi tre libri, ove confida:

“Il merito di tutto ciò che di buono, di positivo, di fruttuoso è successo, va all’Autore. Quando qualcosa è andato storto, allora sono stato io che, come strumento nelle mani dell’Artista, ho posto resistenza, ho commesso errori e non sono stato abbastanza docile. Le esperienze di queste pagine sono quindi un ringraziamento all’Autore vero”.

Arriva nel ‘95 alla Mariapoli Romana dove si dedica ancora al dialogo interreligioso, non solo nell’ambito del Movimento ma contribuendo pure in “Religions for Peace” come direttore esecutivo della sezione italiana. Si prodiga nel servizio di volontariato ai carcerati, nel “Banco alimentare per la distribuzione di cibo a famiglie indigenti”, nell’accoglienza dei migranti, ecc.

Significativo quanto scrive nel ‘79:

“Vorrei che tutto quello che mi rimane da vivere sulla terra fosse soltanto l’attuazione del programma che ho scelto come mia eredità unica quando consacrai la mia vita a Dio: Gesù Abbandonato e Maria Desolata”.

Silvio riposa nel cimitero di Loppiano, dove si trovano anche il papà e la mamma.