Umberto Giannettoni

10.06.1935 – 21.04.2018 – Focolarino
“Ho conservato la fede” (2 Tm 4,7)

Umberto Giannettoni nasce a Pisa in una famiglia serena, ma a 8 anni ha un grande trauma: la morte del padre in un terribile bombardamento dell’agosto ’43.

Umberto racconta con vividi particolari nei suoi appunti, già pubblicati nel Notiziario Mariapoli, molti episodi salienti della sua vita. Sottolinea in essi l’incontro casuale con un giovane medico anestesista: Alfredo Zirondoli (Maras), che lo invita alle prime Mariapoli sulle Dolomiti. Un’esperienza che resta fondamentale e determina anche la sua chiamata al focolare: “Mi sentivo attratto dalla vita dei focolarini e a fine agosto, dopo un incontro con Chiara, presi una decisione: andare a Milano, iscrivermi alla Cattolica per un corso di Economia ed entrare in focolare”.

Dopo due anni Umberto si sposta a Pescara, poi a Parigi e a Bruxelles. Nel ‘65 gli viene richiesto di volare negli USA per iniziare New City Press. “Mi ritrovai in un’America in fermento per i nuovi fenomeni giovanili e il Movimento era ai primi passi”. In cinque anni la casa editrice aveva stampato i primi dodici libri, ma la permanenza in America di Umberto stava per concludersi.

E’ chiamato a Loppiano, un’avventura che è durata quarant’anni (1970-2010). Non c’è realtà della Cittadella per la quale Umberto non abbia lottato, gioito e sofferto, dalle iniziali aziendine e primi Genfest, alle recenti realizzazioni come il Polo Lionello, la Theotokos e Sophia.

Nel 2010 Umberto parte per il Canada dove rimane fino al novembre scorso, quando torna nella sua Loppiano ormai colpito da una grave malattia.

Dalle lettere a Chiara emerge il suo rapporto con Gesù Abbandonato e con Maria. Cito solo qualche passo:

“Prego perché Maria viva sempre più in me ed io possa dare il suo volto a quel pezzo di zona che l’Opera mi affida ” (1965).

“Ho capito molto forte come Gesù Abbandonato, la croce, sia l’elemento di Dio che trasforma il semplice pensare umano in Sapienza. Un salto enorme di qualità dunque. L’umanità ha bisogno di uomini che amano Lui. E quindi ho capito l’enorme differenza fra una persona brava, intelligente e uno che ama Gesù Abbandonato”

“Maria Desolata l’ho vista con occhi nuovi. Il suo immenso dolore è stato colmato da un nuovo immenso Amore. Qui la Mamma acquista una dignità, uno splendore, una maestà… Lo sguardo passa dal corpo di Gesù a quello del suo Corpo Mistico. Ha perso il suo Ideale, ma adesso è tutta rivolta a incarnarlo negli altri. Senza nostalgia di Cielo è divenuta lei il Cielo per tutti. Oggi primo giorno di lavoro, ho visto come questa sia la nostra vocazione. Essere nel mondo altra Maria!” (anni ’70).

Chiara nel ’77 riferendosi al passo di S. Paolo “Ho combattuto la buona battaglia” (2 Tm 4,7) dà a Umberto come Parola di Vita la frase che segue: “Ho conservato la fede” (‘nell’Ideale’), aggiungendo l’augurio: “Che tu la possa vivere fino all’ultimo istante della vita!”. Umberto le risponde:

“Ho affidato tutto a Maria perché si compia fino all’ultimo istante della mia vita quanto tu hai scritto. Tienimi sempre nel tuo cuore”.

Molti testimoniano tanta riconoscenza per l’esempio di amore dato da Umberto. Risuona vissuto il suo “Sì” riconfermato a Chiara nel giorno dell’Immacolata 1981:

“Sì, fino in fondo al Santo Viaggio, sì a diventare campioni, sì a tutto quanto mi hai messo nel cuore! Sì, a Gesù Abbandonato come mai prima, con gioia! Racchiudo tutto in un Sì al carisma”.