Quel giramondo di padre Egidio

29 Dic 2021 | Vita

Da due mesi è arrivato nella cittadella il francescano conventuale p. Egidio Canil. Portandosi dietro un’esperienza originale di viaggi con una missione speciale. Il suo impegno nella collaborazione tra famiglie carismatiche e nel dialogo monastico sia ecumenico, che interreligioso.

 

Nel tipico dinamismo di arrivi e partenze nella cittadella, lui vanta un solidissimo punto fermo. Lui ha nome padre Egidio Canil, francescano conventuale, e conosce bene il suo tempo di permanenza a Loppiano, ovvero fino al 31 agosto 2025. Volto sorridente, carattere aperto e gioviale, mente vivace, è arrivato a Loppiano il 18 ottobre scorso.

Abita alla “Claritas”, il centro internazionale di spiritualità per religiosi. Due compiti motivano la sua venuta. «Essere corresponsabile dell’esperienza della “Claritas” assieme a p. Theo Jansen e lavorare, anche a distanza, nella Segreteria internazionale del Movimento “Carismi per l’unità”, con religiosi, religiose, consacrate e laici (famiglie comprese), legati ai carismi di vari istituti religiosi maschili e femminili». Questo cammino, iniziato nel 2019, è nato dalla collaborazione tra il Movimento dei religiosi e il Movimento delle consacrate presenti nei Focolari e ha lo scopo di promuovere lo spirito di comunione con iniziative di vario tipo.

Claritas 2021-22

P. Egidio viene da Padova, dalla Basilica del Santo, dove ha svolto dal 2017 un compito davvero speciale, quello di portare in giro per il mondo le reliquie di Sant’Antonio. Nel 1220 il portoghese Antonio, agostiniano, diventa francescano e il 29 maggio 1221 incontra Francesco ad Assisi. «Diverrà un grande predicatore». Si entusiasma, p. Egidio, nel parlare di Antonio di Padova, perché l’amicizia tra loro risale al 1993, quando fu incaricato dal suo Ordine di rispondere alle numerose richieste provenienti dai cinque continenti di avere in visita le reliquie del santo.

Avrebbe continuato a viaggiare se non fosse stato chiamato nel 1996 ad Assisi per collaborare alla preparazione del Grande Giubileo del 2000. E proprio in quell’anno, fece ancora un viaggio con Sant’Antonio, che lo portò in Argentina. A Buenos Aires incontrò l’allora arcivescovo Jorge Bergoglio, che gli fece tenere l’omelia alla Messa da lui presieduta. Nei 21 anni di Assisi, è stato poi superiore del santuario di Rivotorto (alla porte di Assisi), luogo dove Francesco e i primi compagni iniziarono la fraternità. È seguito l’incarico di responsabile del “Frasciscanum”, studentato internazionale di teologia dei conventuali ad Assisi, e poi vicario del Sacro Convento.

Veneto di origine, entra giovane in seminario. Nel 1963, durante il liceo conosce qualcosa dei Focolari.  Importante nel 1972 l’incontro con Palmira Frizzera, una delle prime compagne di Chiara Lubich, che accettò l’invito a cena con i seminaristi a Padova. Un viaggio in agosto (1972) a Loppiano gli fece conoscere e apprezzare la cittadella e si fece più intenso il cammino con il carisma dell’unità, tanto che nel 1974 partecipa a Montericco (Padova) alla prima scuola dei religiosi aderenti al Movimento.

Con che animo sarà arrivato nella cittadella p. Egidio? «Con animo felice per due motivi. Sono qui con il pieno consenso dei superiori e poi si realizza finalmente il sogno di vivere a Loppiano». E svela: «Nel 1996 avevo chiesto ai superiori di trascorrere tre mesi nella cittadella, ma me ne fu concesso solo uno».

A 75 anni, la venuta a Loppiano può considerarsi un tempo di quiete? «Loppiano non è la pensione. Con i viaggi che ho fatto, ho il mondo nell’anima. La cittadella ti offre occasioni di incontri con persone delle varie aree geografiche. Alla Claritas, poi, mi trovo il mondo in casa, perché vivo con religiosi di diversi ordini provenienti da tre continenti. Inoltre, continuo a portare avanti il dialogo monastico sia ecumenico, che interreligioso. Dal 2016, infine, rappresento il mio superiore generale nel cammino di “Insieme per l’Europa”» (avviato nel 1999 tra comunità e Chiese cristiane per un continente animato dalla fraternità, più unito, più consapevole delle proprie responsabilità e più aperto al mondo). Confida, mentre gli occhi brillano: «Come posso star fermo. Chiara mi ha dato un nome nuovo (Francesco) e mi ha indicato una Parola del Vangelo per la mia vita: “Che tutti siano uno”».

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