Valentino Viara

05.03.1950 – 23.02.2008 – Focolarino sposato
“Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Mt 6,33)

Chiara ha inviato questo telegramma a tutti i focolari:

«II 24 febbraio, all’età di 57 anni,  Valentino, focolarìno sposato di Loppiano, ha raggiunto la Mariapoli celeste per arresto cardiaco. Poche ore prima aveva ricevuto l’Eucaristia e recitato il Rosario con sua moglie Grazia (anche lei focolarina). Racconta lui stesso: “A sette anni ero in col­legio, a 12 iniziavo a lavorare come cuoco e a 14 ero già sulle navi. Mi piaceva girare… A 18 anni avevo visto buona parte del mondo e guadagnavo tanto… Non ero contento, ma una certezza in me non è mai crollata: una società diversa è possibile. Mi sentivo forte di queste convinzioni che nascevano e si con­fermavano in un rapporto sempre vivo con Gesù e Maria nella preghiera”. Durante il servizio militare, attraverso alcu­ni giovani, incontra l’Ideale che cambia la sua vita.

Poi, riprendendo il lavoro negli alberghi, conosce Grazia e insieme decidono di fonda­re la loro famiglia e la loro vita sulle parole di Gesù: “Cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù” (Mt 6,33).

Nel frattempo a Mondovi (Cuneo) dove abi­tavano sentono un’esigenza profonda di donarsi a Dio come famiglia. Nel 1977, scartando altre offerte di lavoro molto van­taggiose, si trasferiscono nella Cittadella di Loppiano dove c’era bisogno di una persona fissa che lavorasse in cucina.

In questi 31 anni trascorsi nella Cittadella, durante i quali la famiglia si è arricchita di sette figli e due nipoti, Valentino, con tutti e particolarmente con le tante famiglie pas­sate alla Scuola Loreto, è in continua dona­zione che trova le sue radici nel rapporto personale e profondo con me. In questi ultimi anni, soprattutto dopo l’acuirsi di varie malattie, di cui soffriva da tempo, forte è stato il lavoro di Dio netta sua anima e nel suo fisico.

Valentino ha vissuto con semplicità e totale abbandono alla volontà di Dio questo perio­do di travaglio, offrendo tutto. “La mia consacrazione – affermava – trova la sua pienezza solo in Gesù Abbandonato… Tutto ciò che di negativo mi trovo a vivere è Lui e voglio amarLo pie­namente, come unico tutto della vita…”.

Tante volte, per le poche forze gli era diffici­le anche pregare, ma continuava ad offrire con riconoscenza “per Chiara, per Loppiano, Maria che ci ha accolti… “Ultimamente la crescente debolezza non gli  impediva di interessarsi fin nei particolari dei figli, di sorridere a ciascuno, di baciare con affetto i nipotini, guardandoli in quegli occhi che, diceva, gli facevano “vedere il Paradiso”. E al Paradiso Dio l’ha chiamato, facendolo passare serenamente dalla Mariapoli terre­stre di Loppiano a quella celeste».

Ripeteva spesso Valentino:

“La vita è un esercizio per arrivare al banchetto del Ciclo». E aggiungeva: «Gesù ha comincia­to la vita pubblica ad un pranzo di nozze a Cana, ha partecipato a tanti banchetti… fino all’ultima Cena e ci ha promesso un banchetto finale dove, certamente, i cuo­chi avranno il loro posto.”

E poi, con il suo slancio semplice aggiungeva, parlando con i suoi:

“Io partirò per primo, per “pre­pararvi il banchetto lassù.”

Valentino: la grinta tipica dei grandi chef e la generosità di chi ha faticato in prima persona ed è felice di donare a piene mani. Lo faceva innanzitutto nel suo lavoro di cuoco, che aveva cominciato già da ragaz­zo, come si legge nel messaggio di Chiara.

Significativi alcuni passi della sua vita che ne mettono in luce la grande generosità. Appena conosciuto l’Ideale – durante il servizio militare -, ecco una sua prima esperienza:

“Eravamo alla fine dell’attività. Tutti vanno via per il pranzo e rimangono due reclute a fare le pulizie. Vado via anch’io, ma sento che era una possibilità per amare. Tornare indietro, essendo io il responsabile del reparto, voleva dire per­dere la faccia… Torno indietro. All’inizio non mancano le derisioni… Dopo una quindicina di giorni ci ritroviamo tutti insieme a fare le pulizie…”

Alcuni anni più tardi la decisione di trasfe­rirsi a Loppiano:

“Quando nacque la seconda bambina sentimmo l’esigenza profonda di donarci a Dio come famiglia. Cominciammo a chiederGli che ci facesse capire Lui. Durante una visita a Loppiano ci dissero che c’era bisogno di una persona fissa per il lavoro in cucina, ma che non c’era nessuna casa disponibile.

Tornati a Mondovì ci furono offerte, nel giro di una settimana, alcune occasioni che da tempo desideravamo: lavori ben retribuiti in grandi alberghi, insegnamento di ruolo in una scuola alberghiera, una bella casa grande… Arriva una telefonata da Loppiano: si era reso disponibile un mini­appartamento! Sentimmo che Dio ci dava la possibilità di scegliere se lasciare la car­riera, la posizione, la casa, i familiari, gli amici… proprio come dice il Vangelo. Siamo partiti subito!.”

“Nel mio servizio in cucina il fine non è il piatto fatto bene, ma le persone con cui lavoro e quelle che riceveranno il frutto del nostro impegno. Se non c’è stato amore fra noi non ci sentiamo contenti. Se guardo il lavoro e la famiglia, gli amici, le altre famiglie… cos’è che ci lega? È il filo dell’amore di Dio. Se io cerco Lui in tutti, tutto è legato, altrimenti no. E così la vita è bella. Io non lavoro per la carriera, per essere un bravo marito e un bravo papa, ma per Dio.”

Ai famigliari ultimamente diceva:

“Avrei voluto darvi una casa… Non sono riuscito, ma ricordatevi che la ricchezza più grande che ho potuto darvi è l’Ideale. Lì è la vera ricchezza.”